Il collasso della scienza
Un altro articolo molto interessante che arriva dal blog sull’empatia di Chuck Pezeshki, docente all’università dello stato di Washington. Chuck è un classico esempio di pensatore “fuori dagli schemi” che parte dalla sua esperienza in ingegneria per affrontare l’argomento fondamentale della scienza di oggi: i sistemi complessi.
Qui, ci racconta come la “scienza” abbia subito una degradazione molto rapida negli ultimi due anni: un vero disastro. Questo è dovuto a vari fattori, in gran parte la sensazionalizzazione della scienza che ha messo gli scienziati nella necessità di arrivare per primi a dire la loro. Tutto va talmente veloce che oggi non c’è più tempo per gli scienziati di riflettere e verificare quello che stanno facendo. Dice Pezeshki: “Inevitabilmente, l’intero sistema è orientato a produrre lavori scadenti e statisticamente dipendenti.” Il Covid ha peggiorato le cose creando un palcoscenico dove scienziati scadenti, neanche necessariamente esperti in virologia, possono trovare un pubblico che gli da retta, specialmente se raccontano idee semplificate e facilmente comprensibili, non importa quanto sbagliate.
Mentre prima, bene o male, potevamo ragionevolmente pensare che quello che leggevamo sulle riviste scientifiche fosse ragionevolmente affidabile, ora non ci possiamo più fidare di niente. Stiamo navigando nella nebbia fitta sperando che le mappe che ci dicono dove sono gli scogli da evitare non siano state fatte da quelli che guadagnano a riparare gli scafi sfondati.
(*) Nota: Pezhesky menziona più di una volta la “cascata di Pareto” – è un fenomeno per il quale una distribuzione statistica tende a concentrarsi in una zona ristretta: in termini un po’ più informali la potremmo chiamare “il principio dell’asso pigliatutto.” In pratica, in un dibattito, un’idea tende a prendere il sopravvento e far sparire dalla discussione tutte le idee alternative. Non è detto però che l’idea vincente sia quella giusta!
(Prof. Ugo Bardi)
***
di Chuck Pezeshki. Novembre 27, 2021 (articolo originale)
Ultimamente, ho riflettuto non poco su come la maggior parte della letteratura scientifica si sia trasformata in spazzatura maleodorante negli ultimi 2 anni, guidata dal panico COVID. All’inizio, specialmente nel dibattito sulle mascherine, che erano state dichiarate non funzionanti prima della pandemia. Salvo poi vedere apparire improvvisamente “articoli chiave” che si atteggiano per lo più a revisioni della letteratura, aggregatori, ecc. che hanno dichiarato che “le mascherine funzionano!”
All’inizio, mi sono trovato a scuotere la testa, non tanto per incredulità negativa. Più come se avessi un moscerino nell’orecchio – c’era qualcosa di sbagliato in tutto questo. Il primo indizio è stato inevitabilmente il lungo elenco di autori allegato ai vari articoli. Chiunque sappia qualcosa sulle collaborazioni accademiche sa che ci vuole un’eternità per stabilirle, e poi, una volta in movimento, una quantità equivalente di eternità per coordinare la ricerca, scrivere il documento (o i documenti), revisionare il testo collettivamente (le persone al di fuori dell’accademia semplicemente non hanno idea di come gli accademici possano prendere delle cantonate. Devi partecipare alla tua parte di riunioni di facoltà per capirlo davvero) e poi inviare effettivamente il documento al processo di revisione.
Articoli come questo su “Lancet” https://www.thelancet.com/journals/eclinm/article/PIIS2589-5370(20)30100-0/fulltext (una rivista apparentemente “illustre”) sono ottimi esempi delle totali assurdità che hanno dominato le prime pubblicazioni, e che rimangono tali ad oggi. Gli autori non dichiarano alcun interesse personale, ma se qualcuno crede che gli scienziati di Hong Kong pubblicheranno qualcosa che va contro la narrativa del Partito Comunista Cinese (PCC) deve farsi esaminare il cervello. Queste persone sono state fra le prime dell’onda mediatica (questo documento è stato pubblicato nel maggio 2020) ed è tutt’altro che l’unico documento che rivendica un certo territorio. Anche guardando l’elenco degli autori di questo documento https://arxiv.org/abs/2004.13553 di modellazione fasulla chiunque si trovi all’interno della macchina accademica per la produzione di salsicce sbiancherebbe di sorpresa. Come hanno potuto tutti questi scienziati a trovarsi sulla lista degli autori tutti insieme? E sì – ho preso le biografie dalla lista – la maggior parte sono in AI/ML (intelligenza artificiale e machine learning).
