Attualità,  Società

In un’altra dimensione

In questi giorni di asilo chiuso sto guidando il passeggino per il quartiere con la morte nel cuore.

Osservo un’infinità di dettagli che mi sono estranei; afferro frammenti di discussioni surreali; mi riferiscono aneddoti agghiaccianti.

Ogni tanto un raggio di sole: un abbraccio con un amico che non vedevo da tempo; una stretta di mano decisa, senza timori; un incrocio di sguardi complice con un altro essere umano che rifiuta il marchio in faccia; un gruppo di adolescenti che giocano a calcio nel parco. Pochi elementi residuali di un mondo che oramai mi sembra svanito in un’altra dimensione.

I bambini e i ragazzi sono le vere vittime di questa follia collettiva; con la scusa delle norme di prevenzione stanno addestrando una sorta di C0V!D Jugend: ad un mio amico hanno proposto la Dad per il figlio di tre anni e mezzo che va alla materna. E hanno anche il coraggio di definirsi educatori.

Ho conosciuto una bambina che a prima vista ho ritenuto fosse disabile: in realtà era stata reclusa dai genitori terrorizzati per un anno dentro casa, ed ha iniziato a regredire: ha smesso di parlare, ha iniziato a camminare male e ha timore dei coetanei.

Poi ci sono tutti gli altri, l’ordinaria follia: quelli che vengono portati al parco con la benda in faccia e non possono scorgere le espressioni di gioia sul viso dei compagni; che incontrano altri bambini che non saranno mai più in grado di riconoscere; che interagiscono con quei patetici ventriloqui inespressivi dei loro genitori, sempre con quel ridicolo sacchetto in faccia che si gonfia e si sgonfia al ritmo del respiro e che sembra una busta di plastica contenente un pesce morente.

E nessuno che si soffermi per un attimo a pensare che la giornata di un bambino è infinitamente più lunga di quella di un adulto e che queste distopie sedimenteranno nella loro coscienza e formeranno la loro immagine di mondo, condizionando la loro futura socialità. Per sempre.

Per non parlare delle disuguaglianze sociali che stanno divenendo settimana dopo settimana voragini.

Ora si parla addirittura di tamponarli una volta a settimana per rimandarli a scuola “in sicurezza”, o peggio ancora di inoculargli l’ennesimo farmaco da sani.

C’è da dire che i genitori hanno iniziato a perdere di vista i propri figli tempo fa; non si tratta di fatto recente, ora è semplicemente più cacofonico. La loro vita è divenuta smartphone-mediata: queste creature passano ore e ore davanti agli schermi, al punto che quell’aggeggio infernale resta incollato nelle mani anche quando si rincorrono al parco; ogni pausa è buona per scrollare, per messaggiare, per filmare, per fotografarsi. Non sanno più scrivere, non sanno più concentrarsi, non sanno più riallacciare fatti apparentemente scollegati: dalla catena di montaggio dei corpi siamo passati a quella dei cervelli.

E poi ci sono i videogiochi, le serie, la Dad, i talent, le partite, la musica, i video…Vi siete fatti un’idea di quanto tempo passino con gli occhi incollati su uno schermo e quanto invece ne trascorrano guardando il mondo che li circonda? Avete provato a chiedergli quando è stata l’ultima volta che si sono soffermati per più di dieci minuti a fissare il cielo stellato di notte o a perdersi ascoltando il canto dei grilli in una sera d’estate?

Per un periodo un grillo ha iniziato a cantare nella chiostrina del palazzo dei miei genitori. A me sembrò una magia. Il condominio incaricò una ditta di disinfestatori di dargli la caccia. Hanno sterminato tutti gli invertebrati nel raggio di un chilometro, ma il grillo è riuscito comunque a portare a termine il suo concerto estivo.

Nel frattempo questi mentecatti vogliono inoculare con un farmaco che non previene il contagio, anche gli under 50: ad oggi ne sono morti circa mille su un totale già di per sé gonfiato di 105mila. Per giunta in primavera, quando è notorio che questo tipo di patogeni tende a scomparire (e quando sopraggiungerà il prossimo inverno saranno già belli che mutati).

E’ ormai evidente che in tutta questa giostra non c’è nulla di scientifico, nulla di umano, nulla di razionale. E’ un momento di follia collettiva come non se ne sono mai visti nella storia.

Questa gente tra qualche mese farà le barricate contro la macelleria sociale senza aver combattuto le cause che l’hanno determinata. Rientreranno di nuovo nelle loro logiche e si sentiranno di nuovo utili alla causa, senza rendersi conto di essere perfettamente ciclici con i progetti a lungo termine dei quali sono soltanto gli utili idioti.

Giorgio Bianchi

Illustrazione di copertina: Irina Kruglova

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