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Che bella libertà, basta che non ci sia

L’individuo si annulla nel conformismo della massa, l’iniziativa personale è un peccato e un reato, il senso di responsabilità sparisce, la vocazione allo spionaggio e alla delazione trionfano

Ma questi, questi che ci comandano, coi loro tratti sghembi, con quei vestitini da topi, quei passettini striscianti da molluschi, con quelle risatine sinistre, quelle trovate schizoidi, questi del regime dico, sono dei fessi o dei furbi? Dei mentecatti o dei genii del male? A lungo li abbiamo sottovalutati ma loro sapevano ed hanno, si direbbe, raggiunto il loro scopo, cambiarci dentro, trasformarci in gamberetti sgusciati nel segno della nuova egemonia neomarxista che piace al ministro della disgrazia, Speranza, e che qualcuno chiama grande reset a indicare un non meglio precisato trionfo del neoliberismo dei poteri forti e finanziari. Ma c’è differenza? Uno come Marco Rizzo, che si definisce comunista totale ed è convinto che Stalin fosse l’uomo e lo statista migliore di ogni tempo, trova che, dittatura per dittatura, meglio quella cinese che quella delle banche, del capitale. Come se non fosse la stessa cosa! I regimi totalitari postmoderni, si chiamino e si adottino come meglio si preferisce, hanno, come quelli vecchi, una cosa in comune, l’odio e lo spregio verso la libertà. Per il comunista Rizzo tutto ha da passare per lo Stato e così per i liberali di Forza Italia traghettati nel PD, per la Lega di poca lotta e di molto sgoverno, per la setta grillina che geneticamente è avulsa dal razionalismo individualista, per la Giorgia di Fratelli d’Italia che non ha mai speso una parola per tutelare l’impresa e l’iniziativa privata.
Già dalla Costituzione il diritto di proprietà esce stritolato, condizionato da vincoli umilianti, dipendente da faccende esoteriche quali l’utilità sociale, cioè se fai impresa devi essere utile non nel senso che crei lavoro, che sviluppi benessere ma in quello del controllo di Stato che decide se i tuoi sforzi, i tuoi rischi, i tuoi guadagni siano degni o meno: il politicamente corretto quando non c’era ancora. E poi l’espropriazione per ragioni superiori e adesso il colpo di mano, di sapore eversivo ma concordi tutti i partiti, per vincolare l’attività e il diritto di fare, di possedere ai dettami farneticanti dell’agenda ambientalista. Il che significa: più norme, più burocrazia e più corruzione per aggirarle.
Che bella libertà: però senza abusarne, l’individualismo non piace ai tecnocrati e non piace al papa proudhoniano che va da Fazio. Non piace neanche ai liberisti alla Berlusconi che l’ha sempre intesa come libertà di fare come diceva lui. Oggi questa insofferenza verso la libertà, che poi si traduce come rappresaglia verso l’individuo, è esplosa con la gestione della pandemia. Due anni di erosione progressiva, di obblighi insulsi, di divieti mortificanti hanno distrutto il poco che restava ma non sono bastati, mentre il mondo apre il nostro Draghi stringe, introduce misure punitive per chi non accetta il green pass rafforzato: quanti senza tripla dose o almeno doppia con contagio superato non potranno più lavorare, senza distinzioni di impiego e di ruolo; multe bestiali per tutti, chi sgarra e chi controlla, chi ci prova e chi è recidivo, fatte salve le altre sanzioni penali. Oltre un milione di lavoratori sono a rischio, non potranno dare da mangiare ai figli, ma Draghi parla di sé, dice che se vuole un lavoro lui se lo trova come e dove gli pare e piace. Sono misure farabutte che piovono dopo due anni di chiusure folli addosso a una popolazione vaccinata al 90% e proprio quando le curve crollano; nessuno al mondo è arrivato a tanto e in Europa gli altri dicono: non vogliamo fare la fine degli italiani. Ma il Nonno della resilienza al Colle, che ha fregato il Drago, tace e benedice.
Fessi o furbi? Sventati o spietati? Hanno tolto l’obbligo di mascherina en plein air, ma la gente continua a portarla e forse ci vorrà un decreto autoritario per impedirglielo. Ma al regime fa comodo così, ne ricava la convinzione di aver lavorato bene, di avere spappolato i cervelli. Un popolo di ipocondriaci e di parassiti, coccolati dai commentatori e dalle figurine di supporto: ah, che nostalgia la mascherina, come faremo senza, per Gramellini, che è della scuderia di Beppe Caschetto che gestisce la banda di Che tempo che fa, ci mancherà perché era “la nostra coperta di Linus”, ma tu senti che cazzate monumentali da uno stagionato vicedirettore del Corriere. La mascherina, sostengono, “rende sexy e nasconde i denti sporchi”. Argomenti in punta di scienza. Invece lo straccio incorporato, sul modello giapponese e pechinese, fa secondo i medici danni anche gravi, rovina la pelle, scatena allergie e irritazioni, conduce a generazioni più fragili, esposte a contagi che il sistema immunitario non sarà più in grado di combattere, porta a bronchiti croniche ed altre patologie delle vie respiratorie, abitua a respirare i propri germi. Però è un simbolo di soggezione e al regime va benissimo che i sudditi non pensino più a farne a meno; l’esperimento sociale che preoccupa il mondo ha avuto pieno successo, il nuovo e definitivo passo è rendere il Paese spappolato una colonia cinese. Sentite quella curiosa entità che risponde al nome di Klaus Davi, massmediologo di gossip legato al PD: “Il modello per l’Italia deve essere la Corea del Nord o la Cina”. Dove probabilmente finirebbe in laogai. Di meglio il comunista baffuto Sandro Ruotolo, già della brigata Santoro, oggi col partito fantasma di LeU: “Non è ancora il momento di cedere alla voglia di libertà”. Una aspirazione naturale, persino feroce dopo due anni di stato di emergenza, ma per quelli come Ruotolo l’unica libertà è nello Stato e nel partito. Il ministro scolastico Bianchi argomenta che le lezioni on line per i ragazzini non inoculati hanno la funzione di “dare un segnale forte, una punizione”. E il Locatelli, quello che va a pile, conferma che il greenpass non ha un valore scientifico ma premiale, si dà a chi obbedisce e ai disertori si nega, impedendogli di vivere. C’è poi questo Walter Ricciardi, ex attore giovanile di sceneggiate, uno che ha dato prova di una stupefacente inettitudine, ripudiato anche dalla OMS, che ha ancora il coraggio di ripetere che il greenpass dà sicurezza di non infettarsi e quindi va tenuto in eterno insieme al vaccino.
Sono tutte provocazioni, d’accordo, ma non innocenti e non innocue: lo scopo è il rinnegamento della libertà, la ridefinizione dell’uomo nuovo nel mondo nuovo dove i diritti sono sostituiti dalle concessioni, l’individuo si annulla nel conformismo della massa, l’iniziativa personale è un peccato e un reato, il senso di responsabilità sparisce, la vocazione allo spionaggio e alla delazioni trionfano. La libertà, ogni anno celebrata nel rito stanco del 25 aprile, non è più memoria storica ma vizio da estirpare e su questo sono tutti d’accordo, ex comunisti e fascisti di risacca, liberisti classisti e liberali intolleranti, anarchici intruppati e naturalmente il Clero, che la libertà la predica ma in senso escatologico, qui sulla terra ne diffida, la considera eretica, diabolica.

Max Del Papa

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Optimagazine / Illustrazione di copertina: John Holcroft

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