Il superuomo Draghi non fa i conti col destino
Se dovessimo fotografare lo stato d’animo italiano del momento, emergerebbe il volto d’un popolo insoddisfatto ed alla continua ricerca di danaro per colmare le troppe incombenze quotidiane. Un popolo faustiano che, in parte complice della propria sventura, deve anche subire i bizzosi rimbrotti e i ghigni d’irrisione del professor Mefistofele, al secolo Mario Draghi. Quest’ultimo, mai cercato dal popolo tutto, ha ricevuto l’avallo teutonico proprio in quelle terre che videro consumare la tragica e paradossale esistenza di Johann Faust, tra Knittlingen e Wittenberg, dove gli agiati borghesi erano soliti irridere i poveri. Dove ricchi sono solo magistrati che fanno leggi a loro comodo, il borgomastro e i ricchi usurai e mercanti che trafficano con i loro simili nelle Fiandre.
Per la gente comune c’è solo fame, e tanti stenti, ed infanzia infelice tocca alla maggior parte dei bambini che, con scarsa e saltuaria istruzione, collaborano all’economia domestica catturando grassi ratti neri, gli stessi che qualche anno prima avevano diffuso la peste in mezza Europa. Oggi, per una sorta d’atavica vendetta, tocca al popolo italiano la quotidianità che è stata per secoli dei poveri tedeschi prima dello splendore guglielmino. Ben capite che miracolo possa essere stato per i tedeschi scoprire il Romanticismo, e la speranza di ritrovarsi un giorno felici del proprio destino. Nei loro animi era lentamente cresciuta la consapevolezza di essere uomini politicamente liberi, un germoglio noto come Romanticismo che poi ha toccato vette inusitate nel pensiero nietzschiano. Nell’Ottocento un po’ tutti noi europei abbiamo guadagnato la via di fuga dalla gabbia. Oggi ci domandiamo quanto sia difficile convincerci che le libertà politiche debbano nuovamente cedere il passo, anche se parzialmente è accaduto, a giochi e intrighi di palazzo. Noi italiani, convinti che il sole e la salute ed il mare sarebbero rimaste nostre ricchezze sempiterne, non ci siamo mai arrovellati il cervello alla ricerca di vie di fuga. Eppure, anche noi come i nordeuropei ben sappiamo d’amare questa vita per il suo lato tragico, e poiché dobbiamo la nostra crescita spirituale (sin dall’inizio greco) alla tragedia. Anche per quest’ultimo motivo ci dà evidente senso di noia la pace terrena eterna proposta dai potenti del Pianeta. Accettereste mai di vivere come animali in gabbia foraggiati da un reddito minimo universale? Siete davvero convinti che la povertà dei più, riducendo aspettative e consumi, possa salvare la Terra?
Ecco che gli italiani vengono messi da Mefistofele Draghi a cospetto della scelta tra una vita alla continua ricerca di danaro per vivere o, di contro, rinunciare a casa, auto e ogni previdenza in cambio d’una povertà sostenibile. Insomma, il principe ci lancerebbe pezzi di pane raffermo e provvederebbe alle nostre esequie in modo decoroso. Perché la scelta avvenga in maniera celere usa una colta e demoniaca doppiezza, ci dice d’aver abbassato le tasse, ma i mercati hanno fatto volare alle stelle benzina e gasolio, bollette di luce e gas, le spese di condominio si sono raddoppiate, aumenteranno le tasse dei rifiuti e le imposte su casa e reddito. Insomma, scegliete! Intanto nell’animo dei beninformati genera una certa insofferenza sapere che la casta dei controllori possa assurgere a gradini sempre più elevati: pare ne faranno parte metà dei lavoratori contrattualizzati, e controlleranno tutti gli umani fin negli aspetti più intimi e reconditi.
Mefistofele ghigna, ben sapendo di fare bene il proprio compito. E nemmeno un poeta o artista osa criticarlo, per paura di perdere i banchetti di corte, il lancio degli avanzi ai giullari. Eppure, ben sappiamo che, con lo “Stato etico-tecnocratico” s’estinguerebbe quel sentimento di caoticità che caratterizza i nostri momenti d’evasione, la ricerca della persona da amare, le fantasie che ci conducono a osare e sfidare il fato. Lo “Stato etico-tecnocratico” pone sul patibolo Dioniso, il dio dell’ebbrezza, dell’orgia, della passione, che trova la sua migliore espressione nella musica, nella creatività umana, ispirando il nostro essere visionari. Ecco che il nemico numero uno di questo modello è il cinema italiano che è stato di De Sica, Fellini, Pasolini, Pietrangeli: evasione ed arte d’arrangiarsi che potrebbe ispirare i nuovi antisistema.
