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Bambini condannati a un futuro da malati

C’è un vaccino molto precedente  a quello del vaiolo, somministrato da secoli e che continua a ottenere i risultati sperati grazie anche ai suoi innumerevoli desiderati effetti collaterali.

Si tratta di quello che ci rende immuni a quella ricerca della verità, che potrebbe essere una malattia genetica, contrastata dal potere che trova sempre nuovi “preparati” per renderci insensibili alla menzogna, tolleranti dell’artificio, soggiogati dal nascondimento, per conformismo, ricatto, paura o interesse. Tanto che anche quando l’intrigo è scoperto, la bugia è lampante, il suo movente esplicito, la nostra reazione istintiva è la rinuncia apatica a ogni reazione di protesta e ribellione, quando non addirittura l’avversione nei confronti di chi vorrebbe svegliarci dalla narcosi pubblica.

Lo sanno bene quelli che ci somministrano ogni giorno le loro pozioni dalle colonne degli autorevoli giornali, che, ma non basta, sono sempre meno letti, ma funzionano da supporto per la narrazione invasiva e intimidatorie delle autorità. Ieri su Repubblica un professore della Bocconi, Guido Alfani che nella scheda biografica, con tanto di  foto rievocativa delle atmosfere di Caspar David Friederich col pensatore sullo sfondo della montagne innevate, enumera i suoi campi di interesse poliedrici in storia economica e demografia, “con particolare attenzione alle dinamiche di lungo e lunghissimo periodo, alla disuguaglianza economica e alla storia di epidemie e pandemie“, insomma uno specialista come ormai pare debbano essere gli influencer al servizio del dio mercato, ci ha comunicato che la sola arma che possediamo contro il Covid è il vaccino.

Per confermare da tecnico della materia la sua convinzione che l’introduzione della vaccinazione di massa sia “una delle maggiori vittorie della medicina e della sanità moderne”, e per convincere alla necessaria redenzione quel 17 % di connazionali riottosi, che pare siano tutti volontari della marginalità ignorante, ottusa e, ammettiamolo, populista, ricorda come quella scoperta sia stata sviluppata dal medico inglese Edward Jenner alla fine del Settecento, per contrastare “il vaiolo – una malattia terribile che in Europa causava centinaia di migliaia di morti ogni anno, soprattutto bambini, e poteva determinare cecità e deturpazione nei superstiti”.

Anche allora, ammonisce Alfani, la sua determinazione salvifica incontrò molte resistenze e non mancarono i detrattori che dubitarono dell’efficacia, poiché i rischi non erano ancora sufficientemente noti. Le critiche non erano del tutto infondate, ammette, “si trattava di tecniche ancora rudimentali”, ma in quel momento storico, di fronte al pieno sostegno delle istituzioni (comprese quelle religiose) alla vaccinazione, vennero poste in secondo piano. E, ricorda, “anche per impulso delle autorità napoleoniche, in molte parti dell’Europa si diede avvio alle prime campagne di vaccinazione di massa. La medicina e le istituzioni sanitarie italiane risultarono subito all’avanguardia, grazie anche all’intraprendenza e allo spirito di servizio del personale medico”.

Ora si capisce che a volte il fervore finisca per rasentare il fanatismo, me per magnificare le sorti emancipatrici del Progresso, Alfani poteva ricorrere all’esempio che scuote le coscienze perfino dei più irriducibili no-vax, l’antipolio di Sabin che come si sa possiede un formidabile potere di convinzione anche per via degli anni di sperimentazioni, verifiche, indagini e rilevazioni cliniche e statistiche, ma la cui controindicazione consiste nel rappresentare il simbolo ineguagliato di una ricerca libera dalla pressione mercantile.

Ma così sarebbe venuto meno alla missione di servizio che impone stilemi apocalittici e millenaristi e obbliga al festoso omaggio alla ricerca in forza ai colossi farmaceutici. Meglio, molto meglio il vaiolo, che tra l’altro si presta magistralmente alla causa della vaccinazione indiscriminata e generalizzata dei minori, proprio il giorno nel quale la stampa si felicitava e onorava l’attivismo marziale del Generale che annunciava, come un novello Sacco, il medico cisalpino, fiero delle sue vittorie sul campo, il via libera della somministrazione anche per gli over 16 a partire dal 3 giugno, il giorno dopo la festa della Repubblica e della sua Carta Costituente che, tra gli altri, sancisce il diritto alla salute e il principio di autodeterminazione al trattamento sanitario.

