Politica,  Società

Dopo il lavaggio del cervello basta green pass

Dice la gente: ah, adesso sono guarito e posso andare in giro, me l’ha detto lo Stato. Lo Stato che decide come stai e se puoi essere: chi l’avrebbe detto, dopo la caduta delle ideologie e dei muri, che ci saremmo ritrovato a questo, per giunta in un Occidente vaccinato contro le dittature? Si vede che anche quello era un vaccino a scadenza, la voglia di dirigismo, di controllo restava strisciante e alla prima occasione si è scatenata più virulenta che mai. Ti piace questo governo? È come essere in un regime! Due anni di progressive restrizioni, di violazioni fuorilegge, di propaganda forsennata hanno lasciato il segno, la gente non è più quella di prima, la proverbiale furbizia italica sostituita da uno zelo paranoico, ieri circolava su Twitter il video di uno che dava di matto, in treno aggrediva i passeggeri perché non portavano la mascherina, certi urli, certi ringhi, un posseduto, un invasato. “Curati, stai male” dicevano gli altri ma lui si agitava di più, li aggrediva e gli cadeva, anche a lui, la sacra mascherina. Una mutazione antropologica che credevamo accidentale e invece era chirurgica. Studiata bene, per fasi successive, coi virologi da trivio spediti nelle televisioni a seminare confusione e paura, a rilanciare sempre, ancora una dose, ancora una, all’infinito. In Piemonte è successo un casino, alcuni fanatici si sono sparati la quarta senza aspettare e il sistema è saltato, nessuno vuole risponderne e i giudici non sanno che pesci pigliare.

La mutazione genetica, antropologica c’è ed è irreversibile. Tolgono l’obbligo di mascherina all’aperto ma in tanti la tengono, non si fidano, li vedi passare in macchina imbavagliati da soli come dementi, ancora dopo due anni, la paura ancestrale della morte che si palesa intorno agli otto anni, ha la forma del morbo misterioso e ghermisce quelli nell’età della ragione: anche se sei guarito, sei immunizzato naturale, stammi lontano! Non c’è nessuna logica, nessun fondamento scientifico, siamo tornati al “mille e non più mille”, alla fine del tempo di sapore magico, alle profezie di sventura, al terrore dell’ignoto e del destino. Ah, adesso che ho il green pass indefinito posso vivere, posso fare quasi quello che facevo prima. Le facce grandguignolesche del potere, per scomodare Pasolini, lo sanno e, tramite i giornali di regime e i saltimbanchi di regime, promettono riduzioni graduali, “senza esagerare”: certo non possono rimangiarsi un simile criminale scempio tutto di colpo, ma c’è anche un altro calcolo ed è di non riabituare i cittadini a sentirsi tali: adesso che vi siete riconosciuti come sudditi, dovete restarlo, dovete ringraziarci per tutto, per le chiusure e per le concessioni, dovete essere grati anche quando vi costringiamo ma spiegandovi che tornate a respirare.

I cittadini sudditi ringraziano, pensano: beh, in fondo non è poi così male questo green pass, e ci senti come una rabbia meschina, squallida, gli altri che si arrangino, che crepino, io ho fatto tutto quello che mi hanno detto di fare, ho sopportato, ho obbedito, loro no e adesso dovrebbero essere liberi quanto me? Ma non sono liberi. Nessuno lo è e nessuno ritorna ad esserlo fino a che questa farsa e tragica farsa non si chiude definitivamente. Adesso lo ammettono tutti, il green pass non aveva alcuna ragione profilattica, era un brutale calcolo di potere, un esperimento sociale come dice il resto del mondo dell’Italia, serviva a rimandare ogni decisione, dagli equilibri precari in seno ai partiti ai soldi del piano europeo che non vengono, dall’elezione del Presidente all’approdo naturale della legislatura che consente il vitalizio agli scappati di casa; in più, vincolare sessanta milioni a un codice puntiforme può sempre tornare utile, alla prima emergenza, alla prossima pandemia. Chi è chiuso non protesta, non crea problemi, non domanda, non vuol sapere. Il regime è cinico e il suo cinismo non conosce decenza, prima ha fatto ammalare di mente tutti, poi gli ha promesso il bonus psicologo: forse il PD pensava a Foti, quello di Bibbiano. I cittadini hanno diritti, gli schiavi hanno premi e punizioni e a quelli si abituano e se qualcuno non si abitua scatta la logica del branco che divora il diverso. Il CTS diceva un mese fa: vedrete a febbraio, avremo due, tremila morti al giorno: le curve sono tutte in discesa, l’epidemia è passata, nei Paesi ragionevoli senza greenpass, senza chiusure paranoidi e senza obbligo di ridursi a puntaspilli, solo più velocemente e con meno conseguenze, ma questi insistono: no, potrebbe sempre succedere qualcosa, il vaccino va messo a vita, il lasciapassare va tenuto a vita.

Qualcosa, senza dire cosa, un virus, una catastrofe atomica, una moria, un asteroide. Poi qualcosa succede davvero, per esempio l’orlo di una guerra potenzialmente catastrofica, per esempio l’esplosione di bollette dovute alla latitanza sciagurata di Unione Europea e governo italiano, ma di questo non se ne preoccupa. Qualche bellimbusto di servizio dice che prova un orgasmo ogni volta che sfodera il greenpass rafforzato, e che se un milione e mezzo di ultracinquantenni non lavorano, peggio per loro, così imparano a vaccinarsi. Cretini, voyeur del QR, ma in tanti la pensano allo stesso modo e senza nemmeno l’attenuante del carrierismo. Ci credono e alla libertà non pensano più, la dignità di individui l’hanno completamente rimossa se mai l’hanno avuta. Temono di morire e non si accorgono che la loro abiezione serve solo a non rimandare un mentecatto di ministro a passare i pomeriggi in un bar di provincia. Il greenpass è stato un fallimento, uno strumento eversivo, una vergogna. Non va congelato o ridotto, va eliminato una volta e per sempre. E per tutti.

Max Del Papa

SEGUICI SU TELEGRAM

Culturaidentità / Illustrazione di copertina: Mirko Cresta

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *