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Benvenuti nel nuovo Ventennio

L’Italia e la Germania stanno per trascinare l’Europa di nuovo verso il baratro dell’autoritarismo. Le camicie nere sono arrivate ben celate sotto i camici bianchi e i colori arcobaleno, ma tra poco vi accorgerete che l’effetto è lo stesso.

E’ stato un processo rapido e indolore, come rapido e indolore sarà l’ultimo passaggio, ovvero la punturina.

Facciamo un piccolo passo indietro per capire come siamo arrivati senza accorgercene, sull’orlo del baratro.

Il primo obiettivo della psicopandemia è stato scongiurare la sicura rielezione di Trump: la campagna stampa che puntava a demonizzare la sua gestione dell’emergenza, ha eroso buona parte del suo vantaggio (emblematico in tal senso è il caso della CNN), mentre i brogli sono serviti a dare il colpetto finale.

Non a caso, archiviata la questione Trump, è stata subito annunciata l’uscita del farmaco miracoloso e gli USA si sono progressivamente sfilati dalla psicopandemia, passando la palla ai gregari per la seconda parte del piano, ovvero l’imposizione del cosiddetto “Green Pass” in Europa.

Liberati dall’onere di guidare la narrazione psicopandemica, gli USA si sono potuti concentrare sulle operazioni militari in Ucraina e sulla correlata reductio ad Hitlerum di Putin.

La volata finale per ottenere l’anschluss definitiva dell’Europa, è stata a questo punto lasciata nelle sapienti mani di Inghilterra e Israele, due paesi legati ai Cinque Occhi: I Cinque Occhi (Five Eyes in inglese, acronimo: FVEY) è un’alleanza di intelligence che comprende Australia, Canada, Nuova Zelanda, Regno Unito e Stati Uniti. Questi paesi fanno parte dell’accordo UKUSA, un trattato di cooperazione congiunta in materia di intelligence dei segnali. Le origini dei Cinque Occhi possono essere fatte risalire al periodo successivo alla Seconda Guerra Mondiale, quando la Carta Atlantica fu emessa dagli Alleati per definire i loro obiettivi per un mondo postbellico. Nel corso della guerra fredda, il sistema di sorveglianza ECHELON fu inizialmente sviluppato dai FVEY per monitorare le comunicazioni dell’ex Unione Sovietica e del blocco orientale, sebbene sia ora utilizzato per monitorare le comunicazioni private in tutto il mondo. Nel 2013 fu riportato come la Germania fosse intenzionata ad entrare nell’alleanza dei Cinque Occhi. In quel periodo, diversi membri del Congresso degli Stati Uniti, come Tim Rayan e Charles Dent, fecero pressione affinché la Germania venisse accettata nell’alleanza dei Cinque occhi. Israele, Singapore, Corea del Sud e Giappone collaborano con i Cinque Occhi.

Se fate caso ai nomi, tutti i paesi appartenenti ai Cinque Occhi hanno avuto un ruolo in una ben precisa fase della psicopandemia (la Corea del Sud per esempio ha lanciato il pezzo forte della narrazione, ovvero il tampone). La Germania inizialmente ha tentato di resistere contando i decessi “alla russa”. Probabilmente si deve proprio alla Merkel il primo pallido tentativo di campagna di minimizzazione (ricordate Burioni da Fazio? La Capua prima maniera, la Gismondo…). Ma ben presto la linea “anglosassone” ha preso il sopravvento, forte dei servizi dalle terapie Intensive di Formigli, delle proiezioni deliranti di Ferguson e del successo del Veneto guidato da quel Crisanti tornato fresco fresco da Melbourne; l’Australia fa anch’essa parte dei Cinque Occhi, con la sua bella idea dei tamponi a tappeto; lui che nella vita studiava le zanzare, ma aveva contatti con la Bill Gates (e con l’Imperial College di Neil Ferguson) e la spirale ha cominciato ad avvitarsi.

Da quel momento in poi è storia nota: le bare di Bergamo, i camion militari e un poco alla volta il vero contagio, quello della paura, si è diffuso in tutto il Vecchio Continente.

Ora ci troviamo di fronte ad un ennesimo punto di snodo, ovvero l’imposizione del Green Pass.