Quella pila di pazzie ha portato a pile di pazzie ancora più grandi, comprese alcune pazzie molto famose come questo articolo https://www.pnas.org/content/118/4/e2014564118, che si proponeva di aggregare tutte le stronzate prodotte nella fabbrica di salsicce accademica. L’elenco degli autori di questo documento è ancora più estremo rispetto ai vari documenti puramente di Hong Kong, indicando che la produzione di letteratura di supporto alle mascherine è un problema più importante di qualsiasi cosa abbia a che fare con la realtà, e probabilmente che è un problema memetico legato al funzionamento dei vari cervelli accademici. Persino l’Accademia Nazionale delle Scienze è stata coinvolta in questa storia. E sì – ci sono altri autori con sede a Hong Kong, probabilmente irrilevanti, su questo documento. Potete essere sicuri che non firmeranno nulla che contraddica le opinioni dell’eminenza del PCC. La mente si arrovella. Ancora una volta, per quelli di noi che hanno familiarità con i sistemi accademici, sia il coordinamento che il numero di citazioni post-pubblicazione sono assolutamente folli per qualcosa come le mascherine, che prima facie non ha davvero molte speranze di funzionare in modo efficace.
Vorrei anche notare che, se leggete la lista, la cosa più importante è che gli scienziati di questa lista, che producono la maggior parte di queste stronzate, sono diventati commentatori chiave sulla questione del COVID, esclusivamente fra quelli favorevoli alle NPI (interventi non farmaceutici), provvedimenti socialmente distruttivi, spesso navigando sull’onda dell’opinione popolare, perché è così ovvio, dal punto di vista della validità di base, che le NPI non funzionano. E per quanto riguarda l’integrità a lungo termine, non ho sentito scuse da questa folla, se non raddoppiare ancora di più le sciocchezze che stanno fondamentalmente distruggendo la vita delle persone in tutto il mondo, mentre non hanno alcun effetto sul COVID. Il virus continua a fare quello che gli pare.
Cosa sta succedendo?
Una delle cose che ho iniziato a fare io stesso (ecco una confessione dei miei peccati) è stato abbonarmi a MedPage Today – un aggregatore di notizie per la comunità medica, che pur non coprendo esclusivamente il COVID, ha probabilmente dedicato circa l’80% della sua copertura sintetica a questioni riguardanti la ricerca su COVID e la verifica dello stato della pandemia in tutto il mondo. È stato molto comodo – è lì con il mio caffè mattutino – per leggere quali siano le ultime ricerche sul COVID. MedPage Today non ha come obbiettivo quello di essere noioso per forza e spesso riproduce dichiarazioni istrioniche dei vari ricercatori. Annuncia anche pre-print non ancora revisionati, il che è interessante. Non sono uno di quegli scienziati che difenderanno fino alla morte la revisione tra pari (“peer review”) che ha una sua serie specifica di problemi su come i documenti sono giudicati, così come con i lavori che hanno implicazioni interdisciplinari. Ma è il meglio che abbiamo ora, e quelle orde di post-doc (studenti laureati) che diligentemente studiano i documenti assegnati dai loro professori aggiungono un certo valore alle pubblicazioni.
Quello che so di MedPage Today è che permette il rilascio di informazioni nella sfera memetica molto più rapidamente di quanto non si potesse fare nel passato – probabilmente di due, o potenzialmente tre ordini di grandezza. Storicamente, quando ho pubblicato il mio lavoro fondamentale all’inizio della mia carriera sulla teoria del caos e i frattali, portare un articolo alla pubblicazione era veramente un compito erculeo. La revisione richiedeva almeno sei mesi, e dal momento cui si facevano fare le figure al disegnatore, si modificava il testo, si risolvevano tutti i commenti, si era fortunati a far pubblicare l’articolo in meno di due anni.
E dopo aver pubblicato il tuo prezioso gioiello – beh, allora i lettori (e gli altri post-doc) dovevano trovarlo negli scaffali della biblioteca, leggerlo, e potenzialmente incorporare i risultati nel proprio lavoro. Era tutto molto lento.
