Biancaneve e i sette acondroplasici
Anziché preoccuparsi di farla finita con la pandemia, l’EU si preoccupa di come imporre la sua neo-lingua politicamente corretta, idioma del pensiero unico progressista a tutta la macchina burocratica, attraverso un linguaggio che viene definito “inclusivo e rispettoso delle minoranze etniche e di genere”, ma che in realtà è una forzosa “rieducazione verbale dell’Europa”, degna del miglior Gulag e dei più gettonati Laogai.
Questa ennesima pericolosa e folle deriva del Parlamento Europeo è un glossario. Anzi, è il “glossario del linguaggio sensibile per la comunicazione interna ed esterna”, che sarà imposto col sorriso per “comunicare correttamente su questioni riguardanti la disabilità, le persone LGBTI+, la razza, l’etnia e la religione”. Ovvero un vero e proprio vocabolario per funzionari, assistenti, portaborse, portavoce e politici.
E dopo le ‘regole giornalistiche del parlare inclusivo‘, ecco un altro passo avanti: è stato stilato l’elenco delle parole che, d’ora in poi non si dovranno più impiegare. Con particolare riguardo all’universo Lgbt. Dunque sarà vietato parlare di “gay, omosessuali e lesbiche”, ma si dovrà ricorrere a espressioni come “persone gay, persone omosessuali, persone lesbiche”. E guai a parlare anche di “matrimonio gay”. Si dovrà dire “matrimonio egualitario”.
Sarà poi scorretto parlare di “diritti dei gay e degli omosessuali”, poichè si dovrà invece usare termini come “trattamento equo o paritario”. E dimentichiamoci di parlare di maschietti e di femminucce o di sesso biologico: d’ora in poi si dovrà parlare solo di un generico “sesso assegnato alla nascita”. E mai osare alludere a un “cambio di sesso”, poichè ci si dovrà riferire a una “transizione di genere”.
Dimentichiamoci la famiglia tradizionale. Addìo a “padre” e “madre”, sarà d’obbligo l’uso di un generico “genitori”. Ma la folle violenza della cancel culture ultra-progressista non si ferma qui. L’obiettivo è chiaro: eliminare quanto insegnatoci fin qui attraverso libri, giornali, film, tradizione. Altro che ‘all inclusive’. Solo ‘inclusive’, ma come piace a loro.
Vietato dire ‘sordo’ (ma, al plurale, ‘sordi’ si può usare), perchè si dovrà parlare di ‘persona con disabilità sensoriale’. I normodotati e sani saranno ‘persone senza disabilità’. Però vietato dire ‘non vedente’: cieco andrà benissimo, anche se non è chiaro perchè. E l’intervento per cambiare sesso diventerà invece ‘chirurgia affermativa di genere’.
Ermafrodito? Non sia mai: si dovrà dire ‘intersessuale’. E le coppie omosessuali? Saranno ‘relazioni fra persone dello stesso sesso’. Guai sussurrare utero in affitto, semmai meglio bisbigliare ‘maternità surrogata’ o ‘gestazione per altri’. E l’adozione gay? Sarà definita ‘adozione successiva’. Mentre transessuali, travestiti e drag queen saranno per tutti ‘transgender’. E basta!
I migranti illegali saranno solo e sempre ‘migranti irregolari’. Le persone di colore? Vietatissimo chiamarle così: dovranno essere definite ‘persone provenienti da un contesto migratorio’.
E se doveste mai imbattervi in un ‘nano’, ricordatevi di definirlo ‘persona con acondroplasia’. O la pagherete cara!