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Il virus Google

Tutti abbiamo assistito in diretta al radicale cambiamento di paradigma sul coronavirus: da un giorno all’altro è caduto l’anatema su chi diceva che si trattava di un virus costruito in laboratorio e si è scoperto che è stato proprio Antony Fauci a muovere le sue pedine perché fosse demonizzata l’origine artificiale, peraltro estremamente probabile per non dire quasi certa, temendo di poter essere implicato direttamente nella fabbricazione del patogeno visto che finanziava una ricerca sui coronavirus proprio nel laboratorio di Wuhan.

Uno dei personaggi di cui Fauci si è servito per stoppare l’ipotesi è stato  uno di quelli che davano soldi per la ricerca nel centro di virologia cinese, ossia Peter Daszak, presidente della Eco Health Alliance di New YorK. Sui particolari della vicenda potete leggere questo post, ma  ricordo che per  un anno e mezzo chi osava anche solo evocare un’origine artificiale del Sars Cov 2 veniva censurato sui social prima che questa tesi ” complottista” si scoprisse essere vera o comunque la più probabile. In particolare era severo You Tube, la creatura di Google e ci si chiedeva la ragione di tanta severità.

Adesso qualcosa si comincia a comprendere, qualcosa di davvero inquietante perché sono saltati fuori documenti secondo i quali Google e Usaid la nota agenzia del governo americano parallelo alla Cia, tra il 2010 e il 2016 hanno finanziato diversi studi sui coronavirus che hanno visto  Peter Daszak come coautore.

Google dice che tutto questo non c’entra nulla col Sars Cov 2, ma intanto scopriamo che il braccio filantropico del grande fratello Big Tech stava finanziando diversi studi nel campo della virologia: una ricerca del 2010 sui flavivirus dei pipistrelli, uno studio del 2014 sullo spillover di henipavirus, uno studio del 2015 sull’herpes e uno studio del 2018 che indaga sulle “percezioni associate alla trasmissione di agenti patogeni con potenziale pandemico in popolazioni umane altamente esposte all’interfaccia uomo-animale”.

E’ impossibile non domandarsi a quale titolo Google finanziasse ricerche di questo tipo, per giunta assieme a un’agenzia governativa ben nota per essere dietro le rivoluzioni colorate. Cosa c’entra Il gigante di Mountain View con tutto questo, con i virus biologici e non informatici? Ha un bel dire che non ha nulla a che vedere con la questione specifica del coronavirus e con la vicenda Fauci – Daszak, ma è comunque protagonista nel mondo della manipolazione virale, è protagonista nell’aver ferocemente censurato e demonizzato una tesi assolutamente plausibile, oltre ad essere stato, insieme ad altri social, uno dei fulcri dei cambi di regime voluti da Washington fomentato dai compagni di finanziamento virale.

Insomma questa chiamata in correità nel caso del coronavirus potrà anche essere tecnicamente inesatta, ma pone in campo domande inquietanti sul ruolo di questi social, sulla loro origine, legata secondo molte testimonianze e documenti ai servizi di Washington e ora a quanto sembra anche al finanziamento di manipolazioni biologiche nei laboratori cinesi.

C’è un vaso di pandora da infrangere perché a questo punto Google si posiziona al crocevia tra la produzione pandemica per così dire che oggi appare come un “incidente” e il controllo dell’informazione sulla stessa oltre che delle singole persone attraverso le app studiate assieme a Apple. Capisco che l’informazione voglia far finta di nulla essendo diventata essa stessa nulla, ma siamo di fronte al cuore pulsante di un progetto distopico.

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Illustrazione di copertina: Morten Morland

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