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Folgorati sulla via di Pregliasco

Il regime c’è, la dittatura c’è e la gente, sgomenta, dice: allora è proprio finita, allora non ne usciremo più. Ma non è detto. La nuova raffica di astrusità partorita dalla cabina di regia di Draghi e la pletora di esperti in topiche arriva nel pieno della tortura sanremese ma sono regole da dittatura e la gente se ne accorge lo stesso. Mirano ad inasprire il conflitto fra chi riga dritto e chi storto, accentuano le discriminazioni verso i no-puntaspilli. Queste norme sono antidemocratiche in ogni rigo: nella pretesa di rendere la vita ulteriormente difficile a otto, dieci milioni di persone, nell’ostinazione con cui si insiste con misure inutili e repressive sotto gli occhi di un mondo che invece le abbandona, se mai le aveva adottate, nel balletto delle zone rosse che non si capisce chi debbano colpire, nel nonsenso degli stranieri cui basterà un tampone per tutto ciò che agli indigeni richiede l’ormai famigerato greenpass rafforzato.

Siamo gli unici sul pianeta: l’Austria frena, l’Inghilterra spalanca, la Danimarca si pente, l’Olanda ci ripensa, in Canada il primo ministro che faceva il bullo è scappato, non si sa dove, e la sensazione è che il ragazzo Macron potrebbe raggiungerlo presto, eccetera. Ma quello italiano, ormai è evidente, ormai nessuno lo nasconde più, è un esperimento sociale volto a capire quanto ancora i cittadini potranno sopportare in funzione di uno sbocco autoritario di tipo cinese. Se commercianti, esercenti, e chi ancora guida in auto da solo con la mascherina non lo vedono, allora buon Sanremo a tutti.

Però si può anche valutare in controluce l’ennesimo delirio: Draghi stringe ancora mentre annuncia sollievo e riaperture, di certo qualcosa si sta muovendo. Lo scenario non è, e non potrebbe essere, quello del periodo natalizio (sembra passato un secolo, è appena un mese fa). Ma perché non interpretare le chiusure aperturiste del regime come una prima, timida, maldestra ammissione? Chiaro che il potere non può mollare tutto subito, tuttavia si avverte come una cauta ansia da ripensamento (Draghi è arrivato ad ammettere che “le misure fin qui adottate sono troppo complicate”). Graduale, ma inevitabile.

Anche perché il regime sa benissimo che sempre più sono quelli che hanno detto basta, che non sono più disposti a seguire e anche senza le ammissioni serotine dei Crisantiper il quale i 447 morti giornalieri sono per lo più vaccinati a fronte di venti, trenta non sierati. Dichiarazione all’apparenza clamorosa, in effetti banale come lo sono le prese d’atto: a migliaia lo avevamo sostenuto in tempi assai poco sospetti, ma i virologi sono così: bravi a fiutare il vento che cambia, ma il riposizionamento alla Google Maps arriva sempre con un attimo di ritardo. Quel Bassetti, che si scaglia contro le mascherine open space, contro la psicosi, come se non fosse stato tra i più fanatici della psicosi! Tra poco ce li ritroveremo tutti novax, questi virologi bravi, come dice Checco Zalone, solo a trovarsi impresari e a non capirci mai “nu cazz”.

Ora, se uno più uno fa due anche nelle faccende politiche, le aperture chiusuriste, le folgorazioni sulla via di Pregliasco, le gabbane rivoltate (anche dai conduttori dalla faccia sempre più di tolla), tutto ciò significa una e una sola cosa: stiamo entrando in campagna elettorale, anzi ci siamo già. E nessuno potrà permettersi il lusso di spenderla col ghigno del persecutore, a parte Speranza che però è un caso a parte, lui vive di pandemia riflessa, se finisce tutto torna nel limbo dei mai nati. Sì, il “regime” si accorge che la gente la maschera la porta, ma sotto al mento; che sempre più botteghe esibiscono il cartello, vietato l’ingresso senza greenpass, ma poi nella pratica fanno finta di niente, ritrovandosi gli affari evaporati nella misura del 90%, insomma la soluzione all’italiana, formalmente ti obbedisco, nella pratica ti fotto. E così comincia a mollare, fingendo coerenza nel rigore folle. Draghi ha un futuro incerto, a Mattarella non andrà meglio perché, uscendo dalla riconferma come un monarca, nella débacle di chi doveva sostituirlo, ha finito per ereditarne anche l’idea di potere: tutto ciò che andrà male, e non c’è dubbio che andrà tutto male, verrà riferito a lui, al Presidente resistente e resiliente. Grande è la confusione sotto il cielo, la situazione non sarà eccellente ma proprio per questo ci sentiamo autorizzati a sperare. E a reagire.

Max Del Papa

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CulturaIdentità / Illustrazione di copertina: Gerard DuBois

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