Il rischio di miocardite fra vaccino e infezione
Quanto è rischioso vaccinarsi?
Il medico svedese Sebastian Rushworth continua nella sua opera meritoria di “tradurre” i risultati scientifici dal loro gergo oscuro in una lingua comprensibile per tutti. E lo fa senza porsi come un’autorità superiore come invece, purtroppo, fanno spesso i nostri virologi televisivi. Rushworth fa del suo meglio per spiegare come stanno le cose e poi sta a noi giudicare.
Qui, Rushworth affronta un tema fondamentale nel dibattito attuale: i vaccini fanno male al cuore? Ovvero, cosa rischi dopo il vaccino in termini di “miocardite,” ovvero l’infiammazione del muscolo cardiaco che può portare a gravi scompensi cardiaci e anche alla morte.
Tipicamente, la miocardite è causata da infezioni, sia virali che batteriche. Quindi, non c’è da stupirsi se un’infezione da Covid la possa causare. Però, sappiamo che anche i vaccini anti-covid possano causare la miocardite. A questo punto, la questione è semplicemente quale delle due cose ti porti il rischio maggiore.
C’è un articolo recente su “Nature” https://www.nature.com/articles/s41591-021-01630-0 che Rushworth riassume nel suo testo. È uno studio massiccio e, sia pure con tutte le incertezze del caso, i risultati sono chiari: per gli anziani, il rischio da Covid è maggiore di quello da vaccino. Per i giovani (sotto i 40) è il contrario. Ovvero, per un anziano conviene vaccinarsi. Per un giovane, è un rischio.
Riassume Rushworth: “ è ragionevole pensare che ci sia un punto di inflessione [per età decrescenti] in cui i danni della vaccinazione superano i benefici. Oltre a questo, c’è la prova che l’aumento del numero di dosi aumenta il rischio di miocardite. Con questi due fattori in mente, la mia opinione ponderata è che dare richiami ai giovani sani, e specialmente ai bambini, è una follia.”
Questo tipo di approccio è come la scienza dovrebbe essere. Ovvero un ragionamento basato sui dati, su una comparazione di costi e benefici, su considerazioni trasparenti e chiare per tutti. Esattamente il contrario del dibattito televisivo al quale siamo comunemente sottoposti, tutto basato sulla fede negli esperti e della “scienza” che loro si degnano di elargire al volgo.
Se riusciremo mai a ragionare in termini razionali, potremo un giorno o l’altro anche uscire dal tunnel. Leggetevi Rushworth, ne vale sempre la pena.
(Prof. Ugo Bardi)
***
Covid: il rischio di miocardite fra vaccino e infezione
Di Sebastian Rushworth (articolo originale)
È chiaro da qualche tempo che i vaccini Pfizer e Moderna covid causano miocardite. Quello che non è chiaro, però, è se il rischio di miocardite dopo la vaccinazione è maggiore di quello dopo l’infezione. Se il rischio dopo l’infezione è ancora maggiore di quello dopo la vaccinazione, allora si può ragionare che non è il caso di preoccuparsi troppo della miocardite indotta dal vaccino, assumendo che quasi tutti quelli che non si vaccinano prima o poi prenderanno il covid, e quindi saranno esposti al rischio di miocardite post-infezione.
Se invece il rischio è maggiore dopo la vaccinazione, allora bisogna fare una ponderazione più attenta dei rischi. Per i grandi segmenti della popolazione che affrontano un rischio personale infinitesimale dal covid-19 (fondamentalmente tutti quelli sotto i 40 anni che non sono in sovrappeso e che non hanno problemi di salute), anche un piccolo rischio di malattia grave dai vaccini potrebbe essere sufficiente per far pendere la bilancia a favore della non vaccinazione.
E la miocardite è una malattia seria, non fate errori. Ultimamente, ho sentito spesso questa frase: “ma la miocardite causata dai vaccini è lieve!”. Non avevo mai sentito parlare di miocardite “lieve” prima del Covid. Prima del Covid, la miocardite era sempre considerata una malattia grave. Quelli che dicono questo vogliono dire che i pazienti ricoverati in ospedale con la miocardite dopo la vaccinazione sono di solito in grado di andare a casa dopo pochi giorni, e non finiscono generalmente in una terapia intensiva. Il che è vero.
Ma non diciamo che la maggior parte degli infarti sono “lievi” solo perché non comportano un soggiorno in terapia intensiva, e solo perché il paziente di solito è in grado di lasciare l’ospedale entro una settimana. Un attacco di cuore è un attacco di cuore, ed è grave per definizione. Lo stesso vale per la miocardite. I nostri muscoli cardiaci non sono molto bravi a ripararsi da soli, ed è impossibile sapere oggi fino a che punto un episodio di miocardite indotta dal vaccino aumenti il rischio futuro di gravi complicazioni a lungo termine, come l’insufficienza cardiaca cronica o la fibrillazione atriale.
Quindi, la miocardite è sempre grave, indipendentemente dal fatto che ti metta in terapia intensiva o meno, e abbiamo bisogno di sapere se il rischio di miocardite causato dai vaccini è maggiore del rischio causato dall’infezione.
