
Breve cronistoria della faccenda (parte ultima)
Già dai primi giorni di marzo il Generale Figliuolo, nuovo Commissario Straordinario per la gestione dell’emergenza sanitaria, mette in moto e a punto – sostenuto con veemenza e in maniera omogenea da pressoché tutti i media irregimentati – la linea di produzione Fordiana delle somministrazioni di massa dei sieri va***nali. Non dà scandalo, né afflati di seppur vago scetticismo, che egli sia un militare.
Non appena il numero di quelli che vengono definiti a torto – e con malafede – “immunizzati” aumenta esponenzialmente nel corso delle prime settimane dalla partenza dell’apparato, ecco che cominciano a trapelare (quasi sempre da piccole testate locali, ancora parzialmente salve dalle lusinghe del Potere) notizie di reazioni avverse anche gravi, perfino fatali, occorse immediatamente dopo la somministrazione. Si tratta perlopiù di individui ancora giovani i quali, stando ai dati, sarebbero sfuggiti in condizioni normali alle mortifere escrescenze dell’Rna virale nel caso in cui l’avessero contratto: insegnanti, infermieri, militari e forze dell’ordine.
Si apre così una breve stagione di messa in crisi circa l’affidabilità di un siero in particolare, Astrazeneca, il cui funzionamento è tuttavia del tutto simile agli altri due (Pfizer e Moderna) nei suoi elementi fondamentali. Ma questo non viene detto.
Il siero Astrazeneca causerebbe trombosi entro le due settimane dalla sua somministrazione. La notizia emerge con prepotenza anche nel mainstream dopo che ben due militari perdono la vita poche ore dopo aver ricevuto la terapia genica. Dopo di essi, ancora insegnanti, medici, infermieri, personale militare, anziani etc.
Dalle propaggini europee giungono notizie del tutto simili, così anche Italia si adegua variamente a un’attitudine prudenziale che vedrà sospese le somministrazioni di quel siero in particolare fino a quando non verrà “fatta luce” sulla correlazione fra gli eventi trombotici e il preparato.
L’Agenzia Europea del Farmaco (EMA) prende in carico l’analisi dei dati che dovrebbero stabilire o meno una correlazione: dopo due giorni, in modo perentorio, viene totalmente esclusa questa possibilità. No. Nessuna correlazione.
Sorprende tuttavia che l’EMA sia presieduta dalla Dottoressa Emer Cooke, già membro del consiglio di amministrazione di EFPIA dal 1991 al 1998. EFPIA è “l’organizzazione di lobbying dei più grandi gruppi farmaceutici europei”. Sostanzialmente il controllore è stato alle ottimamente remunerate dipendenze dei controllati – con vari incarichi – dal 1985 al 2020. Ma nessuno si fa domande circa la sua imparzialità.
Così – dopo un breve fermo immagine – la pellicola torna a scorrere a pieno regime, col plauso di tutti coloro che tirano un sospiro di sollievo puntando il dito su quelle categorie che avevano osato mettere in discussione le nuove basi fondanti del BioPotere.
Accade tuttavia che la gente continua a morire dopo le somministrazioni (mica solo di Astrazeneca, che resta però l’unico “bersaglio”). Ma anche – e lo vedremo dopo – ad ammalarsi malgrado abbiano compiuto la trascesa “immunizzazione”.
Si ritorna dunque a interpellare il controllore: il fermo immagine torna a frizzare sugli schermi in maniera un po’ instabile. Anche in questo caso succede che in poco tempo la sentenza è pronta, sebbene un po’ diversa: la correlazione esiste, ma è rarissima. I benefici superano i rischi.
E la pellicola – insieme alle rotative – torna a scorrere più liscia di prima.
Il nuovo Governo Draghi nel frattempo mostra di non scostarsi in alcun modo dal precedente: continuano i DPCM; il coprifuoco è oramai un principio fortemente cristallizzato nell’ossatura normativa; il meccanismo delle zone colorate rimane e anzi viene slogato – in occasione delle festività Pasquali – dalle statistiche e dai dati delle curve epidemiologiche: è lo stesso Draghi a imporre, assurdamente, per tutto il mese di aprile le sole zone Rossa e Arancione indipendentemente dal numero dei contagi (che nel frattempo bastava fossero superiori ai 250/100mila per retrocedere in “lockdown soft”); tutti i locali, già alla canna del gas, chiusi e solo da asporto; le scuole di ogni ordine e grado tornano a chiudere anch’esse a metà marzo e fino al 7 aprile; viene data licenza ai singoli territori di inasprire le misure previste per ciascun “colore” a piacimento, vedendo così rispuntare sigilli su scivoli e altalene, volanti procedere lentamente in ricognizione di parchi e aree verdi, sanzionare innocui pic-nic e via dicendo.

