
I gatekeeper “devono” lavorare per noi
Solo chi ha una visione statica e non dinamica della lotta politica, inutile e non utile, e in ultim’analisi distruttiva e non costruttiva della realtà pone sempre l’accento sugli aspetti negativi e non su quelli positivi.
La questione dei “gatekeeper” – letteralmente “guardiani dei cancelli” –, ovvero tutte quelle forze politiche e personaggi importanti in grado di incanalare ma poi “tradire” il consenso del popolo, va inserita proprio in questo quadro.
In molti di noi appoggiammo il governo giallo-verde, pur sapendo dell’operazione semi-massonica del M5S e della demagogia “arraffa voti” della Lega, perché anche riuscire a portare in avanti la palla di pochi metri era una cosa utile al nostro gioco.
Ed era quello che importava, senza creare false illusioni su Conte l’“Avvocato del popolo” o Salvini il “Capitano”, e senza di conseguenza restarne nemmeno delusi.
E ancora, un discorso simile vale per Meloni, per Paragone, per le azioni di personaggi come Borghi, Bagnai, Siri e pure per Freccero al quale ora tocca la solita macchina del fango – buuuu Freccero gatekeeper, venduto, infiltrato!
L’atteggiamento giusto è invece quello di ottenere il massimo dal contesto che si ha a disposizione, come in una “guerra di posizione di lunga durata”, mantenendo i nervi saldi, la freddezza e la lucidità di calcolo.
A dirla tutta un’operazione simile la si poteva tentare anche con Draghi, con “gruppi di pressione” in grado di direzionare il suo operato, seppur in funzione esclusivamente “tattica”, a vantaggio del popolo e non delle élite.
Ogni personaggio, partito, movimento o capo politico non è che una pedina, un agente di forze storiche, e non conta in sé e per sé in quanto singolo!
Sta alle forze storiche che si battono per una “sovranità effettiva ed integrale” del popolo italiano “muovere” tali soggettività nella propria direzione, opponendosi alle élite che invece le direzionano nella propria.
Della serie che “il nemico, anche il peggiore, va fatto lavorare per noi”!
Molto spesso, invece, chi non ha alcuna concezione della politica e vive i fatti del nostro tempo nello spazio esclusivamente internettiano, ma non solo, non si pone mai nell’ottica di progredire nella lotta.
Peggio ancora quando poi si aggiunge quella odiosa e lucubra mentalità effettivamente “cospirazionistica”, già denunciata in tempi non sospetti da molti di noi.
E non sto parlando di quello che media ed establishment ritengono come tale, ma di quella specifica forma mentis secondo la quale i giochi sono sempre “fatti”, c’è sempre un venduto o uno di cui sospettare, il nemico è invincibile, e nessuna soluzione è mai possibile e proposta.
Le uniche “soluzioni” partorite sono solo ipotetiche manifestazioni di milioni di persone a Roma e assalti al parlamento stile Rivoluzione russa; e quindi sempre l’aspetto dell’opposizione e mai quello della costruzione e del governo della comunità è preso in considerazione.
Ma proprio la Rivoluzione russa e lo studio della storia insegnano, che il famoso assalto al Palazzo d’Inverno non era che l’atto di compimento di un lungo percorso, fatto di una millimetrica intelligenza tattico-strategica, una glaciale freddezza, e della costruzione attiva, paziente, costante, faticata, “sottomessa”, di un ordine, “nuovo”, e che è durato quasi un secolo!
Idee&Azione / Illustrazione di copertina: Eiko Ojala

