
I diritti dei bambini e degli adolescenti
Oggi, 20 novembre, il calendario delle ricorrenze pone alla nostra attenzione questo tema. Quest’anno, peraltro, sono trascorsi trent’anni dalla ricezione della Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia da parte dello Stato Italiano, con la legge 176/1991. Andrà svolta una riflessione succinta e cruda, andando dritti al punto.
Come è stato detto, Covid è stato ed è tuttora il più grande e più tragico caso di trasferimento di rischio dalle generazioni adulte a quelle dei figli.
Tutto è stato fatto “basta che funzioni” (o che prometta di funzionare, pur in assenza di qualunque base scientifica), nella più conclamata indifferenza delle previste conseguenze su bambini, adolescenti, giovanissimi.
Il video di Telefono Azzurro diffuso un anno fa era piuttosto incisivo: il palazzo bruciava, un uomo, appena messosi in salvo, si rende conto che manca qualcuno. Si ributta tra le fiamme, sale le scale, raggiunge il suo appartamento. Entra, vede riparato sotto un tavolo un bambino, presumibilmente suo figlio. Accanto un cagnolino. Il volto dell’uomo si illumina per il sollievo e la determinazione. Prende in braccio il cane e corre verso la salvezza.
Il sacrificio dell’infanzia sull’altare del terrore dei loro genitori non è stato e non è un problema soltanto italiano, ma è stato ed è un problema soprattutto italiano. Nessuno, infatti, nelle democrazie occidentali, ha fatto male come noi.
La chiusura delle scuole, prolungata oltre ogni dire e oltre ogni altro esempio europeo; le modalità per mandare una classe in DAD durante la seconda ondata – le più aspre e “facili” in Europa; la nuova chiusura generalizzata, tra i primi provvedimenti di Draghi; l’imposizione delle mascherine a scuola, una misura non scalabile (in contrasto con le indicazioni del CTS), attuata indiscriminatamente a prescindere dalla situazione epidemiologica locale e da qualunque considerazione sulle conseguenze negative (in contrasto con le indicazioni di OMS e Unicef), censurata (senza effetto) più volte dai tribunali, mai rimossa e tuttora in vigore; il TSO inflitto a un ragazzo di Fano che inscenava una composta e pacifica protesta contro l’obbligo di mascherina al banco; la condizioni carcerarie e nosocomiali delle scuole, con la cancellazione degli aspetti di socialità, spontaneità e relazionalità, nonostante un tasso favoloso di vaccinazione tra il personale scolastico, oltre il 90%; la repressione di minorenni che protestano per “riavere la ricreazione”, fino alle cariche della polizia su minorenni, e quella faccia spaccata davanti al liceo Ripetta; la pressione psicologica e sociale per la vaccinazione, una vaccinazione che in altri Stati non è nemmeno raccomandata in modo generalizzato per gli adolescenti; l’offerta agli adolescenti e ai giovani di un farmaco (Moderna)che è stato bloccato per queste fascia di età in altri Stati, in nome della loro sicurezza; il ricatto del green pass – vaccino o tampone ogni due giorni – per poter fare una vita minimamente dignitosa, compresa la propria formazione culturale e intellettuale (teatri, cinema, musei), la propria salute psico-fisica (attività sportive, piscine, palestre), il proprio equilibrio e sviluppo psicologico (occasioni di socialità, corsi extrascolastici); i discorsi d’odio che hanno aizzato le folle contro gli esitanti, compresi milioni di adolescenti, chiamati disinvoltamente “traditori”, “vigliacchi”, “disertori” (“che in altri tempi sarebbero fucilati sul posto”), “egoisti”, “indegni di frequentare luoghi pubblici”, “sorci”.
Di fronte all’impatto di tutte queste politiche su bambini e giovanissimi, la parola d’ordine delle istituzioni è sempre stata: “non c’è problema”.
Le dichiarazioni della Società Italiana di Pediatria, o dei suoi più alti rappresentanti, nel corso della pandemia – sulle mascherine e sulla vaccinazione, per esempio – sono emblematiche. Il silenzio assoluto, tombale, del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza su questi aspetti è ancora più emblematico.
Oggi – già da un anno – siamo arrivati a contare i suicidi degli adolescenti, i ricoveri nelle cliniche per disturbi alimentari, gli accessi al pronto soccorso per crisi psichiatriche. Numeri di gran lunga superiori alle medie pre-covid, va sottolineato a scanso di equivoci e per evitare infami minimizzazioni.
