
In previsione del nuovo lockdown di Marzo
I mesi del 2020 ci hanno mostrato come l’esperimento sociale del distanziamento consti innanzitutto d’un meccanismo normativo “a fisarmonica”, ovvero di un’intermittenza continua di aperture e chiusure.
Il punto è che se, per ora e per forza di cose, la fisarmonica ha funzionato tramite tentativi, errori e reiterata improvvisazione, è ragionevole pensare che, una volta consolidatisi metodo e prassi, essa possa trasformarsi in una calendarizzazione strutturata, con una valenza di nuova ritualizzazione del tempo edificata sulle macerie dei riti collettivi del passato.
L’immediato futuro, insomma, potrebbe constare di un’organizzazione del calendario modellata un po’ come la ricorrenza di Carnevale e Quaresima. Ovvero un ritorno a quei secoli passati in cui festa e divertimento, per l’uomo comune, rappresentavano un’eccezione e non, come nel secolo scorso, un elemento della quotidianità.
Oltre alla dimensione consumistica divenuta molto più totalizzante perché coincidente con l’ambiente di vita domestico, un aspetto rilevante dell’epoca attuale consta del fatto che le fasi di Carnevale ovvero di apertura, potrebbero contribuire alla certificazione e all’irreversibilità della trasformazione in senso assolutistico dello Stato. Infatti, che si preferisca qui ricordare la locuzione “panem et circenses” di Giovenale oppure “Festa Farina e Forca” di Ferdinando di Borbone, il dato di fatto rimane che il corpo sociale venga deprivato non solo della sovranità, ma anche di ogni margine di autonomia e che non solo la ritualità collettiva e la festa, ma anche la stessa base fisica della relazione sociale vengano decise, programmate e calate dall’alto.
Il riferimento alla Quaresima, inoltre, è legato all’esplicito richiamo al concetto di espiazione. Dal mese di agosto del 2020, in Italia, assistiamo infatti a una martellante campagna mediatica e istituzionale volta a giustificare le ricorrenti serrate delle attività produttive come conseguenza dei presunti comportamenti irresponsabili della popolazione, quali l’assembramento sulle spiagge o, mesi dopo, lo shopping pre-natalizio.
Laddove la Quaresima cattolica impone espiazione per una ragione di “imitatio Christi” in vista della Resurrezione pasquale, la clausura quaresimale imposta dalla covideologia è invece finalizzata a volgere il malcontento popolare verso il popolo stesso, narrato come solo e unico colpevole del protrarsi dell’emergenza sanitaria e dunque del distanziamento permanente.

Questo, naturalmente, avviene con annessa e piena assoluzione del potere costituito rispetto ai decennali tagli alla spesa sanitaria, rispetto alle briciole destinate dal Recovery Plan del governo italiano alla sanità (9 miliardi su 196, mentre quasi il doppio viene destinato alle politiche per la parità di genere e oltre il quadruplo alla digitalizzazione) e rispetto a qualsiasi altra questione inerente al protrarsi illimitato dell’emergenza e che possa essere imputabile ai governanti.
L’alternanza Carnevale-Quaresima, non soltanto assolve il potere costituito da ogni possibile colpa ma, nel momento in cui una breve fase di Carnevale giunge a rischiarare i cupi giorni della clausura, ingenera altresì sentimento popolare di gratitudine verso i propri carcerieri. I quali rispondono tornando ad accusare di comportamento irresponsabile il popolo, decretando quindi una nuova clausura d’espiazione e così via entro un ciclo di ripetizione perpetua degno dell’Inferno dantesco.
Illustrazione di copertina: Leonard Beard

