Società

Armi silenziose per guerre tranquille [1]

Armi silenziose per guerre tranquille era un documento datato maggio 1979, scoperto (o fatto ritrovare) sette anni dopo in una fotocopiatrice IBM usata. Si trattava di un manuale di addestramento ad uso di qualcuno destinato a piegare le masse alla volontà di pochi, manipolando percezioni e pensieri, facendo credere alle persone di ragionare e scegliere liberamente.

Autentico o meno, i suoi contenuti sconcertano per verità e attualità. Le strategie illustrate sono veri e propri proiettili di una guerra di lungo periodo condotta da gruppi oligarchici di potere contro il resto dell’umanità. Il documento dice apertamente che la stragrande maggioranza non capirà e neppure intuirà l’esistenza di tali armi psicosociali, utensili di un’operazione di ingegneria sociale globale della quale il Grande Reset e la pandemia sono le tappe più recenti.

Poiché il dispiegamento delle armi silenziose è graduale, la popolazione si adegua accettando le conseguenze sino al passo successivo, in una ragnatela che immobilizza progressivamente. Le armi silenziose sono biologiche nel senso che colpiscono la vitalità, il libero arbitrio, la libertà. Il documento parla di distrazione di massa, in particolare della necessità di deviare l’attenzione del pubblico generando conflittualità su questioni divisive senza reale importanza.

La televisione è uno strumento primario; poi viene l’istruzione, organizzata per mantenere le generazioni nell’ignoranza sulle questioni più rilevanti; la comunicazione; gli apparati tecnologici (app, chat, nuovi media, pornografia a disposizione senza alcun filtro o censura) che indeboliscono le relazioni umane, creando una folla solitaria, incapace di reazione.

Ogni singolo elemento della manipolazione “tranquilla”, spiegavano gli autori, deve essere controllato da apparecchi informatici capaci di raccogliere, processare, incrociare dati il cui obiettivo è conoscere, prevedere e dunque determinare le propensioni, la vita di ciascuno. Un filone letterario si è impegnato a rivelare il pericolo, mettere in guardia dalla manipolazione in atto. Nel tempo, sono scaturite opere di grande suggestione che tuttavia non hanno convinto i lettori. Letteratura distopica, l’utopia alla rovescia, fantasia che mai diventerà realtà: questo pensa la maggioranza.

È la grande capacità di un potere formidabile: far credere di non esistere, che le decisioni, le idee, i valori dominanti scaturiscano – come per magia – dalla volontà dei popoli, anziché da una costante opera di costruzione di un’umanità manipolabile, fluida, plastilina nelle mani di artefici sempre meno nascosti. Charles Baudelaire sosteneva che il maggiore successo di Satana è avere convinto l’umanità della sua inesistenza. Ugualmente, gran parte di noi non si avvede di essere una marionetta manovrata da fili virtuali, ma robustissimi. Gli altri, i ribelli, sono guardati con commiserazione: complottisti, paranoici, squilibrati.

Il bello – o il brutto – è che tutto, o quasi, avviene sotto i nostri occhi, addestrati a non vedere. Perciò tentiamo, con uno sforzo disperato, di mantenere aperti gli occhi e vigile il pensiero critico, in una fase storica che Martin Heidegger chiamò notte del mondo. Sentinelle di una riscossa che non vedremo – ma che arriverà – non rinunciamo a esprimerci, a dire la verità. La fase è quella della presa di coscienza, dello studio del nemico, del disvelamento delle sue tecniche e dei suoi inganni, della riflessione individuale. Il ribelle non è un bastian contrario, ma qualcuno animato da un preciso sistema di principi che ha individuato nel proprio foro interiore l’amico e il nemico, e a partire da ciò inizia il cammino. Il domani apparterrà a noi solo se sapremo batterci, se, come esortava un inno politico, “comincia l’uomo a lottar”.