Per fortuna, uno studio è stato recentemente pubblicato su Nature Medicine https://www.nature.com/articles/s41591-021-01630-0 che ci aiuta a rispondere a questa domanda. Quello che i ricercatori hanno fatto è stato raccogliere dati nel Regno Unito di tutti quelli di età superiore ai 16 anni che sono stati vaccinati contro il Covid-19 tra dicembre 2020 e agosto 2021. Questo significa circa 40 milioni di persone (più della metà della popolazione del Regno Unito). Per questa coorte massiccia, sono stati poi raccolti dati sugli eventi di miocardite e sui test di Covid positivi. L’8% dei 40 milioni di persone ha avuto un test positivo durante il periodo dello studio. L’obiettivo dello studio era quello di vedere quale fosse il rischio di miocardite entro 28 giorni dalla vaccinazione rispetto all’infezione, e metterlo in relazione con il tasso medio di miocardite.
C’è un grosso problema nel prendere come validi i numeri di questo studio. È di aver usato risultato positivo al test come l’indicatore di infezione da covid. Ma sappiamo che fino alla metà di tutte le infezioni da covid sono asintomatiche, e in più c’è un numero imprecisato di persone che hanno sintomi ma non fanno il test. Quindi è probabile che il vero numero di infezioni sia almeno il doppio delle infezioni confermate dal test. Questo crea un problema, perché invece il numero dei vaccinati è certo. Sicuramente, non ci sono molte persone che sono state segretamente vaccinate e non sono incluse nelle statistiche. Quindi, qualsiasi tasso di rischio che otteniamo per la miocardite dopo l’infezione dovrebbe probabilmente essere dimezzato, per riflettere più accuratamente la realtà.
Comunque, veniamo ai risultati.
La prima cosa che è importante notare è che il rischio relativo di miocardite dopo la vaccinazione contro l’infezione sembra variare enormemente a seconda dell’età. Tra le persone di età superiore ai 40 anni, non c’è alcuna evidenza che i vaccini aumentino il rischio di miocardite. Un test covid-19 positivo, invece, ha aumentato il rischio di 12 volte in questo gruppo. Quindi, per le persone oltre i 40 anni, il rischio di miocardite dopo l’infezione era molto più alto del rischio dopo la vaccinazione.
Tra le persone tra i 16 e i 40 anni, tuttavia, la situazione è molto diversa. In questo gruppo, il rischio di ammalarsi di miocardite entro 28 giorni dopo un covid-test positivo era aumentato “solo” di quattro volte. Il rischio dopo la prima dose del vaccino Pfizer era aumentato di due volte, mentre il rischio dopo la prima dose del vaccino Moderna era aumentato di quattro volte.
Ricordiamoci che il test covid probabilmente cattura solo la metà, nella migliore delle ipotesi, di tutte le infezioni, quindi il reale aumento del rischio dopo l’infezione è più simile a due volte, non a quattro volte. In altre parole, nelle persone sotto i 40 anni, la prima dose del vaccino Pfizer causa all’incirca lo stesso numero di casi di miocardite di una vera infezione da covid, mentre la prima dose del vaccino Moderna causa all’incirca il doppio dei casi di miocardite.
Ok, passiamo alla seconda dose. La seconda dose del vaccino Pfizer ha aumentato il rischio di miocardite di tre volte, mentre il rischio dopo la seconda dose del vaccino Moderna è aumentato di 21 volte!
Si può concludere qui che la decisione, alcuni mesi fa, delle autorità di molti paesi europei di sospendere la somministrazione del vaccino Moderna a chiunque abbia meno di 30 anni è stata saggia. Una cosa che è chiara è che la seconda dose, sia del vaccino Pfizer che del Moderna, aumenta il rischio in modo sostanziale rispetto al rischio visto dopo la prima dose. Il che porta a chiedersi quanto sia intelligente raccomandare una terza dose alle persone sotto i 40 anni. È ragionevole pensare che la terza dose possa aumentare ulteriormente il rischio di miocardite.
Una cosa che è chiara dai dati di questo studio è che c’è un forte gradiente di età, con il rischio di miocardite dopo la vaccinazione che aumenta massicciamente con la diminuzione dell’età. Infatti, per il gruppo più giovane (16-29 anni), il rischio di miocardite dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino Moderna era aumentato di 74 volte!
Considerando che diminuire l’età significa anche diminuire il rischio da covid (compreso il rischio decrescente di miocardite dopo il covid), è ragionevole pensare che ci sia un punto di inflessione in cui i danni della vaccinazione superano i benefici. Oltre a questo, c’è la prova che l’aumento del numero di dosi aumenta il rischio di miocardite. Con questi due fattori in mente, la mia opinione ponderata è che dare richiami ai giovani sani, e specialmente ai bambini, è una follia. Oltre a questo, molti, se non la maggior parte, giovani adulti e bambini hanno già avuto il covid, e quindi hanno la migliore immunità possibile. Quindi la vaccinazione li espone al rischio senza alcun beneficio. Quando i benefici della vaccinazione sono zero, qualsiasi rischio non nullo è inaccettabile.
Traduzione a cura del Prof. Ugo Bardi per The Unconditional Blog
Illustrazione di copertina: Marco Goran Romano