Oggi, come in altre parti del mondo un anno fa, le terapie intensive sono piene di neonati colpiti dal virus sinciziale, ben più grave del covid per loro: dono avvelenato, tragico, di lockdown e restrizioni, che hanno sovvertito gli equilibri tra sistemi immunitari ed ecosistema microbiologico. Parliamo di centinaia di neonati intubati, è bene che quelli del “fatevi un giuro in terapia intensiva” cerchino di visualizzare questa immagine.
Oggi ci prepariamo a una aggressiva campagna vaccinale per i bambini, non sappiamo ancora con quali forme di persuasione, ricatto o obbligo, sostenuta da governo, Cts e dalla solita Società Italiana di Pediatria; che creerà altri drammi e conflitti all’interno delle famiglie, ed esclusioni, discriminazioni, sospetti, stigma sociale, inquisizioni, a danno di bambini dai 5 agli 11 anni, come già avvenuto per adolescenti tra i 12 e i 17.Questo mentre la Società di pediatria francese dirama un comunicato ufficiale in cui dice che non è il momento di vaccinare i bambini in Francia, è necessario aspettare più dati, a loro tutela. Mentre lo stesso Vaia, direttore dello Spallanzani, definisce “ideologia e fanatismo” la volontà di vaccinare i bambini sani in queste condizioni.
In aprile 2020 ho parlato di stupro dell’infanzia. A giugno del paese degli orchi. A settembre ho scritto e promosso una petizione – perfezionata e adottata da Pillole di Ottimismo (ne è passata di acqua sotto i ponti…) per interessamento e condivisione con Sara Gandini – per una scuola aperta e umana anche in pandemia. A dicembre ho scritto decine di lettere, con centinaia di sottoscrittori, contro l’uso indiscriminato e continuativo delle mascherine nelle scuole. A febbraio 2021 ho scritto una petizione al nuovo governo Draghi chiedendo di soccorrere l’infanzia con misure urgenti e imponenti di risarcimento, compensazione e liberazione. In agosto ho promosso con Olga Milanese una petizione contro il green pass, pensando anche e soprattutto ai giovanissimi, colpiti ugualmente dalla violenza della misura. A settembre ho pubblicato sul sito dell’Istituto Italiano di Studi Filosofici un articolo, cofirmato da Giovanni Agnoloni ed Enrico Macioci, che denunciava le drammatiche conseguenze del green pass sugli adolescenti e i giovanissimi.
Oggi siamo qui, nel baratro di una società che si gingilla con sogni di apartheid essendo incapace di ammettere che, incantata dalla favola del vaccino-messia che ci avrebbe portato fuori dalla pandemia (“teniamo duro ancora due mesi e ne saremo fuori”), non ha fatto nulla, nulla, nulla, per un anno, per trovare modi sostenibili per convivere con un virus destinato a restare, proteggendo i fragili e restituendo la libertà e la dignità a tutti quanti, bambini e adolescenti per primi.
Chiudo citando, per l’ennesima volta, la Convenzione internazionale dei diritti dell’infanzia. I quattro principi fondamentali sono riassunti da Unicef in questi termini:
* Non discriminazione (art. 2): i diritti sanciti dalla Convenzione devono essere garantiti a tutti i minorenni, senza distinzione di razza, sesso, lingua, religione, opinione del bambino/adolescente o dei genitori.
* Superiore interesse (art. 3): in ogni legge, provvedimento, iniziativa pubblica o privata e in ogni situazione problematica, l’interesse del bambino/adolescente deve avere la priorità.
* Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo del bambino e dell’adolescente (art. 6): gli Stati devono impegnare il massimo delle risorse disponibili per tutelare la vita e il sano sviluppo dei bambini, anche tramite la cooperazione internazionale.
* Ascolto delle opinioni del minore (art. 12): prevede il diritto dei bambini a essere ascoltati in tutti i processi decisionali che li riguardano, e il corrispondente dovere, per gli adulti, di tenerne in adeguata considerazione le opinioni.
L’articolo 3 merita di essere citato per esteso: “In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente.
”Carta straccia.
La distanza tra questi sacri, inviolabili principi e la realtà delle politiche attuate in Italia negli ultimi 22 mesi dà la misura del grido che in questa giornata dovrebbe essere lanciato.
Militanza Del Fiore / Illustrazione di copertina: Daria Kirpach

