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Bassetti e Burioni: la doppia B dell’orrore

Vedo che la doppia B dell’orrore è tornata prepotentemente alla carica: pare che Bassetti abbia proposto dei cosiddetti “lockdown” mirati contro i non vaccinati, mente Burioni, tanto per cambiare, avrebbe nuovamente invitato a introdurre l’obbligo di vaccinazione per tutti, e ciò a causa della cosiddetta variante Delta. Niente male, davvero niente male: una bella svastica d’oro al petto per l’uno e per l’altro, come premio per il buon lavoro svolto.

Vi dico una cosa, anzi due. La prima di esse risulta da tutto ciò che abbiamo visto assieme analizzando i dati inglesi, ovvero: la variante Delta potrebbe essere la cosa migliore che sia capitata al virus da quando esso ha iniziato a infestare il globo, poiché dimostra e di scatenare sintomi minori, e di avere nel complesso una letalità fortunatamente molto bassa. Chiaramente va fatta una eccezione per quei rari casi che mettono in pericolo di vita anche soggetti sani, e per detti casi – ahinoi – non si è voluto capire il perché di queste reazioni così sproporzionate rispetto alla maggioranza di asintomatici. Questo è un punto chiave su cui la cosiddetta “scienza” – non si comprende perché – non ha voluto fare luce.

Nel complesso, comunque, la variante Delta ha diminuito la pericolosità del virus: questo è ciò che tutti gli studiosi intellettualmente onesti hanno rilevato. Alcune personalità di buon senso, anche tra le istituzioni, lo hanno anch’esse riconosciuto, e perfino lo stesso Bassetti, in uno dei suoi rari intervalli di lucidità tra un delirio nazistoide e l’altro, ha affermato che non ha alcun senso terrorizzare la gente a causa – per l’appunto – della variante Delta. Dunque non si comprende perché si faccia comunque terrorismo. Mi sono posto la domanda e mi sono dato una risposta, la più ragionevole che mi sia venuta in mente: non essendoci nulla di scientifico in tutto questo, occorre concludere che questi soggetti stiano giocando con le paure delle persone secondo gli ordini che ricevono, nulla di più di così. Se essi si lasciano scappare qualche cosa di sensato e di più equilibrato, ecco che subito dopo – puntuali come orologi svizzeri – alzano nuovamente il tiro perché noi tutti si dimentichi in fretta le dichiarazioni rese precedentemente. Non son mica scienziati veri, questi. Non sono neanche uomini, sono a uno stadio inferiore; sono, insomma, dei perfetti politici.

La seconda cosa che volevo dirvi: nelle ultime ore mi è capitato di ascoltare una vecchia intervista di una TV francese a Luc Montagnier. Risale a più di un anno fa, se non vado errato. Ebbene, egli asseriva di aver analizzato il coronavirus e di avervi trovato, nelle sue sequenze, una piccola parte geneticamente modificata, come tratto portatore di HIV. Sulla base di questa sua scoperta, il Premio Nobel concludeva che il virus non potesse essere altro che un risultato artificiale, frutto di un lavoro da laboratorio. Sappiamo tutti com’è andata l’anno scorso: Luc Montagnier è stato considerato alla stregua di un matto o di un rincoglionito mentre si è ripetuto più e più volte, a pieni canali, che il virus fosse del tutto naturale. Venuto “dal mercato del pesce di Wuhan”; certo, certo: lo dicevano giornalisti che a Wuhan non ci sono mai stati né hanno mai studiato questo virus, dunque dovevamo senz’altro fidarci di loro. Peccato che essi, da qualche settimana, abbiano mutato atteggiamento: adesso si sostiene che il virus sia fuoriuscito da un laboratorio, che ci siano delle prove, che alcune cose sian state fatte sparire eccetera eccetera. Non si è ancora capito fin dove ci si vuole spingere né dove si vuole andare a parere, e dico questo perché è chiaro che tra le istituzioni e i servizi segreti degli Stati più influenti al mondo la verità è già bella che nota: quale che essa sia, è davvero irrealistico, è irragionevole credere che il mondo stia andando avanti con i se e con i forse. Insomma: qualcuno sa tutto, mentre le grandi masse non sanno niente (e così si è sintetizzata in una frase la storia della civiltà umana dall’alba dei tempi fino a oggi).

