Attualità,  Politica

I 5Stelle ora sono una corrente letteraria

Non ce n’eravamo accorti ma i 5 Stelle si sono trasformati da movimento politico in corrente letteraria. I crepuscolari. Giunti al tramonto della loro attività politica o difendendo gli ultimi incarichi prima che faccia notte, scrivono elegie letterarie autobiografiche. È vasto il campionario di opere partorite da questa nuova tendenza letteraria nel corrente e morente anno. Il precursore fu Rocco Casalino, burattinaio di Conte a Palazzo Chigi, che ha elevato un monumento a se stesso intitolato Il Portavoce; d’altra parte non avrebbe potuto chiamarsi il portaombrelli o il portacenere. Segue a ruota Lucia Azzolina, già ministro a rotelle della Pubblica Istruzione, con la sua opera La vita insegna, in cui la vita è sempre lei, in persona personalmente, che insegna col suo fulgido esempio di docente e ministro in Dad. Il punto più alto dei crepuscolari viene toccato da un proverbiale genio della letteratura contemporanea, anzi estemporanea, il Danilo Toninelli da Soresina, che si celebra in un’autoagiografia intitolata eroicamente Non mollare mai, con un sottotitolo tra il vittimismo e la mitomania: La storia del Ministro più attaccato di sempre. Altro che Giolitti o Mussolini. È lui the best, che vuol dire Il migliore, non fraintendete.

Seguono a ruota i Romolo e Remo della lupa grillina, uno che rappresenta il grillo-regime e l’altro il grillo-movimento, per applicare ai 5 Stelle le note categorie usate da Renzo De Felice per distinguere il fascismo rivoluzionario dal fascismo al potere. Il rivoluzionario naturalmente è lui, Ale Diba, nei sommari di storia e letteratura noto come Alessandro Di Battista, che ha scritto come tutti i grandi rivoluzionari il suo manifesto autobiografico intitolato combattivamente Contro! Con un sottotitolo che spiega la solitudine der Che, abbandonato dal Movimento come un gatto in tangenziale: Perché opporsi al governo dell’assembramento. Alé.

Al Che de Roma risponde O’ Peron de Napule, il cui nomignolo risaliva un tempo alle birre dello stadio San Paolo e ora ricorda invece il leader argentino, fondatore del peronismo. Luigi Di Maio, plenipotenziario agli Esteri e abolitore della Povertà, si è cimentato in un’opera letteraria più sentimentale, non contro – come il suo fratellastro Diba – ma amorosa. La sua autobiografia ‒ avendo raggiunto la veneranda età di 35 anni è tempo di bilanci – è intitolata teneramente Un amore chiamato politica. Il sottotitolo promette “La mia storia e tutto quello che ancora non sapete”. Sarà come leggere i diari di Cavour o di Churchill ma in una versione letteraria sicuramente più degna.

Conclude provvisoriamente la rassegna letteraria dei grillini autori e autobiografi, detti in breve auto-grill, la confessione sincera e sorprendente, attesa in tutto il mondo, di Vincenzo Spadafora, intitolata Senza Riserve, col sottotitolo In politica e nella vita. A differenza di Di Maio, Spadafora non smentisce le dicerie sulla sua gayezza ma fa una dichiarazione esplicita e solenne di omosessualità. Spadafora pride. Eravamo tutti in apprensione sulla questione, corrosi dal dubbio ma lui ce lo ha dissipato, con l’autocertificazione. Da oggi il mondo non sarà più lo stesso, avendo saputo degli orientamenti sessuali di Spadafora.

Intanto si minacciano memoriali della mitica imperatrice romana Virginia Raggi, contromemoriali del letterato scapigliato Nicola Morra; si rovista nei cassetti di Vito Crimi, Lorenzo Fioramonti e Barbara Lezzi, in cerca di loro inediti e autografi. Altre opere ingrosseranno le fila di questa epopea storico-letteraria grillina, tutta fondata sull’autobiografia. Ma non lo fanno per egocentrismo, come ingiustamente insinuate: è l’unico argomento che conoscono, non potrebbero scrivere d’altro che di se stessi. Chi di loro vincerà il Nobel di cittadinanza? Ai post l’ardua sentenza.

All’ermetismo invece ha aderito di recente il loro patrocinatore, avv. Giuseppe Conte da Volturara Appula. Dopo una serie di OneManShow a reti unificate in Rai e dopo una selvaggia lottizzazione della medesima quando era a Palazzo Chigi, ha deciso di chiudersi in se stesso per protesta contro la medesima Rai che nella nuova lottizzazione draghiana ha evacuato la precedente lottizzazione contiana-casaliniana-grillina. Lui si è incapricciato e ha minacciato di far crollare gli ascolti sottraendo la sua sacra immagine, il suo parlare cavernoso e stentato e la brillante vacuità dei suoi interventi agli schermi dalla tv di Stato. Si confida nella mediazione di Draghi e della Merkel per farlo recedere dal terribile proposito. Peraltro se togli a Conte il video, cosa resta? Pochette. L’illustre presidente emerito probabilmente sta preparando la sua Opera Omnia con in appendice i nuovi codici civile, penale, stradale e televisivo; ma la farà uscire postuma, perché lui la storia preferisce scriverla in diretta, dal vivo. Trapelano anticipazioni sul titolo: Sono apparso a Padre Pio, ma anche stavolta sarebbe un mezzo plagio.

In verità, la tendenza all’autobiografia dei politici è infrenabile e prende un po’ tutti, da sinistra a destra. Per carità, ognuno faccia politica come crede. Solo due avvertenze, per tutti: la prima, cercate di parlare un po’ meno di voi stessi e un po’ più della ragione per cui siete là, le motivazioni, le idee o meglio trattate un argomento a piacere, come si chiede ai candidati impreparati: tutto meno che di se stessi. La seconda, cercate di stabilire un decoroso equilibrio tra libri letti e libri scritti. Perché molti dei suddetti scrittori, già al loro esordio letterario, hanno scritto più libri di quanti ne abbiano letti.

Marcello Veneziani

Illustrazione di copertina: Joey Guidone

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