Società

Il codice

Bisogna comprenderlo: siamo solo al principio, non alla fine. La rivoluzione a cui gran parte dell’umanità è ora sottoposta, è, prima di ogni cosa, una rivoluzione radicale del codice. Del vecchio vediamo la sua progressiva recessione. Del nuovo, la sua espansione. Il suo lento dilatarsi in ogni superficie.

Si tratta di una metamorfosi devota al potenziamento, all’abbraccio della totalità, alla cattura dell’intero. Questo vuol dire che cose e corpi ora coincidono. Che tra soggetti e oggetti sta per costituirsi un tutt’uno inscindibile, racchiuso in un’unica matrice. Per capirlo è sufficiente guardare attentamente quella cosa che gli uomini comuni concepiscono ancora come realtà: dove prima c’erano codici, ora ce n’è uno solo. Dove prima questi riguardavano singoli domini e separavano le cose dagli uomini, ora li riguarda tutti ed equipara le categorie. Senza distinguerle.  

Slegata da questa circostanza, da questa lettura del contingente, ogni argomentazione, benché legittima, ha come unico destino il deragliamento. Sul tema del green pass, ad esempio, è stato detto di tutto. Ma complessivamente, bisogna ammetterlo, si tratta di un “tutto vacuità”, pieno di parole disarmate. O per lo meno deboli. Anacronistiche.

Fondate sono certamente le ragioni di chi vede nel dispositivo uno strumento di discriminazione e diseguaglianza. O l’analogia con un passato storico “particolare”, che però può essere chiamato in causa solo se gli occhi di chi guarda nel miasma intravedono l’epifania degli uomini e il sorgere di una nuova razza contro gli uomini. 

Ma occorre fare chiarezza. Essere, per così dire, più precisi.
Il fatto è che non siamo di fronte a un fenomeno di coercizione momentaneo, circoscritto nel qui e ora, per domare il presente e la sua crisi. La salute, come sappiamo, non c’entra. E lo stesso vale per il controllo sociale in senso stretto, giacché questo, nella nostra società, avviene da tempo con metodi diversi e assai più stratificati ed efficaci del green pass

È vero: non ci si cura di difendere, dalla conquista, le esili barriere di un dominio riservato come quello sanitario. Ma il pittakion del Ventunesimo secolo non è uno strumento di controllo fine a sé stesso. Esso è più simile a un codice a barre. Converte la vita in cifre, in sistema binario. Riduce l’uomo a dato quantificabile. A oggetto. A cosa. Lo sottopone di continuo alla minaccia incombente di una scadenza e lo costringe a costanti updates, per non finire, altrimenti, in una discarica sociale. 

Questo è il dramma: perché rendere obsoleto il codice significa rendere obsoleto il corpo. La sua libertà di movimento. Il suo valore. La sua fruibilità. Il suo vivere. Il suo esserci.

Accettarlo, dunque, significa uscire dalla vita umana ed entrare a far parte del mondo delle cose. Dei prodotti pensati come scarto, in virtù di un processo di obsolescenza programmata. Dove è la macchina a decidere per la cosa. La cosa per la cosa. Il codice per il codice: mentre l’umano arbitrio è sollevato da ogni incarico.

Giancarlo Cutrona

Illustrazione di copertina: Gary Neill

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *