
Dark Kitchen
Il combinato disposto di emergenza sanitaria e emergenza climatica va letto anche come un processo di definitiva occupazione da parte delle multinazionali degli spazi che prima erano appannaggio delle piccole e delle medie imprese.
A breve le multinazionali saranno le sole a poter soddisfare requisiti sanitari e ambientali cuciti su misura per loro. I piccoli, essendo impossibilitati ad uniformarsi a norme create appositamente per i grandi, un poco alla volta soccomberanno.
A quel punto le multinazionali razzoleranno a prezzi di saldo le piccole imprese in difficoltà, assorbendone la proprietà e le rispettive quote di mercato; stesso destino occorrerà alle attività commerciali, che saranno acquistate per essere trasformate in negozi retail dei grandi gruppi.
Chi era proprietario nella migliore delle ipotesi diventerà dipendente. Molti saranno presto disoccupati. Insomma gli avvoltoi stanno volteggiando in cielo, stanno aumentando a dismisura i loro capitali sui mercati finanziari e sono pronti a gettarsi sulla carcassa dell’economia reale messa in coma farmacologico dall’emergenza sanitaria indotta.
Nessun nesso causale, solo l’ennesima coincidenza
“Non è una nuova serie di Netflix e nemmeno un film horror. Le dark kitchen sono l‘evoluzione del food delivery. Da qui potrebbero nascere in futuro i vostri piatti preferiti ordinati dalle app di cibo a domicilio più famose. Le dark kitchen sono infatti delle cucine centralizzate, “chiuse”: ristoranti in cui non si recano i clienti, ma dove vengono prodotti i piatti che poi vengono consegnati con le consegne a domicilio.
L’esperienza del ristorante come momento sociale e collettivo viene meno, per “concentrarsi” su ciò che viene prodotto, ordinato e proposto nel menu.Come funzionano le dark kitchen?
Il ristorante, inteso come luogo fisico dove consumare il pasto, diventa casa propria. Un trend che sta diventando sempre più forte per il fenomeno delle app di food delivery. Gustare i piatti dei ristoranti comodamente sul divano, con la serie tv o gli amici del cuore attorno.
Capita così che il ristorante, ovvero la cucina dove chef e brigata cucinano i piatti, in certi casi rappresenti quindi solo la fase della cucina, una cucina chiusa. Una dark kitchen appunto, che produce quanto verrà consegnato poi tramite i rider ai clienti.
Il mondo della ristorazione si sta riorganizzando per rispondere efficacemente alla richiesta di mercato e al fenomeno del food delivery. I ristoranti così assumono una “seconda personalità”: inviano uno dei loro chef in queste cucine collettive chiuse dove vengono date istruzioni per preparare i piatti più richiesti dal popolo delle app di food delivery.
Dei “ristoranti collettivi”, senza avventori e camerieri, ma solo con chef e fattorini: queste sono le dark kitchen.“
La vera ricchezza infatti di un servizio di food delivery sono i big data: le preferenze e i profili degli avventori vengono raccolti e organizzati. Chi possiede quei dati, può facilmente capire quali siano le pietanze più richieste in un dato periodo, persino cosa viene ordinato di più a seconda del periodo o della situazione climatica.
Da questa base quindi parte l’organizzazione delle dark kitchen. Ma il fenomeno si apre ai ristoranti per sviluppare molte altre opportunità, non solo per ottimizzare e gestire meglio la domanda dei clienti.
[…] “Il fenomeno è interessante e va tenuto d’occhio, perchè non solo dimostra come il food delivery stia cambiando le abitudini dei clienti ma anche dei ristoratori, ma anche perchè a breve potrebbe approdare in Italia.
A novembre dello scorso anno (2018) la banca d’investimenti Ubs ha analizzato più a fondo il mondo della consegna del cibo a domicilio e i suoi possibili sviluppi futuri nel rapporto intitolato “Is The Kitchen Dead?” (La cucina è morta?). In 82 pagine sono state esaminate le risposte di un sondaggio effettuato su un campione di oltre 13.000 consumatori in tutto il mondo. Unendo i dati delle app di food delivery e coinvolgendo nello studio una serie di esperti del settore, i ricercatori stimano che il food delivery mondiale crescerà fino a 365 miliardi di dollari entro il 2030, con una crescita del 20% ogni anno rispetto al mercato dei 35 miliardi di oggi.“
Uno scenario innovativo ma anche potenzialmente pericoloso per la ristorazione tradizionale: entro il 2030 [Toh, ecco che ritorna la solita data Ndr] secondo il report di Ubs la maggior parte dei pasti attualmente cucinati a casa saranno invece ordinati online e consegnati da pop-up o dark kitchen). L’intera “catena” potrebbe cambiare radicalmente col mutare delle abitudini di acquisto di cibo nei supermercati e la volontà di uscire a mangiare fuori sempre meno spesso.
Fonte: articolo del 2019:
Illustrazione di copertina: Anna Parini