Ma non solo: a mezzo decreto viene anche sancita la cosiddetta “obbligatorietà” alla vacc****ione per personale medico, paramedico e sanitario, pena il demansionamento e/o la sospensione dello stipendio. Una misura che – grazie al brainwashing collettivo adoperato sugli italiani per ben 14 mesi – non induce alcun conato. Non storce nessun volto fra le anime belle. Non indigna i sindacati – che anzi nel frattempo si stracciano le vesti per mettere “in sicurezza” i lavoratori perfino in azienda, ché il Padrone non pensi mica di cavarsela facilmente. Va**ini per tutti! Va**ini proletari!
Il fatto di aver trasformato un’intera nazione in un laboratorio a cielo aperto, che a seguito della somministrazione seguano ampi “focolai” tra gli “immunizzati”, che sui foglietti illustrativi di ciascun siero sia riportato un triangolo rovesciato a cui segue la dicitura “farmaco sottoposto a monitoraggio addizionale” e che quindi la cavia è il somministrando, il fatto che il diritto al lavoro sia subordinato – de facto – a un ricatto che coinvolga il proprio corpo, che la popolazione sia costantemente tenuta sotto scacco da un’impressionante morsa molossoide di paura e terrore che nasconde colpevolmente evidenze e dati e analisi che per sola logica confuterebbero ognuna – ognuna! – delle premesse che tengono in piedi la narrazione, che stia palesandosi all’orizzonte una discriminazione di sapore totalitario tra cittadini che possono e cittadini che non possono, ecco: questo non fa arrabbiare i compagni sindacalisti, né nessun altro.
Anzi viene rincarata la dose: a mezzo della solita tecnica della finestra di Overton, mescolata a sapienti tecniche di manipolazione della percezione collettiva, si fa sempre più strada nel corso della primavera l’idea del cosiddetto “Pass”, ossia di uno strumento (un marchio?) premiante per coloro i quali, perché vac**nati o certificati come “guariti” o negativi al tampone molecolare (insomma a qualsiasi intruzione coattiva al “corpo”), avranno il “diritto” di spostarsi sul suolo nazionale. Di converso, quanti rifiuteranno la somministrazione o non hanno avuto la “fortuna” di aver contratto il virus con certificazione, saranno relegati, segregati, isolati.
Tutto nel nome della Democrazia. Tutto nel nome della Salute. Così come nel nome della Salute è arrivato il Recovery Plan il quale, su quasi 200 miliardi di euro stanziati, ne destina appena 15 alla Sanità e ben 100 tra “Transizione Ecologica” e “Digitalizzazione”: i capisaldi del Great Reset a cui siamo stati assoggettati nostro malgrado. Al cospetto del quale ci hanno piegati.
Arriviamo così in queste prime settimane di maggio 2021 con un mondo stravolto, capovolto, rovesciato, impronunciabile in virtù delle misure adottate per contrastare quel virus del raffreddore che venti mesi prima appariva in una regione cinese intorno a Wuhan? No. Lo scopo è ovviamente un altro.
In nome del Nuovo Mondo, di questo Nuovo mondo, siamo tracciati, reclusi, inseguiti, vessati, ammutoliti, licenziati, affamati, costretti a uno psy-bombing continuo e inarrestabile, incapaci di giudizio e coraggio, incapaci di proteggere i propri figli, sottoposti a torture psicologiche incessanti, distanti gli uni dagli altri, diffidenti, costretti a patire il grottesco susseguirsi di restrizioni e costrizioni illogiche, controintuitive, innaturali, costretti a limitazioni senza posa, una dopo l’altra all’interno di un solco di pensiero unico e monolitico, marchiati e accusati di voler vivere; di essere pericolosi perché vogliamo vivere.
Di essere pericolosi perché vogliamo vivere.
Dunque non c’è altra soluzione.
Se le cose stanno così, amici miei, ebbene: che pericolo sia!
FINE
Illustrazione di copertina: Sébastien Thibault

