Attualità,  Politica

Esportare la democrazia

Le guerre in Afghanistan, Iraq, Siria e Libia, sono solo una parte di un presunto sforzo per creare ordine sociale “diffondendo la democrazia“. Questa idea non è semplicemente donchisciottesca, è pericolosa. 

La retorica implica che la democrazia sia applicabile in una forma standardizzata (occidentale), che possa avere successo ovunque, che possa porre rimedio ai dilemmi transnazionali odierni e che possa portare pace, piuttosto che seminare disordine. Non può.

La pericolosa convinzione che la sua propagazione tramite eserciti possa essere effettivamente fattibile sottovaluta la complessità del mondo.

I Balcani sembravano mostrare che le aree di tumulto richiedevano l’intervento, se necessario militare, di stati forti e stabili. E gli USA, sono stati pronti con la necessaria combinazione di megalomania e messianismo, derivata dalle sue origini rivoluzionarie. Oggi, nella loro supremazia tecno-militare, sono convinti della superiorità del loro sistema sociale e, dal 1989, non ricordano più – così come anche i più grandi imperi conquistatori – che il loro potere materiale ha dei limiti. Come il presidente Wilson, gli ideologi di oggi vedono una società modello negli Stati Uniti: una combinazione di legge, libertà liberali, impresa privata competitiva ed elezioni regolari e contestate a suffragio universale. Non resta che rifare il mondo a immagine di questa “società libera”.

Questa idea è rischiosa perché la logica e i metodi dell’azione statale non sono quelli dei diritti universali. Tutti gli stati costituiti mettono al primo posto i propri interessi. Se hanno il potere, e il fine è considerato sufficientemente vitale, gli stati giustificano i mezzi per raggiungerlo, in particolare quando pensano che Dio sia dalla loro parte. Sia l’impero del bene, sia quello del male, hanno prodotto l’imbarbarimento della nostra epoca, cui ha contribuito la “guerra contro il terrore”.

Voler imporre la democrazia – letteralmente, il potere del popolo – contro la volontà dello stesso popolo è semplicemente una stupidaggine. Nonostante i bombardamenti “chirurgici”, le “bombe intelligenti” e altri sviluppi tecnologici, la guerra è ancora una faccenda sporca, con conseguenze che colpiscono indiscriminatamente intere popolazioni. 

Così ci si trova in una situazione che ricorda qualcosa che potrebbe scrivere George Orwell: si usa la guerra per promuovere la pace, e si applica la violenza per garantire la democrazia ma il XX secolo, ha dimostrato che gli stati non possono semplicemente rifare il mondo o abbreviare le trasformazioni storiche. Né possono effettuare cambiamenti sociali trasferendo istituzioni oltre confine.

Prof.ssa Nia Guaita

Illustrazione di copertina: John W. Tomac

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