
Il Buono, il Bugiardo e il Cattivo
Oggi milioni di cittadini, a partire dai 12 anni – ma anche i bambini di ogni età figli di tali cittadini – sono esclusi dalla vita sociale e culturale del Paese; oppure sono gravemente ostacolati nella possibilità di accedere a essa, e di praticarla in modo attivo e passivo.
Il Paese ha rinunciato al valore costituito da migliaia di docenti, medici e operatori sanitari. Tra una settimana l’Italia rinuncerà a molte migliaia di lavoratori in ogni settore.
Oggi c’è un ragazzino che, recatosi al bar con i propri compagni, resta in piedi mentre gli altri si siedono ai tavolini. Magari perché i suoi genitori hanno seguito attentamente i dubbi degli scienziati UK sulla vaccinazione degli adolescenti; e magari ieri hanno letto che Danimarca, Norvegia e Svezia hanno vietato la somministrazione di Moderna agli under 30 – proprio il vaccino che è stato somministrato a molti compagni del loro figlio.
La Certificazione Verde Covid-19 – declinazione italiana del green pass europeo che non ha eguali in nessun altro Paese europeo e forse del mondo – è un dispositivo che in nome della sicurezza e della salute pubblica deforma drammaticamente l’idea stessa di uguaglianza e di cittadinanza, arrivando a escludere dalla vita pubblica milioni di cittadini che compiono una scelta più o meno condivisibile (non è questo il punto), comunque consentita dalle norme (è questo il punto); milioni di persone che nelle prossime settimane potrebbero non avere la possibilità di sottoporsi al tampone con la frequenza richiesta per vivere dignitosamente, finendo così per essere non solo ostacolate, ma fattivamente escluse da una serie di servizi e attività ESSENZIALI, come sono i contesti educativi, formativi, culturali, lavorativi, sportivi. Mi riferisco al fatto che in diverse farmacie le prenotazioni del tampone per il mese di novembre sono già adesso chiuse (so da fonti dirette di diversi casi a Firenze). Lo ripeto e sottolineo: milioni di adolescenti e minorenni sono ugualmente toccati da queste esclusioni, che riguardano anche la cura della propria salute psico-fisica e la possibilità di svilupparsi pienamente come persona e come cittadino.
Credo che nessuno possa negare che, negli effetti, si tratti di una deformazione drammatica. La giustificazione e la proporzione di tale misura sarebbero legate a una promessa molto allettante: avere la garanzia di non essere infettati frequentando determinati luoghi. Una promessa fatta davanti alle telecamere dallo stesso ideatore del dispositivo, il presidente del Consiglio Mario Draghi, che, annunciando l’istituzione del passaporto a fine luglio, ebbe a dire: “Il Green pass è una misura con la quale i cittadini possono continuare a svolgere attività con la garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose.”
Due giuristi accorti e autorevoli come Carlo Melzi d’Eril e Giulio Enea Vigevani, credendo evidentemente a questa versione, a fine agosto sostenevano sulle pagine del Sole24Ore la legittimità:
“Tuttavia, di fronte a una pandemia che flagella il nostro Paese e il mondo intero da un anno e mezzo, il cui contagio è propiziato da assembramenti, specie in luoghi chiusi, non ravvisiamo alcun problema nel condizionare la frequentazione di questi ultimi all’esibizione di un certificato di avvenuta IMMUNIZZAZIONE. Ciò, in particolare, tenuto conto del fatto che la comunità scientifica nel suo complesso non ha dubbi sull’utilità del vaccino e sull’esistenza di persone ‘fragili’, alle quali quest’ultimo non può essere inoculato.”
Poiché al centro del ragionamento figurano il rischio di contagio e la protezione dei soggetti fragili che non possono essere vaccinati, sembra evidente che i due giuristi abbiano confuso il concetto di “immunizzazione” (protezione personale) con quello di “immunità sterilizzante” (impossibilità di trasmettere l’infezione): due concetti che possono essere totalmente slegati, come lo sono in questo caso. È abbastanza sconcertante che due importanti giuristi decretino la legittimità di un dispositivo tanto controverso sulla base di un fraintendimento lessicale e, quindi, concettuale.
Uno studio pubblicato il 4 ottobre su The Lancet – condotto su 3 milioni e mezzo di persone vaccinate, finanziato dalla stessa Pfizer, di cui ha dato notizia il Corriere della Sera – mostra che dopo il completamento del ciclo vaccinale la protezione dal rischio di contrarre la malattia in forma grave perdura per almeno quattro mesi; mentre la protezione dall’infezione diminuisce rapidamente in modo lineare e, passato lo stesso lasso di tempo, la protezione dall’infezione (e quindi dalla possibilità di contagiare) scende dal 93 al 53%. Osservando i grafici, verrebbe da credere che la protezione continua a decrescere seguendo un andamento lineare nei mesi successivi. Quindi dopo 8 mesi la protezione sarà ridotta al…? 30%? 25%? 20%? E dopo 10 mesi?