Martin Heidegger (1889-1976), filosofo tedesco, considerato il maggior esponente dell’esistenzialismo ontologico e fenomenologico

Assai significativa, al riguardo, è l’analisi dell’opera di alcuni grandi del passato, remoto e recente, da Platone, primo teorico della Repubblica degli ottimati – i “migliori” – sino a giganti della letteratura come Fjodor Dostoevskij. Poi, su un livello assai diverso, Vance Packard, studioso della persuasione occulta e Aldous Huxley, personalità assai sfaccettata, a cavallo tra letteratura, scienza sociale e oligarchia, scrittore inglese rampollo di una delle più potenti famiglie del Regno Unito, egli stesso membro di circoli riservati. 

La sua opera più famosa è Il Mondo Nuovo, del 1932. Il libro anticipa temi come lo sviluppo delle tecnologie della riproduzione umana, l’eugenetica, il controllo mentale, disegnando con apparente cinico distacco una società nella quale l’uomo vive un drammatico limbo esistenziale. Il titolo originale, Brave new world, contiene messaggi esoterici. È una citazione dalla Tempesta di Shakespeare, opera estrema ed ermetica del bardo. Miranda pronuncia la frase: Oh meraviglia! Com’è bello il genere umano! Oh, mirabile mondo nuovo (brave new world).

Il libro è ambientato nell’anno Ford 632. La nuova datazione prende l’avvio dall’“antico” 1908, in cui l’industria Ford iniziò a produrre la vettura modello T, realizzata in serie con il metodo della catena di montaggio. Nel romanzo, nasce l’uomo di serie, il prodotto dell’officina di un potere immenso e planetario. Nel mirabile Mondo Nuovo il passato è rimosso: la popolazione sa soltanto che era un’epoca di terribile barbarie. Unicamente i “Governatori” conoscono la verità. Simbolo del Mondo Nuovo è la lettera T, che ha sostituito la croce del cristianesimo. La produzione di serie è applicata alla riproduzione umana, svincolata dal sesso: gli embrioni vengono realizzati e sviluppati in fabbriche secondo quote stabilite dai Governatori.

Non esistono più vincoli familiari. Le pulsioni sessuali sono incoraggiate sin dalla più tenera età in condizioni di totale promiscuità, per evitare lo sviluppo di emozioni e sentimenti di attaccamento. L’amore è bandito. “Ognuno appartiene a tutti gli altri”, è il principio base. Le nascite “naturali” sono scoraggiate. Le pratiche di contraccezione vengono insegnate ai bambini nelle scuole e non ci sono più cognomi, simbolo di appartenenza e continuità. Ognuno può scegliere il nome preferito. Gli esseri umani sono divisi in caste attraverso il dosaggio prenatale dell’ossigeno, in maniera da influenzare lo sviluppo fisico e intellettivo. Le caste inferiori sono formate da gemelli identici, ottenuti per frammentazione degli embrioni.

Fin dall’infanzia è pratica corrente la ripetizione ipnotica di slogan a scopo di condizionamento, termine che sostituisce l’antica “educazione”. Il fine perseguito è che ciascuno ami il destino assegnato al concepimento (industriale). Per sconfiggere l’infelicità, a tutti viene somministrato un farmaco, il Soma, droga euforizzante e antidepressiva che garantisce il completo controllo della popolazione. Nella tradizione indiana post vedica, Soma è il nome di una divinità “medicinale”, derivato dall’omonima pianta da cui si estraeva un succo inebriante offerto agli dèi. Ne parlano studiosi della Tradizione come Evola e Guénon.

La post-umanità del Mondo Nuovo ottenuta con tecniche artificiali è libera da preoccupazioni, tecnologicamente avanzata, non conosce povertà e guerra, apparentemente felice grazie alla dipendenza dal Soma. Tuttavia, non esistono più la famiglia, l’amore, la diversità, l’arte, la religione, la letteratura, la filosofia e la scienza. L’eccellente Mondo Nuovo è percepito come l’unico mondo possibile. Gli abitanti sanno che in passato gli esseri umani erano vivipari, che esistevano nascite naturali e genitori, ma i concetti relativi sono tabù. Le parole padre e madre sono diventati insulti. La mentalità generale è gregaria e conformista; è normale una vita sessuale totalmente promiscua fin da piccoli, allontanare i pensieri negativi con il soma (letale se assunto in dosi massicce); essere consumatori compulsivi. È inaccettabile avere momenti di solitudine privata, essere monogami e non assumere il Soma. È vietato esprimere opinioni critiche.

