Cultura,  Società

Gli occhi di Czeslawa

Czeslawa Kwoka aveva 14 anni. Questa foto fu scattata poco prima che un’iniezione di fenolo nel cuore la uccidesse. Era il 18 febbraio del 1943.

È una foto talmente potente da rendere qualsiasi parola superflua. Sono i suoi occhi, ancora oggi a distanza di quasi 80 anni, a parlarci. Sono la porta dell’anima, guardano fissi come a chiedere il perché di quell’assurdità, come a voler intrappolare il proprio spirito in quella pellicola. Per sempre. Per farci comprendere.

Perché non basta ricordare.

Il fotografo prigioniero Whilem Brasse in un documentario racconta: «Era così giovane e così terrorizzata. La ragazza non capiva perché fosse lì e cosa le stessero dicendo. Allora una donna Kapò prese un bastone e la colpì in faccia. Quella donna tedesca stava solo sfogando la sua rabbia contro la ragazza. Una ragazza così bella, così innocente. Lei pianse, ma non poté fare nulla. Prima che la fotografia fosse scattata, la ragazza si asciugò le lacrime e il sangue dal taglio sul labbro. A dire la verità, mi sentivo come se fossi stato colpito io stesso, ma non potevo intromettermi. Sarebbe stato fatale. Non potevi dire assolutamente nulla»

Quel volto, terrorizzato e coraggioso nello stesso tempo, è divenuto eterno per noi, per mostrarci fino a che punto può arrivare chi ha il potere di giocare d’azzardo con l’umanità, perché come disse Primo Levi ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte e oscurate.

Nessuno a quel tempo avrebbe pensato che si potesse arrivare a tanto, ma avvenne grazie alla complicità di tutti. I “giusti” oggi vengono ricordati proprio per essere andati contro le regole senza paura di rischiare, ma allora i giusti erano invece tutti quelli che accettavano senza domande e spesso senza nemmeno riconoscere il male che si stava manifestando.

Se non riusciamo a vedere tutto questo in quegli occhi significa che continueremo a non imparare nulla dalla storia, a non capire che certi demoni sono solo sopiti. Significa che il Giorno della Memoria non è nient’altro che propaganda radical chic per sentirsi in pace con sé stessi.

No, non basta ricordare.

“Educazione non è memorizzare che Hitler ha ucciso sei milioni di ebrei. L’istruzione è capire come è stato possibile che milioni di persone comuni fossero convinte che fosse necessario farlo. L’istruzione è anche imparare a riconoscere i segni della storia, se si ripete.

Anche Hitler diceva di essere per la pace. Tutti sono per la pace.”

(Noam Chomsky)

Mario Percudani

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