Il concetto chiave è quello della inoculazione. Il farmaco è soltanto il mezzo, ovviamente l’obiettivo è il pezzo di carta, o meglio la tessera con il chip, che certifichi i diritti costituzionali.

Come dovrebbe essere oramai evidente a tutti, il loro scopo primario è quello di gettare una testa di ponte, un concetto base che funga da pietra angolare per le costruzioni dialettiche e normative successive. Anche in questo caso, come è avvenuto per il tampone e per il coprifuoco, l’importante è far passare il concetto, aprire la cosiddetta finestra di Overton. Tanto, nell’epoca dell’informazione frenetica e schizofreninica, dopo poco nessuno si ricorderà più come è partita la cosa e chi avesse ragione o torto; l’importante è assumere le pose del proprio gruppo di riferimento per essere accettati e poter andare in giro fieri di essere cittadini modello, moralmente superiori rispetto al popolaccio, con tanto di certificazione. Il sistema si basa sul combinato disposto di punizione e ricompensa, un po’ come si fa con i topi da laboratorio. Nel nostro caso la ricompensa sarà il bar, il ristorante, l’albergo (non è un caso che la campagna sia partita alle porte dell’estate: vuoi andare in vacanza tranquillo? Fatti pungere), il cinema, la discoteca, il concerto…

Illustrazione di Sebastien Thibault

La mascherina ancora no, quella è il termometro del consenso, gli serve per tenere i conti ed evitare passi più lunghi della gamba. Quindi appare chiaro che le chiusure sono servite sì a razzolare attività in crisi e ad accentrare ulteriormente il potere, ma anche per sottoporre gli autonomi a waterboarding e fargli accettare l’inaccettabile pur di riaprire.

Giunti a questo punto ci troviamo di fronte al bivio finale, il referendum tra la “nuova normalità” e la “vecchia normalità”.

Se la maggior parte di noi accetterà l’inoculazione e il conseguente “social rating”, l’Europa così come l’abbiamo conosciuta finirà. Si partirà con l’Italia che fungerà da apripista un po’ come ha fatto Israele in questi giorni; caduta l’Italia, si proseguirà con la propaganda martellante nel resto del Vecchio Continente. I paesi recalcitranti proseguiranno con il waterboading e gli verrà di continuo sventolata sotto il naso la “libertà” e la “salute” italiana. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che chi controlla i numeri controlla la narrazione, pertanto la cometa passerà quando lo decideranno loro; non a caso Inghilterra e Israele hanno iniziato la campagna inoculatoria con l’arrivo della bella stagione, contravvenendo alla regola base che vuole che questo tipo di processi vengano fatti in anticipo rispetto al periodo di picco, non durante la fase discendente. Ma a loro piace vincere facile.

Se guardate la curva italiana, in gennaio era in discesa come quella inglese, ma poi è successo qualcosa. Bisognava ritardare la caduta (e nel contempo l’arrivo dei farmaci) per favorire l’inoculazione in Israele e in Inghilterra, in modo tale da poter sbandierare le divergenze macroscopiche sul numero dei decessi e correlarli alle inoculazioni e facilitare l’ottenimento di numeri larghi in Italia, larghi al punto da poter imporre il famigerato “pass”.

Per capire cosa è successo ai numeri italiani vi rimando alla brillante analisi pubblicata da Gianmaria Leotta su Libero, che vi spiegherà chiaramente la ragione che ha determinato il rialzo della curva italiana.

Per farvi capire come funziona con i numeri e che credere o non credere alla psicopandemia è solo una questione politica, basti notare cosa avviene in Russia dove i dati vengono gestiti in maniera diametralmente opposta rispetto all’Italia: https://www.bmj.com/content/372/bmj.n440

Rosstat ci dice che in Russia c’è un eccesso di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti e che pertanto i dati sui decessi per il virus sono sottostimati, mentre l’ISTAT ci dice che non c’è eccesso di mortalità rispetto alla media degli anni precedenti, pertanto i dati sono sovrastimati (a meno di non dover ipotizzare un incredibile crollo dei decessi per tutte le altre malattie). In pratica Russia e Italia mentono entrambe, ma per motivi diametralmente opposti.

Oggi in Russia si sta tornando ad una situazione pre 2020, mentre in Italia si marcia a rapide falcate verso la cittadinanza condizionata.