Huxley, membro di circoli d’élite, svelava da insider dell’oligarchia il futuro cui siamo destinati? Impressiona l’analogia profetica con la società di questo folle inizio millennio. Nel Mondo Nuovo vediamo già il politicamente corretto, la dipendenza dalle droghe, il condizionamento e la sorveglianza, la riduzione a gregge, la spersonalizzazione, la cultura della cancellazione, la libertà vista come un pericolo, l’abolizione del pensiero critico, il divieto dell’autonomia, la sessualità ridotta a meccanica ludica, sganciata dalla procreazione, ma anche il suo contrario: la riproduzione artificiale a cui è estraneo il sesso. E poi l’ignoranza programmata, il divieto di conoscere il passato; un mondo a-storico e sostanzialmente a-umano.

Sembra davvero la sorte delle generazioni presenti e future. La specificità di Huxley è che nel 1958, oltre venticinque anni dopo il primo, fortunatissimo romanzo, sembra tornare sui passi, con un’opera molto significativa, purtroppo assai meno conosciuta: Ritorno al Mondo Nuovo. L’autore traccia una sorta di bilancio dell’umanità resettata, riconfigurata, riformattata, tra fantasia e realtà, alla luce del lungo, decisivo quarto di secolo che separa le due opere.  La realtà – suggerisce Huxley – sta rapidamente inverando la finzione letteraria. Ritorno al mondo nuovo è un testo intriso di pessimismo, pervaso dall’urgenza, quasi dal senso di colpa per la deriva totalitaria riconosciuta dall’osservatorio privilegiato di appartenente, per tradizione familiare, all’oligarchia anglosassone.

Una considerazione compendia l’intera riflessione: “ahimè, ci siamo scordati la sorte del tacchino. Date all’uomo pane abbondante e regolare tre volte al giorno, e in moltissimi casi egli sarà contentissimo di vivere di pane solo, o almeno di solo panem e circenses”. I temi della guerra silenziosa dei Governatori contro il resto del mondo sono sconvolgenti: sovrappopolazione, medicalizzazione della vita, accentramento del potere; aumento della complessità sociale in relazione all’avanzata tecnologica; impersonalità e burocratizzazione; propaganda e tecniche di marketing applicate all’intera vita; dipendenza da droghe sintetiche come strumento di controllo collettivo; persuasione subliminale; condotte compulsive; manipolazione psicologica sino all’uso di forme ipnotiche di condizionamento. Un tutto che diventa disumanizzazione, esistenza non più degna di essere vissuta.

Brave new world, NBCUniversal Television Distribution, 2020

Il Soma del Mondo Nuovo assomiglia al vaccino anti pandemico: non terapia, ma stramba religione del corpo officiata dall’Anticristo mondialista. Di qui la caccia agli eretici, che sta raggiungendo toni parossistici. A proposito della droga di Stato, così scriveva Huxley: “questo genere di tossicomania non era un vizio personale, ma un’istituzione politica, l’essenza stessa della Vita, della Libertà e della Ricerca della Felicità garantite dalla Dichiarazione dei Diritti. Ma quel privilegio inalienabile dei sudditi, prezioso tra tutti, era allo stesso tempo uno degli strumenti più potenti nell’arsenale del dittatore. L’intossicazione sistematica, per il bene dello Stato (e, incidentalmente, per il piacere personale) era un elemento essenziale del piano degli Amministratori Mondiali”. Rifletta ciascuno se le droghe e le dipendenze – psicologiche o fisiche – da cui siamo circondati non siano la stessa cosa.

