Il grande cinematografo
Chissà perché non si riesce a capire nemmeno questo semplice assioma: in primis fu il terrorismo, in particolare islamico, a definire le nostre vite. Tutto cambiò per sempre. Nei viaggi e nella vita di tutti i giorni.
Poi arrivò la pandemia e tutte queste potentissime organizzazioni del terrore, praticamente imbattibili e disposte a tutto, sparirono. Ma come? Si facevano esplodere senza paura, vivevano in condizioni durissime, erano capaci di entrare con facilità inaudita e abilità spaventosa nel cuore delle capitali europee e mondiali e poi si sono fatte fottere dai lock down?
A quel punto “Allah Akbar” non valeva più e il fondamentalismo religioso si era magicamente adeguato a coprifuoco, distanziamento sociale e minchiate varie e si era chiuso in casa davanti a Netflix per paura del contagio.
Insomma, dove fallirono battaglioni di Marines, guerre, invasioni e ogni diavoleria possibile, poté il covid.
Ora siamo al terzo tempo: il vairus sta scadendo (non il controllo che ha generato, come fu esattamente per il terrorismo) e si affaccia la terza guerra mondiale.
Allora, o abbiamo una sfiga che al confronto Fantozzi era un eroe, oppure dovremmo porci qualche domandina.
Possibile che non si capisca che, finita una sceneggiatura, ne incomincia un altra? Possibile non si comprenda di essere in un grande cinematografo, il cui proiezionista è sempre lo stesso? E che tutte queste vicende, portano inevitabilmente verso un unico risultato?
E che mentre le scaturenti crisi economiche, devastano ogni speranza di vita appena accettabile, non sfiorano però minimamente certi santuari, che invece si rafforzano, a partire da Vanguard Group a scalare?
Da notare come, inoltre, le borse avevano abbondantemente previsto, sia gli attentati terroristici (basta guardare il famoso indice Wix, detto appunto indice della paura ed il poderoso approfondimento che ci fece anche il Sole 24 Ore), sia l’epidemia globale, con paurosi investimenti speculativi avvenuti addirittura anni prima, come l’emissione da parte della banca mondiale di specifici pandemic bond, nel 2017.
Mi chiedo perché certi uomini “forti”, a cui molti delegano le loro speranze dal divano di casa (posto dal quale non si è mai conquistata alcuna libertà, né alcun diritto) e che sono prodighi di parole soprattutto in queste ore, non abbiamo mai raccontato queste cose o non abbiano diretto i loro armamenti verso certi dorati palazzi, da dove ha origine tutta questa criminale regia, che cesserebbe a quel punto nel giro di poche ore, assieme alle terribili conseguenze che invadono le nostre povere esistenze.
Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, disse qualcuno. Ma passiamo oltre.
Altra cosa però è fabbricare un nemico a tavolino, una specie di killer impazzito (così lo dipingono i giornali stamattina), che va a minacciare e disturbare “colleghi”, simili ad educande angeliche prossime alla beatificazione.
E qui si supera ogni schifo (con immagini tratte da persino da videogames) e ogni ipocrisia. Perché bisognerebbe appunto santificare ad esempio chi generò lo sterminio infantile greco o convenire che la sovranità territoriale, sia sacra in certi contesti e completamente ignorabile in altri. Anche la defenestrazione di Janukovyc nel 2014, allora presidente ucraino, abbisognerebbe di qualche approfondimento, elegantemente eliso dalle penne e dai microfoni dorati, in servizio permanente effettivo.
Inoltre il “poliziotto del mondo”, è veramente sfortunato; lui tanto buono e democratico, da trovarsi di fronte solo i cattivi di turno: Assad, Gheddafi, Hussein e compagnia bella, per i quali appunto la sovranità territoriale era una bazzecola. Oltre a tutte le “guerre di pace”, che, appunto, tanta pace e benessere hanno lasciato in quei luoghi, si potrebbe dare un occhiatina alla paurosa crescita della NATO, soprattutto in certe aree, per giunta in violazione inaudita di accordi ufficiali, post perestroika.
E così, dopo trent’anni dalle mai trovate armi di distruzione di massa, la narrazione a senso unico obbligato continua e i teledipendenti non hanno imparato nulla.
Ovviamente, in tutta questa storia di prostituzione e falsità, la parte del leone la facciamo sempre noi. Perché non si direbbe, ma in qualche ambito dobbiamo pure trionfare e lo schifo è quello in cui siamo imbattibili.
E così, dalle magliette pro Zar, addirittura apostrofato come “il più grande leader della storia” solo qualche tempo fa, con contorno di Savoini e hotel lussuosi, si passa alla condanna senza appello.
E la cosa non riguarda solo il tizio amante delle foto con i ciucci, ma anche certe sovranate da borgata con targa Aspen Istitute e persino certi ex avvocati del popolo, passati frettolosamente dalla parte opposta della barricata, altra specialità in cui non abbiamo concorrenza dalla notte dei secoli.
Con il popolo che, naturalmente, accetta tutto questo e segue i propri beniamini in questi salti della quaglia, senza neanche guadagnarci nulla, se non il dissolvimento definitivo di ogni possibile dignità residua.
Mi viene da star male, se penso a come siamo percepiti all’estero, se mi chiedo cosa possano pensare di noi, di questa “mala razza”, sempre in cerca di un padrone più forte del precedente, traditrice nel midollo, adusa a figure ignobili, sia nel deserto libico, quanto nelle foto ufficiali e mi convinco che ormai ci convocano, unicamente quando gli mancano i cabarettisti, altro mestiere a noi confacente, oltre a quello di coloni da umiliare.
Lo ripeto però, ho voluto mettere in luce certi dettagli, ma non vedo eroi in questa tragedia. E se penso che dalla parte (fintamente) opposta giganteggia la Cina, mi si congela il sangue nelle vene.
Tutti questi ragionamenti, non entrano però minimamente nella testa dei miei connazionali, talmente infarciti di un “qui ed ora” ipnotico, divenuto autentico rifugio trasparente ed inutile, da avergli disattivato ogni possibile connessione reale. Eppure bastava, stamattina presto, assistere ad un appuntamento giornaliero di grido meteorologico, per intuire come finirà per i polli come noi. Si vantavano alcune foto, in cui sembrava non esserci presenza umana. La quale (questo era il commento a margine), “tanti danni ha fatto e fa a questo mondo”.
Non ho altro da dire vostro onore. Chi vuole capire capisce. E chi no, capirà lo stesso, suo malgrado. Perché quando la montagna sta per caderti addosso, tu puoi anche tapparti gli occhi. E continuare a vivere come se nulla fosse. Disporre i tuoi progetti quotidiani, magari anche i più stupidi, come si fosse nel migliore dei mondi possibili.
C’è un problema però. Quella, (la montagna) cade lo stesso.
Illustrazione di copertina: Bill Bragg