Il messaggio culturale dello “Stato etico-tecnocratico” è la morte della commedia e della tragedia, quella morte del sentimento preconizzata da Euripide, il discepolo ideale di Socrate. Ma siamo sicuri sia Socrate l’ispiratore del nostro a-sentimentale Draghi? Certo con Socrate s’impone all’uomo l’ideale della scienza e della mediocrità, la vita solo teorica: prevale in Socrate come in Draghi il sentimento di sicurezza, dato dalla pretesa esistenza di un vero ordinamento del mondo. Nella sua polemica Nietzsche accostava Socrate a Strauss, Feuerbach e Comte. E con le parole di Nietzsche rispondiamo a chi plaude ad un ordine mondiale per il bene del Pianeta: “L’idea di un mondo che si svolge secondo un ordine oggettivo e conoscibile, ma non modificabile, rende insensata l’azione storica dell’uomo”.
Parole che sembrano più che attuali risposte ai signori di G20 e conciliaboli internazionali vari. Un uomo tecnologico e bionico che, secondo Klaus Schwab (fondatore del Forum economico mondiale, economista, amico ed ispiratore di Mario Draghi), dovrebbe accettare una omologazione planetaria di idee e sentimenti morali, quindi una verità unica e dogmatica su base scientifica. Di fatto i potenti della Terra avrebbero trovato la strada totalitaria per liquidare le religioni, dal Cristianesimo all’Ebraismo passando per il Musulmanesimo. Soprattutto quella parte del Cristianesimo caratterizzata dallo spirito di risentimento dei deboli verso i più forti.
Siamo giunti alla morte di Dio? Il G20 ha forse avuto la capacità d’annunciare la fine di ogni religiosità e metafisica? E se Draghi non fosse altro che il più nietzschiano dei nietzschiani da buon paladino dei sistemi immutabili e dei valori assoluti? Soprattutto vi piacerebbe una vita senza imprevisti e sentimenti, senza virtù, fierezza, gioia, amore, inimicizia, guerra, amoralismo e voglia di sesso, ricerca di arte e ozio e creatività? La morte di Dio, anche per un ateo o per un laicista, sta tutta nella morte del mistero della vita. Vi garberebbe la fine di ogni trascendenza, religione e metafisica, e l’affermazione per legge d’una verità unica ed immutabile a supporto del consenso politico del valore assoluto del potere? Di fatto il potere vorrebbe elidere un mondo dominato dal caso e dall’irrazionalità, programmando le nostre vite sino nel più intimo: verrebbero negati così passato, presente e futuro, e si creerebbe una sorta di Eden tecnologico come certezza sempiterna. Di fatto, i potenti della Terra (e tra loro ci metto Draghi) sono una evidente devianza del pensiero nietzschiano. Perché ogni momento, e ciascuna esistenza in ogni attimo, ha tutto il suo senso in sé. Il Superuomo, grazie all’amor fati, all’accettazione gioiosa della vita così come è (nel passato, nel presente e nell’eternità), deve costruire un’esistenza in cui ogni momento abbia tutto intero il suo senso: l’eterno presente della vita. La costruzione d’un sistema di totale controllo dell’individuo, voluta da potere mondiale, è una evidente limitazione della vita dell’uomo.
È il concetto di eterno “Green pass” che si vorrebbe introdurre in Italia ed Europa. Interconnessioni tra previdenza (Inps), sanità, banche, fisco che andrebbero a limitare la vita del popolo: sedandolo e convincendolo che in un regime di “povertà sostenibile”, d’ignavia di Stato, raggiungerebbe la tranquillità. Ma l’indole dell’uomo ha una variabile non calcolata da Draghi e confratelli, ovvero la voglia d’evasione dell’uomo, la fuga dalla noia, la ribellione contro un sistema che vorrebbe far sentire i più come inutili invisibili. C’è ancora un destino in ognuno di noi e nella storia umana, e soverchia le scelte dei potenti.
L’Opinione Delle Libertà / Illustrazione di copertina: Tangherlini Illustrazioni