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Come uscire

dal ricatto e dalla paura.

Allora, la dialettica non serve, la controinformazione non serve, la piazza non serve, le azioni legali non servono, l’opposizione in parlamento non serve, i banchetti non servono e il dissenso degli intellettuali non serve. Non serve nemmeno la logica, il buon senso, non servono le statistiche, non servono gli squadernamenti di dati. Al cospetto del Covid e della campagna vaccinale che vi ha fatto seguito, si può sconsolatamente dire che siamo nella medesima situazione in cui fummo sotto Berlusconi: la stragrande maggioranza degli italiani si rifiuta di vedere. Procedendo, con idolatrica passività, a un asservimento che le è ormai geneticamente connaturale, deproblematizza di fatto lo straordinario pericolo costituito da Draghi nello stesso modo in cui deproblematizzò per vent’anni Mussolini, deproblematizzò per cinquant’anni la Democrazia Cristiana e deproblematizzò per vent’anni l’asse Craxi-Berlusconi.

L’Italia maggioritaria, l’Italia pseudo-elettorale, procede insomma da un sostrato culturale viziato alla radice, fin dalla sua soggezione alle baronie di epoca pre-risorgimentale, dalla totale deproblematizzazione del potere. E come su un piano nazionale deproblematizza oggi la figura di Draghi, così deproblematizza sul piano internazionale il progetto criminale che sottende la sua nomima a Primo Ministro e presto, verosimilmente, a Presidente della Repubblica.

Nell’osservare il piano predatorio capitalistico delle grandi élites finanziarie e delle grandi multinazionali, l’Italia deproblematizza pertanto alle fondamenta l’ipotesi stessa che queste promuovano un disegno criminale non dissimile, ma moltiplicato all’ennesima potenza, di quello dei famigerati regimi fascisti e nazisti europei, di quello che Pasolini chiamava il “clerico-fascismo” democristiano e di quello che di fatto è stato il “fascio-populismo” di Berlusconi.

Potremmo allora dedurne che l’Italia maggioritaria, l’Italia pseudo-elettorale, vota inesorabilmente allo stesso modo da quando conferì a Mussolini il mandato di salvare la nazione. L’Italia chiede sempre salvezza. E chi chiede salvezza invoca un salvatore e chi invoca un salvatore è pronto a conferirgli, aproblematicamente, pieni poteri. E chi detiene pieni poteri, piaccia o meno la formula agli adoratori di Draghi, è di fatto fascista.

Salvezza da che cosa? Il ritornello si ripete identico da un secolo a questa parte: laddove il potere mira alla propria estremizzazione, come ci insegnò Goebbels, per addivenire al compiuto satrapismo sa che deve in primo luogo produrre le condizioni per una paura di massa: paura degli ebrei sotto Hitler e Mussolini, paura del comunismo in epoca di Guerra Fredda, paura del brigatismo rosso negli anni Ottanta, paura del terrorismo islamico negli anni successivi, paura dei migranti a ridosso e oggi finalmente, a livello planetario, paura del Covid. Quasi a ripetere sul piano delle astuzie del potere secolare quella che è sempre stata fondamento ultimo dell’astuzia religiosa: suscitare terrore nei confronti dell’Inferno.

Tanto elementare è il meccanismo che la stessa intelligencija scopre nei decenni la propria libertà di pensiero sopraffatta dall’emergenza e dalla paura che la determina, mostrando nell’allineamento e nell’adesione al fascismo mussoliniano intellettuali come Montanelli e molti altri, nell’allineamento e nell’adesione al fascismo stalinista tutta la cosiddetta letteratura del Realismo Socialista, nell’allineamento e nell’adesione al fascio-berlusconismo ex comunisti come Ferrara e Coletti e, oggi, nell’adesione aproblematica al draghismo, figure insospettabili come Galimberti e molti altri.

A riprova che la paura rende schiavi gli uomini e i loro pensieri fino al paradosso di rinnegare la propria stessa etica e il proprio stesso libertarismo. Ma soprattutto fino al paradosso di approvare come ineluttabile la sospensione delle libertà e dei diritti in nome dell’emergenza determinata (abusivamente) dalla paura.