In Russia c’è un ottimo farmaco che non si fila nessuno, in Italia inietterebbero anche il cianuro pur di far numero e raggiungere la soglia critica.

La Germania nel frattempo sta votando l’esautorazione delle regioni e l’accentramento di potere, pertanto il prossimo governo made in USA a guida verde, avrà la strada spianata per allinearsi all’Italia (la Merkel oramai è uno zombie, un “cadavere” politico ambulante, è stata sconfitta e con lei hanno piegato tutta la nazione).

La Francia non sarà un problema, Draghi e Macron già vengono soprannominati “Dracon”, sono il nuovo asse del Male in Europa, al quale si spera di aggiungere al più presto la Germania “verde”.

L’obiettivo finale a questo punto, neanche troppo celato, è quello di riportare indietro l’orologio della storia di un secolo e riprendere da dove si era cominciato; in pratica le potenze “marittime” puntano di nuovo a scagliare l’Europa contro la Russia. Ma per farlo hanno bisogno del controllo totale sull’economia, sulla politica, ma soprattutto sulle masse.

La campagna russofobica e la reductio ad Hitlerum della figura di Putin sono già a buon punto, manca soltanto il taglio definitivo del cordone ombelicale con la Russia (i rapporti diplomatici, commerciali ed energetici) e infine ovviamente il casus belli.

I paesi dell’Est, naturalmente refrattari alla narrazione psicopandemica, sono tenuti insieme dalla russofobia congenita e amplificata da decenni di propaganda, pertanto non saranno pressati più di tanto sulla questione del “pass”.

Probabilmente questo progetto era in un cassetto da tempo e doveva essere realizzato in tempi più lunghi: la mia ipotesi è che sarebbe dovuto partire con la Suina e concludersi entro il 2030.

Qui potete vedere come tutto fosse già predisposto già allora

anche se la scarsa diffusione dei social e degli smartphone, impedì alla propaganda di attecchire in profondità (e questo la dice lunga sull’importanza strategica di questi strumenti) e quindi il progetto abortì. Ma al secondo tentativo non potevano fallire, la posta in gioco era colossale, dato che la loro creatura europea nel frattempo aveva fatto parecchia strada verso Est.

Quindi, visto il rischio di una rielezione di Trump, di un probabile rafforzamento dei legami tra l’Europa Occidentale e la stella supermassiva sino-russa (do you remember Aquisgrana) e dell’imminente collasso finanziario dell’Occidente allargato, hanno deciso di fare all-in e di giocarsi la carta della psicopandemia.

Hanno preparato per benino il terreno in questi dieci anni facendo tesoro degli errori del passato; hanno fatto le prove generali in ottobre con l’evento 201, si sono visti a Davos in Gennaio per il via libera definitivo e sono partiti. Le varie previsioni di scenario sono state scelte o riadattate in corsa in base alle reazioni sui social, di volta in volta analizzate in tempo reale. Il non aver incontrato la minima resistenza nel ventre molle e di essere avanzati come una lama calda nel burro, ha fatto sì che prendessero sempre maggiore sicurezza e quindi hanno accelerato.

In Italia, con una manovra di palazzo guidata dal loro uomo all’Avana Renzi, sono riusciti addirittura in un colpo solo ad hackerare palazzo Chigi (con il Parlamento di fatto esautorato, passa tutto da lì) e a sdoganare i militari (i camion militari con le bare di Bergamo venivano proprio dal comando del generale Figliuolo).

L’ultima possibilità che ci resta a questo punto è quella di vincere il referendum sull’inoculazione: il sì equivarrebbe alla fine delle garanzie costituzionali e dell’Europa così come l’abbiamo finora conosciuta; il “no” ci consentirebbe di prendere un po’ di tempo e magari di strutturare una forma di resistenza coordinata.

Oramai è tutto evidente, è tutto alla luce del sole. Le previsioni che un anno fa erano state bollate come delirio complottista, oggi sono sul tavolo pronte per la ratifica; non solo, sono addirittura ritenute cosa buona e giusta.

I campi container sono un fantasma che aleggia sulle nostre teste. Anche qui, ipotesi delirante o rischio concreto?

Ho il sospetto che quando lo scopriremo sarà troppo tardi, come è avvenuto con tutto il resto.

Giorgio Bianchi

Illustrazione di copertina: Emiliano Ponzi

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