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Come funziona la menzogna della “Era delle pandemie”

La presidente della Commissione UE Von der Leyen, come in altre occasioni, sposa pedissequamente la linea delle multinazionali Big Tech riunite nel World Economic Forum, ovvero rilancia la minaccia già formulata dal virologo americano Michael Osterholm, da quello italiano Massimo Galli nonché dal responsabile OMS per le emergenze Michael Ryan: ovvero la minaccia secondo cui il mondo starebbe per entrare in un’era di pandemie in successione, una di seguito all’altra.

Il punto è che questa minaccia rivela chiaramente il senso di quello che stiamo vivendo, nonché la reale natura della pandemia COVID. Il problema, cioè, è che siamo di fronte a una gigantesca menzogna costruita su un dato di fatto reale.

Ogni anno spuntano nuovi virus influenzali, ogni anno ciascuno di essi muta in ceppi diversi e ogni anno, dunque, spuntano nuove potenziali “pandemie”.

Aver deciso che questo dato di realtà debba portare al blocco della società, discende dall’aver preso una narrazione tecnico-specialistica – quella virologica – e averla fatta assurgere a verità ufficiale che l’opinione pubblica, ovviamente, non ha gli strumenti per confutare.

Poi, si è fatto sì che le ragioni tecniche di quella specifica disciplina si imponessero su quelle delle altre discipline. E’ ovvio che nel momento in cui si concede una supremazia ai virologi, essi risponderanno con un delirio tecnicistico, ovvero affermeranno che per debellare qualsiasi rischio di morte sia necessario congelare per sempre la vita. Le conseguenze sociali di tale punto di vista, ovviamente, sono fuori dal campo disciplinare della virologia e dunque da questi signori neppure percepite.

Infine, come denunciato da un numero ormai elevato di medici, si mette a punto il tutto facendo sparire farmaci curativi dalla prassi ospedaliera e affidando tutto esclusivamente all’Avvento del vaccino.

Illustrazione di Stephan Schmitz

Tutto questo coincide con quanto già avvenuto in Italia e in Grecia, dieci anni fa, con la narrazione specialistica sullo spread finalizzata a giustificare i tagli alla spesa pubblica. Lo spread era reale proprio come il virus COVID, ma che fosse fuori controllo e che fosse ineluttabile rispondervi con la distruzione delle protezioni sociali, era invece una menzogna o, meglio, una scelta politica camuffata da necessità tecnica.

Quell’esperienza, a quanto pare, non ha insegnato nulla. Non solo: anche coloro che dieci anni fa avversarono la manipolazione ideologica sullo spread, oggi credono pedissequamente alla “era delle pandemie”.

Come se l’utilizzo, da parte del capitalismo, dello specialismo finanziario o di quello sanitario facesse la differenza.

Evidentemente, se i tecnicismi sanitari sono percepiti come “più scientifici” di quelli relativi a spread e debito pubblico, è perché nel pensiero di sinistra esistono atteggiamenti di superstizione e soggezione nei confronti della tecnica, che derivano dal suo retaggio illuministico. Cioè da quell’idealismo beceramente devoto alle “magnifiche sorti e progressive” e che Giacomo Leopardi prendeva per il culo, giustamente, già duecento anni orsono.

Riccardo Paccosi

Illustrazione di copertina: Sebastien Thibault

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