Qual era l’effetto della lentezza nella pubblicazione? Anche se non garantito, c’era un potenziale molto maggiore di indipendenza statistica nella conclusione. E anche se si costruiva sul lavoro precedente, i tempi erano tali che il potenziale di accumulo di bias di conferma era notevolmente ridotto. Il sistema informativo semplicemente non lo permetteva. Sì, avevamo varie scienziati rock star e simili, ma bisognava andare a quella conferenza chiave e discutere con un mucchio di altri accademici. I tempi erano lunghi, e il lavoro ne beneficiava.
Niente di tutto questo è più vero. Il lavoro pre-stampato viene sensazionalizzato e i ricercatori nei vari campi possono modificare rapidamente i risultati che alimentano il proprio bias di conferma. Questo allontana il lavoro da qualsiasi indipendenza di pensiero, o ricerca di sfumature, e permette l’accatastamento geometrico/Pareto dei risultati – non diversamente da quanto abbiamo visto in politica! https://empathy.guru/2020/11/07/how-did-we-get-so-polarized-memetic-power-law-dynamics/
Peggio ancora, la sensazionalizzazione dei risultati della ricerca attira all’interno della bolla del COVID persone a caccia di status. Si può quasi generalizzare questa situazione come un assalto sociale/collettivo alla ragione sulla falsariga di Thinking Fast and Slow di Kahneman. Se riesci ad agganciare rapidamente il tuo lavoro in una struttura di conoscenza più semplice e meno complessa, è molto più probabile che tu ti possa impadronire sia dell’Internet dei ricercatori, sia della macchina delle pubbliche relazioni. Le tue spiegazioni più sono semplici, più diventano virali, e si replicano memeticamente molto più rapidamente delle versioni più sfumate. Ma usciranno dai centri limbici dei social network, e non sorprende che guidino più paura e rancore su una questione scottante come COVID, che la realtà.
Ho scritto su questo circa un anno fa in questo pezzo sul triumvirato dei dottori Bhattacharya, Kulldorff e Gupta https://empathy.guru/2020/10/07/the-memetic-wars-have-truly-begun-empathy-in-the-time-of-coronavirus/ . Questi tre augusti scienziati, gli autori della Dichiarazione di Great Barrington, sono stati doppiamente insultati sia dalle loro comunità professionali, sia da un articolo apparso su “Medium” secondo la propaganda di Tomas Pueyo e della sua assurda idea del “martello e danza”. Le differenze nella scala dei tempi hanno creato profondi conflitti memetici di cui parlo qui https://empathy.guru/2015/07/27/conflict-understanding-avoiding-and-healing-it-inter-v-meme-conflict-part-i/ . Perché la memetica è importante? Perché una volta che queste correnti profonde hanno trovato uno sbocco per muoversi, non c’è bisogno che qualcuno organizzi più la loro diffusione. Il loro comportamento diventa un fenomeno emergente, ovvero che si muove con forza propria. La sfumatura e il pensiero a soluzioni multiple si perdono. E la stampa, già allineata con la risposta limbica e la diffusione del terrore, avendo da tempo perso la sua missione culturale di dire la verità al potere, si è schierata dietro la folla dei pregiudizi di conferma. Il Dr. Kulldorff, un preminente membro della facoltà di Harvard, è stato addirittura bandito da Twitter per essere andato contro la folla limbica.
Qual è il risultato di tutto questo? I tempi brevi nei sistemi informativi come MedPage Today portano a cascate di Pareto, dipendenza statistica e bias di conferma nel lavoro, e sistemi di credenze mal concepiti che soddisfano le esigenze di chi è al potere. Sostituendo quelle lunghe e lente giornate in biblioteca, la ricerca su Internet permette ai ricercatori un accesso quasi istantaneo al lavoro che accelera i bias di conferma. E i vari indici delle citazioni creano ancora più amplificazione. Inevitabilmente, l’intero sistema è orientato a produrre lavori scadenti e statisticamente dipendenti. Ed è così.
Ad un certo livello, altri scienziati stanno riconoscendo il problema. Ma è inquadrato in modo errato, ed è molto probabile che peggiori le cose. Più data mining, che probabilmente peggiorerà il bias dei ricercatori, non lo migliorerà. Le persone bloccate in sistemi guidati dallo status sono molto più propense a usare questi strumenti per creare un’opinione ancora più elitaria – anche se è sbagliata.
Questo non è un problema semplice. Ma la nonna aveva il miglior consiglio in tutto questo – non saltare alle conclusioni troppo alla svelta, figliolo. È questo che ti mette nei guai.
Traduzione a cura del Prof. Ugo Bardi per The Unconditional Blog
Illustrazione di copertina: Matt Murphy