Attualità,  Politica,  Società

Il nuovo rivoluzionario sarà il Joker?

Il 25 Marzo avevo scritto queste parole. “Se stai perdendo una partita a scacchi hai due alernative, rovesciare il re o la scacchiera.

L’obiettivo di chi sta sfruttando il virus per raggiungere i propri fini potrebbe essere quello di prolungare il più possibile il confinamento per accrescere gli effetti della futura crisi economica, e poi scatenare rivolte alle quali dovrebbe seguire una richiesta da parte del popolo di controllo sociale (magari gestito da intelligenze artificiali collegate alle reti 5G), esercitato con tecnologie sul modello di quelle adottate in questi giorni in Corea del Sud, in Israele e in Cina (per contenere i contagi).

Hollywood come al solito ha fatto la sua parte, offrendo al pubblico, in una confezione da Oscar, una giustificazione della violenza urbana tanto affasciante da risultare assolutamente ributtante e perniciosa (ne scrissi a suo tempo). Il nuovo “rivoluzionario” sarà il Joker, che esercita la violenza in quanto esacerbato dall’ingiustizia sociale.

Se analizzo la situazione, più per sensazioni che per logica ferrea, in questi giorni mi sento di contraddire molto di quanto ho sostenuto in questi ultimi tempi.

Fino a questo momento non mi tornava la difesa a spada tratta da parte di Meyssan della figura di Trump.

Non l’ho accettata, mi ha fatto quasi impazzire, ma non l’ho scartata, l’ho soltanto messa in un angolo del cervello e ogni tanto l’ho ritirata fuori per capire se c’erano elementi per riconsiderarla.

Ebbene oggi questi elementi escono fuori con prepotenza. Se assumiamo come ipotesi che tutto quello che sta avvenendo sia eterodiretto, potremmo supporre che sia un colpo di coda dei cosiddetti “mondialisti” (spero mi si perdoni la grossolana semplificazione) che stanno tentando di rovesciare la scacchiera visto che la partita era praticamente persa.

Se riescono a prolungare oltre un certo limite il lockdown forse possono riprendere in mano la situazione seminando il caos all’interno delle comunità sotto forma di rivolte o guerre civili (non a caso quest’anno è uscito Joker, una sorta di giustificazione in chiave filmica della violenza gratuita e del caos), in attesa della richiesta da parte del popolo di ordine e controllo sociale ipertecnologico.”

Mi torna sempre in mente il buen retiro di Lewis in Patagonia.(1)

Mi sono chiesto a lungo il perchè della scelta di quel luogo. Forse ora comincia ad essere più chiaro”.

Sionisti, logge, consorterie e oligarchi sono tutti soggetti trasversali e transnazionali, accomunati da una convergenza di interessi e comunanza di mezzi. Sono pochi, organizzatissimi, hanno a disposizione capitali infiniti, esercitano il potere e controllano tutti i mezzi di informazione del pianeta, compresa la piattaforma che ci sta ospitando in questo momento. Non possiedono la rete ferroviaria ma controllano tutti gli scambi e i semafori.

In pratica possono stabilire in anticipo l’orario di partenza e quello di arrivo di tutti i treni, o in altri termini possono scrivere sceneggiature, ben sapendo di avere attori e budget per realizzare il film esattamente come dicono loro.

Ogni trama che si rispetti ha una logline che la sintetizza. Semplice, di poche righe. Inutile perdersi dietro i dettagli se non si ha la più pallida idea di quale sia il disegno d’insieme.

Una volta chiaro quello, tutto il resto viene da sè. Bisogna partire dal comprendere l’abstract, tenendo fermo il presupposto che ciò che sta accadendo oggi è stato scritto almeno trent’anni fa.

La genialità dell’operazione è che il nemico in questo caso è invisibile e nessuno ha la percezione di essere in guerra. Non puoi battere un avversario che non vedi.

La retorica della “responsabilità” è la loro arma vincente. Più restiamo in casa più l’economia crollerà e più crollerà più saranno radicali i cambiamenti che dovremmo accettare in seguito. Pistola alla tempia dovremo scegliere tra la libertà e la vita. Il controllo non sarà più sui nostri corpi, nemmeno sulle nostre menti, ma sull’intera nostra biologia.

A ben vedere questa situazione sembra quasi la fine della composizione di un puzzle. I pochi pezzi rimasti sul tavolo stanno andando rapidamente al loro posto. Difficile non credere che dietro tutto ciò non ci sia un disegno curato nei minimi dettagli. La crisi dovuta al coronavirus ha semplicemente fornito il pretesto per forzare l’incastro dei pochi tasselli mancanti.

Tutto bello direte voi. In parte. Il prezzo da pagare per tutto ciò sarà una radicale rinuncia alla nostra privacy e alle libertà così come le abbiamo finora intese. Le tecnologie messe a punto anni fa e sperimentate in questi giorni per fronteggiare il coronavirus in molte parti del mondo (Cina, Israele, Corea del Sud) probabilmente entreranno a far parte in maniera prepotente, per sempre, della nostra vita.

Come si dice in questi casi? Non c’è nulla di più definitivo dei provvedimenti provvisori.

Giorgio Bianchi

Illustrazione di copertina: Davide Bonazzi

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *