Aprite quella dannata porta
In questi giorni moscoviti non faccio altro che pensare al film di Saverio Costanzo “In memoria di me”.
Continuano a tornarmi alla mente tutte quelle atmosfere della vita in seminario che il regista è riuscito a tradurre magnificamente in immagini; in particolare il senso di claustrofobia determinato dalle ferree regole del noviziato. In pratica si tratta della stessa sensazione che ho provato fino a pochi giorni fa in Italia.
Per tutta la durata del film si ha la sensazione che il protagonista si sia cacciato in trappola. In sala, per quanto mi sforzassi, non riuscivo ad intravedere per lui una possibilità di uscita.
Fino a quando non decide di compiere un gesto tanto semplice quanto rivoluzionario: aprire la porta dalla quale era entrato ed andar via senza voltarsi indietro. La fine dell’incubo era stata sempre lì, dinanzi ai suoi occhi, a portata di mano.
Ecco, uscire dall’Italia ed arrivare in Russia mi ha restituito la medesima sensazione di stupore che ebbi all’epoca nel capire, quanto alla fine fosse facile fuggire da quella gabbia mentale apparentemente ermetica. Bastava aprire la porta ed uscire.
Vi garantisco che visto da qui, il teatro dell’assurdo che si sta svolgendo sotto i vostri occhi è semplicemente grottesco, privo di senso. Aprite quella dannata porta ed uscite.
Quelle regole sono un castello di carta che si regge sulla vostra accettazione.
Nel momento stesso in cui le rifiuterete, cesseranno di esistere.
Illustrazione di copertina di Davide Bonazzi