Per questo è legittimo pensare che l’attuale diatriba tra pro-vax e no-vax non avrà termine se non migliaia di leghe al di là del tentativo di persuadersi reciprocamente della Verità. Perché la Verità – posto che esista in assoluto da qualche parte – non avrà alcuna importanza finché la paura avrà il sopravvento sulla libertà di pensiero e l’autonomia di scelta. Certo, si insisterà per anni e decenni, da una parte e dall’altra, a promuovere le due opposte Verità: che il vaccino sia l’unica soluzione al Covid (pro-vax) o viceversa che il vaccino sia uno strumento di sopraffazione dei popoli inefficace persino sul piano sanitario (no-vax). Ma nessuno dei due fronti prevarrà sull’altro fintantoché la paura reclamerà un salvatore e venderà al suo fascismo l’anima purché lo liberi dal terrore.

Perché un cambio di prospettiva si annunci, perché a fronte del palese, evidentissimo, drammatico, criminale piano di annientamento dei popoli e delle loro economie, delle loro libertà e del loro diritto al lavoro, al dissenso e al movimento, perché al paradigma delle politiche d’emergenza torni ad avvicendarsi il paradigma dei diritti fondamentali e costituzionali del cittadino, sarà imprescindibile che a una paura se ne avvicendi una più radicale ancora.

E quale paura può essere più potente e più decisiva di quella prodotta dal Covid (o da come il Covid ci viene raccontato)? Ne elencherò tre, le uniche probabilmente in grado di convincere i più allineati che questo stato di fascismo occulto e in doppiopetto (che al posto dei carri armati usa batteri e virus come armi di guerra e controllo di massa) non può che rivolgersi presto o tardi al ravvedimento e alla conversione in un concreto antifascismo (non quello patetico contro Casa Pound o Forza Nuova).

1) La paura degli effetti avversi. Quando e se, nel corso dei decenni, la percentuale di vittime da vaccino avrà raggiunto livelli intollerabili, come per i morti sotto le strettoie belliche e squadriste dei fascisti mussoliniani, forse ci si risolverà finalmente al pentimento e al ripensamento. E forse essersi proclamati adulatori del capitalismo e del draghismo apparirà un’onta come un tempo lo apparve aver indossato con fierezza una camicia nera.

2) La paura della fame. Quando e se, a fronte di un’economia in ginocchio, di un mondo del lavoro decimato dei suoi uomini e delle sue donne, si scoprirà che la grande Cupola delle multinazionali avrà ridotto le nostre vite a uno stato di subordinazione sub-animale e post-umana, forse la sete di vendetta sarà più forte di qualsiasi paura e la fame più potente di qualsiasi virus e relativa repressione politica. E forse essersi proclamati adoratori di Big Pharma e dell’Oms di Gates e Fauci sarà finalmente ragione di vergogna e autodisprezzo.

3) La paura dell’atomizzazione. Quando e se, alla ventesima dose di vaccino, obbligati al mega-super-iper-Green-Pass, ci sarà dato comprendere che il mantra “lo facciamo per la vostra salute”  è né più né meno che un tranello ricattatorio per sottometterci a un potere senza più l’ombra del contegno, e quando e se, sollecitati a infilarci un micro-chip sottocutaneo per essere tracciati in ogni nostro atto e pensiero, avremo finalmente terrore di non appartenere più a noi stessi – e quando e se, incapaci ormai di sorvegliare i nostri stessi desideri e le nostre passioni, sentiremo di aver smarrito l’essenziale di ciò che fino a qualche anno prima chiamavamo umanità – forse la prospettiva e la paura di diventare atomi a tutti gli effetti ci esorterà a un estremo colpo di coda. E di fronte all’idolatria verso il progresso tecnologico avremo, tardivamente, un moto di disgusto verso noi stessi e la nostra passività pregressa aproblematica e deproblematicizzante.

Illustrazione: Matteo Brandi

Allora sì, forse apriremo gli occhi sul presente e ci diremo: “Abbiamo vissuto il peggiore fascismo della Storia e non ce ne siamo nemmeno accorti. Ma adesso che abbiamo capito, siamo i primi a invocare che torni l’umano a se stesso e il potere nell’alveo della sua limitatezza. Non vogliamo più aver paura se non della vecchiaia. Quanto alla Cupola criminale che ci ha voluti annichilire, sia fatta tabula rasa per sempre”.

Ma questo è solo un sogno. La realtà è che forse, fin d’ora, è troppo tardi. E laddove qualche idealista ancora invoca sogni o dialoghi, la Storia sta già provvedendo a trasformare la resistenza in guerra civile o persino in guerra a tutto tondo. E se questo accadrà, sarà tanto inutile ripetere: “Ve l’avevamo detto!” Anche Gramsci aveva detto due o tre cosine a Benito, ma prima di piazza Loreto morì lui di stenti sotto la sguardo miope e opaco di un’intera nazione.

Marco Alloni

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Illustrazione di copertina: Karolis Strautniekas

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