
Attenti a quei due
Avremmo voluto titolare questo post Narciso & Boccadoro, ma poi, malgrado l’intento scherzoso, ci saremmo sentiti troppo in colpa con Hermann Hesse, accostando il suo romanzo alla premiata ditta Lorenzo Tosa e Andrea Scanzi e rischiando così di violare il noto invito dantesco a rimanere in chiesa coi santi e in taverna coi ghiottoni.
Il primo, Lorenzo Tosa, se dovessimo rappresentarlo con analogia musicale, ricorreremmo all’”Aria sulla quarta corda” di Bach, ma intendiamoci: non quella veramente di quel genio assoluto della musica che fu Johann Sebastian, ma quella che è entrata nelle nostre teste impacchettata con Quark di Piero Angela. Ma è la stessa musica! direte voi. No, sono musiche diverse nella misura in cui sono diversamente archiviate e indicizzate nella nostra mente; senza contare il fatto che per moltissime persone l’aria in questione è unicamente la sigla di Quark, tanto quanto per moltissimi il pucciniano “Nessun dorma” è solo e soltanto il “Vincerò” di sottofondo all’urlo di Tardelli nella finale dei mondiali di calcio del 1982 (i più vecchiotti ricorderanno invece la Romanza n. 2 in fa maggiore per violino e orchestra di Beethoven come indissolubilmente e pavlovianamente legata al brandy Vecchia Romagna Etichetta Nera…).
Torniamo al nostro Tosa. La musica di Quark, calma e spirituale, gli si addice per l’amore assoluto che manifesta nei propri post verso uno stile predicatorio ed edificante che procede “per exempla”: che siano personaggi positivi presentati in modo agiografico o fatti terribili dipinti in modo succinto e senza fronzoli, il Tosa punta sempre a un insegnamento morale; insegnamento tramite esempi paradigmatici talmente letteralista e univoco che non si può non aderirvi e non essere d’accordo, pena l’immediata inclusione nell’elenco dei cattivi da presentare alla maestra appena rientra in classe.
Lo stile di Tosa è dunque eminentemente paleo-cristiano, da ordine mendicante, e punta senza indugi alla salvezza dell’anima del lettore. Per chi non si adegua è subito pronto un solenne auto da fé.
Andrea Scanzi, invece, si colloca a un opposto pretenziosamente sulfureo e luciferino, sebbene della geniale grandezza del diavolo che tormentava Adrian Leverkühn non abbia in effetti proprio nulla. Per mantenere un’analogia musicale siamo costretti a uscire dalla musica in senso stretto, e vorremmo paragonare il suo stile al piacevole rumore di un ingorgo in tangenziale.
Si, Scanzi è rumoroso, e come talvolta dal fastidioso brusio della movida del tempo che fu si poteva all’improvviso sentire distintamente un insulto o un’imprecazione, così nel materiale prodotto dall’infaticabile giornalista musicale si capisce poco se non distintamente gli insulti e gli sprezzanti nomignoli che usa alla maniera di Travaglio per attaccare chi non la pensa come lui.
Se Tosa ha uno stile ecclesiastico ed evangelizzatore, Scanzi si ispira francamente ai tribuni della plebe. Ciononostante Lorenzo e Andrea sono soltanto due facce della stessa medaglia, una medaglia però che di facce ne ha mille in realtà, includendo pure scienziati e virologi, giornalisti e politici, cantanti e comici. E’ la triste medaglia dell’influencer.
Mai parola è stata più adatta. Influencer come influenza, e dunque dal latino influĕre, “scorrere dentro”. Termine usato per le epidemie a partire dalla credenza di un influsso dell’atmosfera o degli astri nel diffondersi del contagio, cosa di cui era ad esempio convinto lo straordinario Don Ferrante manzoniano. Influencer quindi come diffusori, anzi superdiffusori, di contagio e di propagazione epidemica di un virus perniciosissimo: frammenti di informazione accuratamente de-culturalizzata e de-mentalizzata, pronti per l’uso senza bisogno di alcuna cottura, come la carne in scatola. Che fosse questo il vero messaggio delle celebri scatolette di Piero Manzoni?
In copertina: “Merda d’artista”, opera dell’artista italiano Piero Manzoni