Noi sappiamo ben poco, ma sulla base di quanto detto da Montagnier possiamo fare delle ipotesi circostanziate. Possiamo, cioè, ricavare delle ragioni per essere cautamente ottimisti. Egli, in quella intervista, disse questo: che con il sorgere delle varianti la piccola sequenza di HIV all’interno del coronavirus si era dimostrata quella che mutava di più e si riduceva di più, con una velocità assai maggiore che le altre sequenze. Ora, è forse questo il delirio di un matto? Io ci penserei due volte prima di dire che quell’uomo non sapesse quel che diceva; ma la cosa veramente interessante è questa: quanto noi abbiamo analizzato con la variante Delta, a un anno di distanza dalle dichiarazioni del Nobel, va giusto in direzione di quel che Montagnier aveva detto. In buona sostanza, ciò che anche i non esperti di biologia hanno sempre saputo: un virus tende a depotenziarsi nel tempo per sopravvivere più facilmente tra gli ospiti, per cui diverrebbe più contagioso ma meno letale. Sta accadendo lo stesso col coronavirus? La speranza è questa, è proprio l’idea che ciò che rendesse questo particolare coronavirus più pericoloso degli altri (una sequenza di HIV artificialmente inserita nella sua sequenza) stia pian piano scomparendo, rendendo il SARS-CoV-2 meno preoccupante di quel che è stato, almeno all’inizio. In tal caso il sorgere delle varianti dovrebbe essere considerato di per sé stesso un fatto altamente positivo per tutti, salvo che per le case farmaceutiche che producono i cosiddetti vaccini anti-covid.

Sono solo ragionamenti ipotetici, ma mi faceva piacere parlarvene, soprattutto per quanti non sapessero nulla di questa vecchia intervista di Montagnier.

D’altronde, anche nell’impossibilità di dire cose certe, io farei comunque carte false per avere in Rai un Luc Montagnier come ospite fisso, e per averlo sarei pronto a cedere la doppia B dell’orrore portando Burioni e Bassetti in spalla fino al cassonetto dell’immondizia che sta subito sotto le sedi Rai, accanto alla porta d’ingresso o comunque lì vicino. Altro che lockdown per i non vaccinati. Confinamenti, clausura domiciliare e prigionia, e solo per i non vaccinati. Lockdown per i non vaccinati: uno deve fare e deve farsi veramente schifo per arrivare anche solo a pensare una roba del genere. Poveraccio quel Bassetti, mi fa quasi pena, sul serio.

Io vi dico: tra Bassetti e Burioni che sparano cazzate nazistoidi 24h no stop, il generale Figliuolo che delira proponendo di vaccinare gli studenti prima del ritorno in classe e Draghi che farnetica di una pandemia della quale non è dato sapere né se né quando finirà, è bene che ci si dia tutti una svegliata, e che ce la si dia in fretta.

Ah già: pure si è parlato di reintrodurre il “coprifuoco”. Scusatemi, scusatemi tanto: quand’anche ci fossimo trovati in presenza della peste bubbonica, chi saresti stato tu, Stato, per dire a me che non posso circolare la sera, e che non posso farlo nemmeno se mantengo le distanze da chiunque come misura di sicurezza? Chi sei tu per dire a me che devo stare chiuso in casa? A parte che una casa potrei anche non averla, ma seguitemi nel mio ragionamento: sulla base di che cosa tu, autorità, ti arroghi il diritto di dirmi che non posso muovermi? Non posso muovermi, io? Io che mantengo tutte le precauzioni? Io che sono un soggetto sanissimo? Io uguale a me stesso, io lo stesso di sempre, non posso più uscire sol perché lo dedici tu, dall’oggi al domani?

Non reggerebbe neppure con la peste bubbonica, figuriamoci con un virus che, fortunatamente, è letale solo in una piccolissima minoranza dei casi, perlopiù tra soggetti con patologie pregresse.

Forse è il caso che ragioniamo molto attentamente su quello che si sta facendo.

Scusatemi se non riesco a essere più pacato, più equilibrato, e se argomento meno e son più diretto. Scusatemi davvero, ma altro che segnalazioni di estremisti su Facebook: qui bisogna che noi ci si difenda dagli estremismi di questi poveri pazzi.

Marco Zuccaro

Illustrazione di copertina: Stephan Schmitz

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