Il virus o la vita: teoria economica della pandemia
Col senno di poi molte realtà e analisi che sono state trascurate negli anni passati potevano fare intuire la tempesta che si preparava. Anche coloro che come il sottoscritto erano convinti che la crisi del 2008 non era affatto stata superata e che il capitalismo neoliberista era alla fine preda delle sue contraddizioni, non si aspettavano che il tentativo di ristrutturazione avrebbe comportato una drammatica narrazione in campo sanitario benché da decenni i supericchi ne favoleggiassero, ma pareva impossibile che potesse avere un simile successo: ma era solo una sopravvalutazione dell’intelligenza delle persone. Il neoliberismo ha spremuto reddito e benefici dei lavoratori, delocalizzato settori chiave delle economie e ha utilizzato ogni strumento a sua disposizione per mantenere la domanda e creare schemi finanziari Ponzi in cui i ricchi possono ancora investire e trarre profitto, ma quando si è accorto che tutto questo stava crollando ha trovato nel terrorismo sanitario la chiave giusta per chiudere le economie, schiacciare le piccole imprese, creare una vasta disoccupazione e distruggere i diritti delle persone con il loro stesso consenso e senza che la maggioranza delle persone si sia ancora accorta di ciò che accade.
Paradossalmente quelli che hanno perfettamente compreso il bluff della pandemia e il fatto che essa è una sindrome influenzale che diventa pericolosa solo a tarda età sono confusi e si chiedono perché le élite al potere, solitamente senza scrupoli, abbiano deciso di congelare la macchina del profitto globale di fronte a un agente patogeno che colpisce quasi esclusivamente gli improduttivi over 80. A questa domanda tenta di rispondere Fabio Vighi docente di teoria critica all’Università di Cardiff che chiarisce molto bene la dinamica di ciò che è accaduto e mostra come prima del Covid l’economia mondiale fosse sull’orlo di un altro colossale tracollo e racconta come la Banca svizzera dei regolamenti internazionali, BlackRock (il fondo di investimento più potente del mondo), i banchieri centrali del G7 e altri hanno lavorato per evitare un enorme imminente tracollo finanziario. L’economia mondiale stava soffocando sotto un’insostenibile montagna di debiti. Molte aziende non riuscivano a generare profitti sufficienti per coprire i pagamenti degli interessi sui propri debiti e sono rimaste a galla solo chiedendo nuovi prestiti ma fatturato in calo, margini ridotti, flussi di cassa limitati e bilanci fortemente indebitati stavano aumentando ovunque. I blocchi e la sospensione globale delle transazioni economiche dovuti alla pandemia avevano lo scopo di consentire alla Fed di inondare i mercati finanziari in difficoltà con denaro appena stampato, chiudendo l’economia reale per evitare l’iperinflazione.
Insomma c’è stato un salvataggio multimiliardario per Wall Street sotto le spoglie del “sollievo” Covid, seguito da un piano in corso per ristrutturare fondamentalmente il capitalismo che coinvolge le imprese più piccole portate al fallimento o acquistate da monopoli e catene globali, garantendo così la continuità dei profitti per queste società predatorie e l’eliminazione di milioni di posti di lavoro derivanti da blocchi di carattere sanitario e automazione accelerata.
E il futuro è già in qualche modo delineato: Il World Economic Forum afferma che entro il 2030 la gente “affitterà” tutto ciò di cui ha bisogno. Ciò significa minare il diritto di proprietà (o eventualmente sequestrare beni personali) e limitare la scelta del consumatore sostenuta dalla retorica della riduzione del debito pubblico o del “consumo sostenibile”, che verrà utilizzato per legittimare l’austerità imminente a seguito del tracollo economico. La gente comune pagherà il conto per i pacchetti “sgravi Covid” creati per salvare i supericchi. Ecco perché si ostinano con le terze e quarte dosi e con i green pass quando tutto questo è palesemente privo di senso dal punto di vista sanitario e per giunta ostacola la “ripresa” di cui si favoleggia. La battaglia è sociale, politica ed economica e il virus vi svolge solo la parte di drammatizzazione, quella destinata ad evitare la ribellione delle persone per le situazioni che c’erano ben prima del covid: dopo un decennio di “austerità” dopo l’assalto neoliberista alle condizioni di vita dei ceti popolari condotto con il pretesto di contenere il debito pubblico in seguito ai salvataggi delle banche, un importante esperto di povertà delle Nazioni Unite ha paragonato le politiche di welfare conservatrici alla creazione di case di lavoro del 19° secolo e ha avvertito che, a meno che l’austerità non fosse terminata, le persone più povere avrebbero affrontato vite che sono “solitarie, povere, cattive, brutali e brevi”.
E allora perché mantenere un così grande bacino di lavoro che con l’automazione e l’intelligenza artificiale non è più necessario? Altro che balle sui virus e sulle vaccinazioni. L’economia spiega i misteri della pandemia assai meglio dei virologi e delle loro cazzate dette a pagamento: questa gente lavora per i ricchi mica per salvare vite. Se così non fosse non avrebbe accettato i divieti di cura e non avrebbe spinto in maniera folle sui vaccino. La prima cosa in una battaglia è riconoscere il nemico.
Illustrazione di copertina: Brian Stauffer