“Karl Marx dichiarava che la religione era l’oppio dei popoli, ma nel Mondo Nuovo la situazione era capovolta: l’oppio, il Soma, era la religione del popolo. Come la religione, aveva il potere di consolare e di compensare, faceva nascere visioni di un altro mondo, più bello, dava la speranza, sosteneva la fede e incoraggiava la carità”. Quanto oppio è sparso coscientemente nel triste Mondo Reale, e quanta menzogna. Per Guy Debord, il vero, nella società-spettacolo, non è che un momento del falso.

Nella contro religione contemporanea, tutto è controllato attraverso il possesso degli animi, agevolato dal computer, dallo smartphone, dalle telecamere onnipresenti. Tutto è sotto controllo e la stessa democrazia – totem massimo del liberal progressismo – è un lusso che non ci possiamo permettere.  Huxley è categorico. “Delle forze impersonali incontrollabili sembrano spingere tutti nella direzione dell’incubo che ho anticipato e quell’impulso disumanizzato è scientemente accelerato dai rappresentanti di organizzazioni commerciali e politiche che hanno messo a punto tecniche nuove per manipolare, nell’interesse di qualche minoranza, i pensieri e i sentimenti delle masse”.

L’operazione – epidemia, l’Arcipelago Virus in cui ci hanno precipitato, crea un’emergenza infinita, “uno stato di crisi continua [che] giustifica il controllo continuo di tutto e di tutti da parte degli agenti dei Governatori”. La parola governance, imposta in luogo di governo, si carica di significati sinistri. Il Dominio concentra tutto nelle sue mani e dietro la maschera del Mercato – demiurgo e misura di tutte le cose – avanza il monopolio. Delle cose, della proprietà, dell’influenza: si allarga il fossato tra una minoranza straricca, onnipotente e tutti gli altri. È il Mondo Nuovo: “I Piccoli sono gravemente svantaggiati: i Grandi li hanno divorati. Via via che i Piccoli spariscono, la potenza economica si concentra in mani sempre meno numerose. In una dittatura, i Grandi Affari, resi possibili dai progressi tecnici costanti e dalla rovina dei Piccoli Affari, sono sotto il controllo dello Stato, cioè di un gruppo poco numeroso di capi politici e di soldati e poliziotti esecutori dei loro ordini”.

Il Mondo Nuovo di Huxley è la fotografia del liberismo oligarchico, con l’unica variante che nel presente esso ha assunto direttamente il potere. I Governatori sono i signori del denaro e della tecnologia, padroni di tutto. Lo Stato – quel che ne resta – sopravvive in qualità di apparato repressivo e capro espiatorio di improbabili ribellioni.

La folla non lo comprende e forse non ci arriverà mai: si limita a guardare la televisione e denunciare gli eretici, i non conformi, i renitenti al consenso, oggi i resistenti alla magica punturina che conferisce il magico lasciapassare verde. Huxley, bene informato delle intenzioni delle élites, scopre con raccapriccio che la distopia si sta realizzando a passi fulminei. La società integralmente organizzata, il sistema delle caste, l’abolizione del libero arbitrio mediante il condizionamento programmato, la servitù resa tollerabile da dosi regolari di felicità chimica, i dogmi ortodossi conficcati nei cervelli perfino durante il sonno, non sono un fantasma futuribile, ma pane quotidiano.

Le profezie del Mondo Nuovo si realizzano ben prima di quanto immaginasse il loro autore. Vincono le armi silenziose della guerra “tranquilla” contro la stragrande maggioranza dell’umanità. Il desiderio di libertà è in declino, l’uomo un prodotto industriale di serie. La diagnosi sgomenta, la prognosi è severa. Solo un’analisi asciutta, razionale, può fornire munizioni per la controffensiva.

Parte 1 di 3

Roberto Pecchioli

Seconda Parte

Idee&Azione / Illustrazione di copertina: Sebastien Thibault

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