Lo studio ci dà anche interessanti informazioni per fasce di età: tra i 16 e i 40 anni – dove la protezione individuale è meno necessaria (su 130.000 morti totali, a fine luglio in Italia erano circa 50 quelli di persone sotto i 40 anni senza patologie gravi; fonte: ISS) la protezione cala più rapidamente.
C’è un altro studio condotto da ricercatori di Oxford, di cui ha parlato oggi in audizione al Senato il farmacologo dell’Università dell’Insubria Marco Cosentino, che compie una analoga misurazione, e conclude che i vaccinati si contagiano e contagiano meno dei vaccinati, ma solo per 12 settimane; dopodiché vaccinati e non vaccinati sono uguali.
Lo studio ci dice un altra cosa: l’80% dei contagi è avvenuta a casa; il 10% nei luoghi pubblici; il 10% sui posti di lavoro e a scuola. Da evidenziare questo passaggio dell’articolo del Corriere della Sera che dà conto dello studio:
“La protezione dai contagi è diminuita nel tempo dopo la seconda vaccinazione, con la Delta si tornava ai livelli simili ai non vaccinati entro 12 settimane con il vaccino AstraZeneca e per Pfizer si registrava una sostanziale diminuzione della protezione dopo quel tempo, ma non così drastica.”
Bisogna ricordare che in Italia gira quasi esclusivamente la Delta (rappresentava il 99,7% della circolazione virale il 3 settembre secondo ISS)?
La violenza politica del green pass dovrebbe essere giustificata da una netta separazione tra i “buoni” e i “cattivi”, microbiologicamente parlando.
Sapevamo che questa era una solenne manipolazione della realtà (noi avremmo rigettato il green pass anche se fosse stato vero, ma questo è ancora un altro discorso).
E oggi sappiamo, sulla base dei risultati sperimentali, che i “buoni” cominciano a essere meno buoni già dal giorno successivo alla somministrazione del sacramento; sappiamo che dopo 4 mesi i buoni si trovano già a essere a metà strada tra la salvezza e la dannazione; e possiamo ipotizzare che dopo 8 o 10 mesi siano molto più simili agli intoccabili.
Tuttavia la bontà dei buoni dura integra e incorruttibile, nominalmente e giuridicamente, per 12 mesi.
Oggi, 7 ottobre, i luoghi accessibili soltanto con green pass – quelli in cui dovrebbe esserci la “garanzia di ritrovarsi tra persone che non sono contagiose” – sono frequentati da 14 milioni di persone che hanno completato il ciclo vaccinale più di 4 mesi fa, la cui protezione dall’infezione – secondo il primo studio che citavo – è scesa almeno al 50%. Cioè si è quasi dimezzata. O dimezzata. O più che dimezzata.
Della “esistenza di persone ‘fragili’, alle quali il vaccino non può essere inoculato”, citato da Melzi d’Eril e Vigevani nel legittimare il green pass, evidentemente non frega niente a nessuno: se non per poterlo strumentalizzare.
Viene davvero da chiedersi, con Agamben, anche lui intervenuto oggi all’audizione al Senato, se il green pass abbia lo scopo di spingere le persone a vaccinarsi, o se il vaccino non abbia (anche) la funzione di legittimare il green pass, perché diventi un sottofondo e un regolatore permanente della vita sociale.
Questa riedizione de “Il buono, il brutto e il cattivo” è un possibile modo di raccontare l’Italia dell’epoca pandemica. Questo spaghetti senza western ci offre la possibilità di immaginare il futuro che ci attende dietro l’angolo: un futuro stregato da promesse irreali, fondate su parole solenni dette a caso; contrassegnato da un dissesto giuridico giustificato con argomenti falsi e manipolatori, dai quali perfino alcuni importanti giuristi si fanno condizionare; un tempo in cui i buoni hanno la meglio sui cattivi, potendoli a buon diritto insultare, umiliare, escludere, discriminare; essendo la bontà definita e quantificata per decreto, con il plauso di scienziati che mentre invocano “la fiducia nella scienza” si guadagnano i titoli per poter vendere almanacchi per la strada e scrivere oroscopi sui settimanali.
Note:
Legittimazione del pass come certificato di avvenuta immunizzazione (sterlizzante)
Intervento in Senato di Marco Cosentino
Intervento in Senato di Giorgio Agamben
Prevalenza della variante Delta in Italia
Militanza del fiore / Illustrazione di copertina: Fran Torres

