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C’era una volta l’Italia

A volte, anzi spesso, nella moltitudine di fogli che compongono un contratto, le clausole più importanti, quelle che ti incastrano e sovente ti fottono, sono scritte un piccolo, posizionate là dove diventano quasi invisibili. Salvo però al momento opportuno saltar fuori e chiaramente farti un mazzo così. Dell’identico schema si è servito anche Mario Draghi, occultando – furbo – l’autentico obiettivo del suo mandato fra mille chiacchiere di circostanza e toni rassicuranti.

La lista della spesa era scontata: combattere la pandemia, occuparsi di chi soffre, riformare il Paese, rivalutare e riaffermare una politica atlantista ed europeista, accettare che l’euro sia una scelta irreversibile e salvare i bilanci. E così, in mezzo all’ovvio bla bla programmatico, ancora tutto da spiegare nei dettagli ma ricco di richiami all’unità e al dovere, ecco che sotto traccia spunta – nascosta tra le pieghe – la vera natura/fregatura del governo di Mario Draghi.

La trappola (anch’essa irreversibile, a meno di imprevedibili rivolte popolari) grazie alla quale chiunque arriverà dopo di lui (chiunque sia) avrà le mani legate e il cammino già tracciato (come già ampiamente era stato previsto in tempi non sospetti). La missione in merito alla quale, logicamente, nessuno degli autorevoli commentatori di regime ha avuto modo ancora di eccepire, nonostante in fondo calpesti e maltratti la ‘Costituzione più bella del mondo’ della quale da Benigni in giù ognuno si riempie la bocca ma solo quando fa comodo…

Quella frasetta buttata lì quasi come per caso e per nulla innocua che annuncia una prossima e inevitabile “cessione di sovranità nazionale in favore di una sovranità condivisa”. Cioè, detto in parole povere, sudditi dell’EU in casa nostra. Adesso possiamo pure indebitarci, tanto non ci faranno fallire. E Draghi non sarà Mario Monti, avrà cura degli italiani, anche perchè siamo i servi del regno, di noi c’è bisogno e ci vogliono in buona salute. Solo senza più poter prendere iniziative, senza più alcuna autonomia.

C’era una volta l’Italia…

Lucio Rizzica

Foto di copertina: Luciano Fabro “Italia rovesciata”, 1969

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