E difatti ecco pronto l’anatema contro gli irresponsabili: mica vorrete essere come nel 1796, quando “molti genitori, soprattutto ma non esclusivamente quelli meno istruiti, erano restii a sottoporre all’inoculazione i propri figli sani, talvolta anche quando un’epidemia era in corso e il rischio di contrarre il vaiolo era notevole”, oggi che invece potete esibire le credenziali di senso civico, di corretta genitorialità insieme all’atto di fede nella Scienza, comodamente certificato tramite app e passaporto vaccinale.

Troppo facile denigrare lo storico sospettando che sia in libro paga di BigPharma, o insinuare che sia in carico alla Regione Lombardia che ha allestito il suo Wikivaccini per esaltare le conquiste della ricerca e delle medicina a beneficio di tutti, a patto che se le meritino e se le possano pagare, direbbe l’assessora, o congetturare che si tratti dei soliti espedienti per suffragare scelte criminali del passato e del presente, quelle della demolizione del sistema di assistenza e cura pubblico, della consegna della ricerca all’industria farmaceutica, della scelta di non predisporre protocolli di cura domiciliare preferendo indirizzare investimenti e risorse verso le soluzioni fatali, del sostegno strutture ospedaliere e di ricovero private in funzione di lazzaretti dove conferire gli inessenziali, improduttivi superflui e infruttuosi.

C’è qualcosa di peggio, è la rivendicazione di un ruolo e una funzione morale che vivono sugli equivoci, di una superiorità etica di chi raccomanda conformità a dei comandi irragionevoli e irriguardosi dell’interesse generale, l’obbedienza ai quali è resa obbligatoria perché permetterebbe il ritorno a una normalità artificiale, quella di un destino di perenne esposti a contagi, malattie, virus, contaminazioni da contrastare con il continuativo ricorso a vaccini e profilassi istantanei e improvvisati secondo necessità stabilite dalla major del settore.

Già questo sarebbe infame, ma si raggiungono le vette del pensiero criminale quando si vogliono persuadere i genitori che fa parte delle responsabilità familiari ipotecare l’identità genetica dei figli, comprometterne la salute grazie all’acquiescenza di una classe medica che viene meno all’imperativo ippocratico “primum non nocere” basilare per ogni medico e che dovrebbe connotare ogni provvedimento di sanità pubblica, specie se concerne ciò che più importante ogni società dovrebbe avere a cuore, le generazioni future.

Dove sia il marcio è facile da capire: la Pfizer ha presentato all’Agenzia europea del farmaco Ema la richiesta di via libera alla somministrazione del vaccino anti-Covid Comirnaty per gli adolescenti dai 12 ai 15 anni d’età; negli Stati Uniti Pfizer e Moderna sperimentano il vaccino anti Covid-19 sui bambini a partire dai 6 mesi di vita; la fucina di frottole parascientifiche costituita da quelle università americane guidano l’informazione di Focus/Mediaset produce ogni giorno allarmi sul potenziale dei bambini che “possono essere infettati e possono trasmettere ad altre persone e possono anche diventare sintomatici”.

E tanto per proseguire sulla strada dell’export umanitario, questo ceto superiore a dispetto dei dati che registrano in Burundi, nel Congo, in Eritrea, in Niger, in Malawi, in Mozambico, in Liberia, in Sierra Leone (statistiche che si trovano sul sito della John Hopkins University, aggiornate quotidianamente) la media di 0 morti per milione di abitanti, si impegna sul fronte del colonialismo vaccinale, vedi mai che non bastassero furti, incursione, trasferimento dei know how corruttivi, e che le popolazioni africane avessero proprio bisogno dei vaccini ben prima che di pace, indipendenza, autonomia di accesso alle proprie risorse.

Che poi anche ai nostri figli dovremmo riconoscere altre priorità: ambiente sano, aria pulita come l’acqua pubblica, istruzione, assistenza, disponibilità di alimenti nutrienti e buoni, socialità, amicizia e solidarietà, attenzioni e cure, affetto e protezione, che questo si è sempre dovuto e si deve alle nuove generazioni.

Anna Lombroso

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