Il bivio europeo
Stiamo assistendo a quello che in molti abbiamo scritto, nero su bianco, in decine di articoli negli ultimi 10 anni fa. Più gli Stati Uniti spingono sull’acceleratore di un irrealizzabile desiderio di egemonia globale (basata su capitalismo, imperialismo, neoliberismo e neocolonialismo), maggiore sarà il contraccolpo per loro, ma soprattutto per noi Europei.
E’ inutile percorrere tutti gli eventi che hanno portato a dove siamo oggi nel 2022 come conglomerato euro-atlantico a guida statunitense.
Washington è disposta a combattere fino all’ultimo Europeo l’evoluzione economica, militare e sociale di un mondo ormai stabilito in termini multipolare (più nazioni che dominano lo scacchiere globale).
Le possibili sanzioni all’India per l’acquisto dalla Russia di energia ed altre risorse è solo l’ultima dimostrazione di quanto poco controllo ci sia degli Stati Uniti, persino su quelle nazioni considerate allineate e fondamentali, per tentare di arginare l’integrazione del super continente Eurasiatico.
L’unico successo importante per gli Stati Uniti è la definitiva rottura della (mai) realizzabile idea di unione Euro-asiatica. Il sogno di un collegamento economico e materiale dalla Cina fino al Portogallo. Qualcosa che avrebbe potuto rilanciare il nostro destino e che invece ci vede allineati completamente alle posizioni di Washington in termini di illusione egemonica globale, con l’illusorio sogno di una sottimissione dei tre giganti quali India, Cina e Russia.
Per non farci mancare assolutamente niente in questo gioco al (nostro) massacro, iniziano a verificarsi sempre più insistenti voci su un accordo mastodonico tra Riyad e Pechino per la vendita del petrolio Saudita in Yuan. Uno dei pilastri su cui si basa il sostenimento del militarismo e del conseguente debito pubblico USA inizia a vacillare. Non sarà un avvenimento dal giorno alla notte, ma il trend appare tracciato.
La fase storica che stiamo vivendo in questi giorni fa parte di un’accelerazione degli equilibri globali che diventa sempre più tangibile. Non è per nulla casuale che mentre in Ucraina la Russia perseguiva la sua operazione militare speciale, l’Iran abbia bombardato una base operativa Israeliana in Iraq puntando sulla minaccia presente sui suoi confini. Non è una coicidenza che Xi Jinping abbia ribadito ancor più fermamente quale sia il destino di Taiwan (riunificazione con la madre terra) e persino che Kim Jong-Un abbia ventilato un test missilistico intercontinentale.
La sopravvivenza di una nazione è la regola base su cui si fonda l’esistenza di uno Stato e quando questo principio viene minacciato, assistiamo inevitabilmente ad una risposta. A volte può essere economica, spesso è militare.
Se la strada tracciata dagli Stati Uniti e dall’Europa, nell’ottica di arrestare la transizione multipolare, è quella che stiamo osservando in questi giorni, gli aspetti vitali della nostra esistenza come Europei non potranno che peggiorare.
Washington è impegnata a combattere il suo destino fino all’ultimo Ucraino e ben presto non avrà scrupoli a combattere fino all’ultimo Europeo per fermare tutto ciò che non rientra più sotto la sua sfera di influenza.
Servirebbe grande equilibrio e saggezza per navigare una crisi del genere in Europa, ma fino ad ora la nostra unica risposta è stata di fornire più armi all’Ucraina (per avere così più morti tra i civili da imputare alla Russia, dimostrando così peraltro che della popolazione locale non ci interessa minimamente, come in Iraq, Libia, Siria, Afghanistan, etc), minacciare Cina, Iran ed India di sanzioni e legarci ancor più al destino, segnato, degli Stati Uniti.
Non proprio la più brillante delle strategie, per usare un eufemismo.
Arianna Editrice / Comedonchisciotte / Illustrazione di copertina: Borja Bonaque