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10 Febbraio

Essere artisti significa sentire il bisogno autentico di trasmettere un messaggio.

E in un momento storico di conformismo e di appiattimento di buona parte del mondo della musica e dell’arte in generale, sapere che esistono ancora artisti come Simone Cristicchi è quantomeno confortante.

Uno che non si è mai celato dietro il politicamente corretto e la prostituzione intellettuale di molti colleghi, uno per il quale il Messaggio vale molto più del numero di follower.

In questi anni ha viaggiato in tutta Italia portando in scena a teatro il ricordo del massacro delle foibe, per raccontare una pagina della storia colpevolmente e ideologicamente silenziata, censurata, dimenticata. E per questo motivo, per il solo fatto di aver voluto ricordare un passato che ha macchiato il nostro paese, è stato anche spesso criticato e accusato di fascismo da chi ancora oggi preferisce ridimensionare e giustificare.

“C’è chi minimizza, chi giustifica orrori, chi tinge un dolore con un colore politico, chi dimentica, e chi semplicemente non conosce. Un pensiero a tutti quelli che hanno sofferto sulla loro pelle la tragedia di una pagina strappata dai libri di Storia.”

Mario Percudani

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