Società

Il costo emotivo della consapevolezza

Le informazioni, per chi è interessato, sono sempre più a portata di mano. Tra centinaia di casi di “nessuna correlazione”, inspiegabili focolai che divampano tra persone vaccinate, ricavi miliardari delle case farmaceutiche. E poi la negazione palese dei vecchi feticci chiamati “costituzioni”, libertà innate che sono magicamente diventate “concessioni” benevolmente elargite dall’alto.

Mettici dentro anche fondatori del forum economico mondiale che paiono usciti da un film di James Bond, con i loro deliri di onnipotenza mentre descrivono il mondo nuovo che hanno in testa, e già che ci sei aggiungici anche la commissaria alla salute della commissione europea, che ha firmato i contratti per l’acquisto di quelle cose lì, che pare si sia ritrovata 4 milioni di euro sul suo conto cipriota senza sapere da dove provenissero, e la presidentessa dell’ EMA, che ci assicura sulla bontà dei vaccini, e che per anni ha svolto il compito di lobbista per quelle stesse multinazionali del farmaco su cui oggi garantisce.

“Ma non possono essere tutti d’accordo”, diranno i più scettici.

Ovviamente no, ma chi arriva ad occupare i posti di alta responsabilità ha una moralità assai più blanda di quella dell’uomo comune, per usare un eufemismo. (e fin qua siamo tutti d’accordo)

Di lì a scendere si tratta di persone che semplicemente obbediscono, fanno il loro dovere, ed altre ancora che vogliono solo avere la testa libera, non vogliono avere problemi, e seguono l’onda (l’importante, come per tutti, è che arrivi lo stipendio).

E’ così difficile comprendere come tutto questo possa accadere? In ogni caso, le informazioni sono a portata di tutti, ed una volta messe in fila, è solo questione di unire i puntini.

La verità è che la maggioranza delle persone rifiuta a priori di analizzare obbiettivamente la situazione. Farlo significherebbe dover riconsiderare da zero tutta la propria esistenza, l’idea di mondo che uno si porta dentro dalla nascita. Una idea di mondo secondo la quale tu fai il tuo, pensi al tuo lavoro e alla tua famiglia, e sopra di te ci sono degli enti che si occupano di far funzionare al meglio ogni cosa nella società.

Certo, sono enti composti da esseri umani, con i loro difetti, corruttibili e a volte disonesti, magari, ma le Istituzioni in sé perseguono il benessere della comunità. Iniziare ad unire i puntini significherebbe mettere in crisi questa certezza, arrivando pure a sospettare che forse le Istituzioni non hanno davvero a cuore la sorte dei cittadini. Sia mai, che mondo sarebbe quello in cui non ci si può fidare dei propri governi, nemmeno dei grandi enti sovrannazionali che si prodigano per il progresso e il benessere del genere umano?

Confesso che un atteggiamento simile, tipico della stragrande maggioranza della popolazione, lo comprendo. La vita in sé è complessa e difficile, ed è già difficile barcamenarsi tra famiglia, mutui e bollette e lavori precari per preoccuparsi del fatto che forse viviamo all’interno di una gabbia di cui non percepiamo nemmeno la natura. Ed è per questo che non ho ormai nemmeno più nulla da dire a chi non vede l’ora di fare la cosa, ottenere il pass, per potere magari finalmente andare in vacanza.

La scelta di vedere o meno certi meccanismi precedeva tutta questa situazione, e chi da tempo aveva deciso di scegliere la visione rassicurante non cambierà opinione ora. Non certo per incapacità di analisi (molti in fondo sanno bene che lassù in alto sono tutti dei diversamente onesti), ma per il costo emotivo ed energetico che il prendere consapevolezza della realtà dei fatti comporterebbe.

Aggiungo una considerazione personale.

Per quanto mi riguarda, da settimane ormai c’è un pensiero che mi tiene occupata la mente. Penso al momento in cui occorrerà fare una scelta, quando l’alternativa sarà tra fare la cosa, ottenere il “pass”, oppure dover rinunciare definitivamente alla libertà di movimento, dover forse anche rinunciare alla possibilità di avere un lavoro.

Uno scenario che due anni fa sarebbe apparso come frutto delle fantasie di un complottista slegato dalla realtà, ma che ormai si sta concretizzando.

E mi chiedo cosa farò se un giorno dovrò scegliere, mettiamo, tra l’avere un “pass” oppure finire sotto un ponte. Una situazione al limite, si dirà, una esagerazione anche un po’ melodrammatica, eppure, per quanto mi riguarda, la questione mi pone interrogativi profondi.

Sarò forte abbastanza da rinunciare a tutto quello che ho per rimanere fedele a me stesso, alla mia idea di giusto e sbagliato? Ho paura che arrivato il momento non sarò in grado di avere la forza necessaria. E a differenza delle altre persone che hanno sempre vissuto all’interno di una visione rassicurante, e che quindi manterranno una certa coerenza, la mia colpa sarà di molto maggiore, perché non sarò arrivato pronto ad una situazione che aspettavo da anni.

Carlo Brevi

Illustrazione di copertina: Borja Bonaque

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