Contraddizioni e bizzarrie
Tra le molte contraddizioni della narrazione epidemica ve n’é una macroscopica. La pandemia, come dice l’etimologia della parola, dovrebbe avere una diffusione universale ed investire l’intera popolazione mondiale.
Così invece non avviene.
Mentre noi prepariamo nuove chiusure per fronteggiare la variante inglese, sudafricana, marziana, in Asia – dove vive più della metà della popolazione mondiale – l’emergenza è finita.
La Cina è tornata da tempo alla normalità. Lo stesso dicasi dell’India, del Vietnam, del Giappone, dell’Indonesia. La Russia ha tolto nelle scorse settimane quasi tutte le restrizioni. In nessuna di queste nazioni vi è stata una carneficina. La mortalità, al contrario, è stata di gran lunga inferiore a quella dei paesi europei e degli Stati Uniti.
Molti, pronti a rinunciare a tutti i valori più sacri dell’Occidente, ma non alla presunzione eurocentrica di essere i depositari della verità, diranno che queste nazioni falsificano i dati. Io invece sospetto che i veri falsari siano molto più vicini a noi.
Il fatto che la cosiddetta pandemia abbia in realtà una diffusione che segue i confini dell’impero americano, infierendo in Italia ed in Europa, ma essendo ormai scomparsa in Cina ed in India, non è l’unica bizzarria della narrazione sul coronavirus. In realtà tutti i provvedimenti messi in campo in questi mesi sono privi di ogni logica.
Sarebbe interessante capire perché le scuole debbano essere chiuse e i supermercati rimangano aperti; perché i ristoranti ed i bar debbano abbassare la serranda alle diciotto mentre i corrieri Amazon possano circolare a qualsiasi ora; perché il festival di San Remo sì mentre i teatri no; perché i figuranti delle trasmissioni televisive sì mentre gli spettatori dei cinema no; perché i centri commerciali sì mentre le biblioteche no; perché lo sci all’aperto no mentre la catena di montaggio al chiuso sì; perché i giovani che si ritrovano al bar minacciano la vita altrui mentre i giornalisti che si assembrano per intervistare Conte o Monti fanno il loro lavoro.
In realtà non c’è alcuna logica nei provvedimenti di questi mesi che non sia quella di provocare la demolizione controllata dell’economia del paese e la digitalizzazione forzata di tutti gli aspetti della vita umana.
Chi pensa che dietro le parole dei virologi di regime al soldo di Bill Gates o dei politicanti da strapazzo della colonia italica vi sia una qualche preoccupazione per la salute pubblica, non ha capito niente.
Illustrazione di copertina: Andrea Ucini