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Caduta libera con applauso

L’altro giorno la sig.ra Lagarde ha annunciato un ritocco al rialzo dei tassi della BCE, a suo dire per fronteggiare l’inflazione; oggi il panico si è impossessato delle borse europee, lo spread è ai massimi dal 2014, e i titoli bancari sono in profondo rosso.

Ora, il punto è: persino la sig.ra Lagarde, nonostante abbia fatto carriera a colpi di performance come quelle epistolari a Sarkozy (“usami come ritieni più opportuno”), persino lei, dicevo, non può ignorare che un’inflazione esogena, cioè dovuta non al surriscaldamento dell’economia (crescita incontrollata dei salari, ecc.), ma ad un incremento dei costi di approvvigionamento delle materie prime, NON può essere tenuta sotto controllo alzando il tasso di interesse a cui le banche ottengono (e forniscono) capitali. Si tratta di un caso fotocopia della studiatissima crisi petrolifera degli anni ’70, solo che allora si trattava in qualche modo di una sorpresa, mentre adesso stiamo adottando le stesse politiche insensate che sono diventate un caso di scuola.

Dopo la batosta subprime e la batosta Covid (entrambi i danni, è bene sottolinearlo, creati da specifiche attività di politica economica: non è il Covid ad aver dichiarato il lockdown, ma i governi occidentali), dopo questi due massacri economici e sociali, l’economia stava appena faticosamente recuperando parte del terreno perso. Ma ecco che con perfetta scelta di tempo i vertici del potere economico europeo, dopo due ganci alle costole sferrano un diretto in piena faccia all’economia che sarebbero chiamati a tutelare, spezzando i legami che ci permettevano di avere energia (Russia) e manifattura (Cina) a prezzi bassi. (Sì, certo, chi potrebbe negare che era assolutamente necessario reagire proprio così; noi mai e poi mai come europei e occidentali potremmo tollerare un’ingiustizia su questo pianeta, non ci sono precedenti: “Orsù prodi raddrizzatori di torti, gettiamo il cuore oltre l’ostacolo e, costi quel che costi, facciamo la cosa giusta!!”).

Naturalmente un allentamento della dipendenza da Russia e Cina poteva avere perfettamente il suo senso come intervento strategico, di graduale sostituzione delle dipendenze, ma qui non c’è niente del genere: tutta la trascurabile differenza tra lanciarsi con un paracadute o senza.

Da ultimo, mentre l’economia europea barcolla (e quella italiana più di tutti), la presidentessa della BCE interviene con un grazioso sgambetto, alzando i tassi e dichiarando finita la stagione del “credito facile”. (E stendiamo un pietoso velo sugli interventi di greenwashing, che invece di trattare seriamente alcunché sul piano ambientale, pianificano lo smantellamento dell’industria automobilistica europea.)

Ora, l’unica cosa che deve essere chiara a tutti è che parlare qui di “errori” o di “valutazioni soggettive” è completamente privo di senso. Questi sanno perfettamente cosa stanno facendo, sanno quali saranno le conseguenze, e per qualche motivo queste conseguenze, per quanto spaventose per il 90% della popolazione, gli stanno perfettamente bene.

Se escludiamo come motivazione il sadismo (che però, dopo aver visto all’opera il ministro Speranza, rivaluterei come possibile movente politico), la questione diventa: “A chi giova?”

Non è una risposta facile da dare, perché i perdenti in questo scenario sono assai più facili da trovare dei vincenti. E tuttavia azzarderei due linee di risposta.

In primo luogo, questa situazione giova sul piano geopolitico agli Stati Uniti d’America, che in capo ad un decennio si ritrovano un’Europa che da competitore temibile si riduce a cane da compagnia: fornitore di beni industriali intermedi e mercato di sbocco (per le minoranze ancora capaci di comprare), ma totalmente impossibilitata a svolgere più qualunque ruolo autonomo.

E in seconda istanza, questa situazione giova sul piano dello schietto potere economico ai grandi detentori di liquidità privata, fondi di investimento e speculativi, che ridurranno sì momentaneamente gli interessi erogati ai propri clienti (sfiga, pagheranno quelli che contano sulla pensione privata), ma che nel medio periodo si approprieranno ulteriormente e massivamente di asset reali, di attività, capannoni, ditte, terreni, immobili, miniere, tutte cose che in questa fase storica consentiranno al capitale liquido (per essenza virtuale, meramente potenziale, di principio fittizio) di scendere in terra e diventare titolo di proprietà inscalfibile.

E per metterci il fiocco, se consideriamo che gli hub della finanza mondiale gravitano intorno al mondo anglosassone (New York e Londra), e che lo stesso vale per i maggiori gruppi finanziari (Blackrock, Vanguard, ecc.), possiamo apprezzare come tutto si tenga in modo finanche elegante.

E grazie ai servigi di una stampa a libro paga tutto ciò difficilmente arriverà alle coscienze della maggioranza, che continuerà a lodare il polso fermo nella gestione della pandemia e il governo dei competenti e la saggia tecnocrazia europea (“meno male che c’è Draghi, pensa che sarebbe successo se non ci fosse lui a difenderci.”)

Prof. Andrea Zhok

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Illustrazione di copertina: Carl Weins

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