Cultura,  Società

Italian Covid Society

La Storia dovrebbe essere Maestra: nel momento in cui gli organi di stampa e la governance costituiscono un corpo unico, parlando a una sola voce una lingua lesiva della Costituzione, di cui gli stessi organi di stampa e i vari governi in successione si sono riempiti la bocca dal dopoguerra a oggi, decantandone l’estetica ma ignorandone, a ben vedere, il significato profondo, quando il dissenso nella comunicazione ufficiale nazionale viene taciuto e censurato, le cose hanno sempre preso una brutta piega. In una mente abituata al ragionamento e al pensiero critico potrebbe sorgere qualche dubbio, osservando gli eventi nel suo svolgimento cronologico.

Ma la gente comune? Le masse citate così spesso? Come funziona la Italian Covid Society? Ne condivido con il lettore una mia umile interpretazione, approfondendo un aspetto sociale accennato da me alcuni mesi fa e di cui ora ne vedo gli inquietanti sviluppi.

Fastidiosamente inevitabile inquadrare le diverse tipologie caratteriali che si sono via via delineate negli ultimi venti mesi. Ben conscio dell’esistenza di sfumature per ognuna di esse, ho provato a sintetizzarle in alcune macro categorie.

A) Dissidenti

Le persone che si informano. Esse non accettano la propaganda univoca, analizzando le innumerevoli incongruenze della narrazione ufficiale. Appellandosi agli articoli costituzionali decidono in coscienza, utilizzando l’intelletto di cui la natura, bontà sua, ha omaggiato tutti. Denunciano le omissioni censorie da parte dei principali organi d’informazione, rifiutano ricatti e imposizioni di stampo dittatoriale, rivendicano per il proprio corpo la libertà decisionale conquistata in secoli di conflitti sociali. Hanno intuito un gioco che non li diverte, intravedendo dove l’establishment vuole condurre la partita e decidendo scientemente di non parteciparvi, credendo fermamente che sia uno di quei giochi in cui nulla si vince.

Per queste persone la vita è diventata difficile. Moralmente e fisicamente impegnativa, nel tentativo di districarsi attraverso normative sempre più stringenti, difendendosi quotidianamente da attacchi verbali di una violenza inaudita, con la paura che questi possano uscire dal contesto virtuale, ipotizzando scenari che tolgono loro il sonno.

B) Credenti

Le persone che non si pongono domande. Assorbono interamente la narrazione ufficiale, ne seguono i dettami e le imposizioni senza battere ciglio. A ogni nuova normativa, anche la più inumana, credono senza porsi dubbio alcuno, negando che possa esistere una qualche alternativa, anche la più evidente. Sono abituati a delegare decisioni che riguardano la comunità, della quale fanno parte ma di cui la gestione, in fondo, non è affar loro, dal momento che esiste l’Autorità a stabilire quale sia il loro bene. Autorità in cui ripongono cieca fiducia accettandone i diktat, qualunque essi siano. Estremizzano l’obbedienza sotto forma di un Credo, di conseguenza chi comanda è l’unto dal Signore. Similmente ai sovrani taumaturghi Merovingi, il “tocco guaritore” verbale delle istituzioni è nel giusto a prescindere, e i suoi comandamenti vanno ciecamente seguiti alla lettera, indifferenti a qualsiasi cosa ciò comporti al corpo, avendo già donato al potere anima e spirito. Per loro la vita non è cambiata granché, obbedivano prima e obbediscono ora. Non importa se l’obbedienza comporta un rischio, che per qualcuno si tramuta in un costo altissimo: come diceva il motto propagandistico di Pietro l’Eremita in preparazione alla prima Crociata, Dio lo vuole. Chi sia ora quel Dio non è dato sapere, ma soprattutto non è dato porsi questa domanda.

C) Collaborazionisti

Le persone che, al pari e, forse, meglio dei primi (A), hanno capito cosa stia succedendo. Probabilmente attendevano da anni che qualcosa di simile accadesse. Ne hanno abbracciato immediatamente il credo, ma non come fedeli inconsapevoli, bensì come collaboratori nella costruzione di un nuovo mondo dal quale si sentono attratti come le falene notturne sono attratte dalla luce. Ne stavano preparando il terreno, senza sapere esattamente da dove sarebbe arrivata la trasformazione ed erano pronti ad agevolarne il transito con ogni mezzo. Per loro è stata una sorta di liberazione, una catarsi esistenziale. Si sentono parte di quel disegno, costi quel che costi lo porteranno fino alla fine. Nonostante questa fine preveda l’azzeramento dell’umanità nel senso filosofico del termine, senso che evidentemente schifavano da sempre. Come novelli inquisitori alla Cardinal Bellarmino o Tomàs de Torquemada, useranno i Credenti (B), prima come carne da cannone per contrastare con ogni mezzo possibile i Dissidenti (A), e poi, a giochi fatti, come servitori, disponendone con una arrogante spocchia, evidenziata già ora in articoli di giornale e commenti sui social.

A loro volta saranno schiavi, ma felicemente consapevoli di esserlo, comandanti di un esercito di schiavi ignari della loro situazione reale. Per loro la vita è decisamente migliorata, avendo finalmente l’opportunità di essere se stessi fino in fondo: arroganti snob discriminanti, promotori di ignobili ipocrisie, autoritari senza autorevolezza.

Consapevole del fatto che queste categorie si siano con tutta probabilità create a ogni evento critico nella storia, (con sfaccettature dovute al contesto evolutivo della società umana), chi scrive è nato in questo periodo storico, di conseguenza vive questa determinata situazione e ne fa una analisi attraverso la propria conoscenza del tempo a cavallo tra il secondo e il terzo millennio.

Illustrazione di Gracia Lam

Ebbene, al pari delle categorie sopracitate ne esiste un’altra. Anch’essa probabilmente sempre esistita, ma di cui ne soffro particolarmente l’esistenza, osservandola direttamente e non solamente leggendone i misfatti e le loro conseguenze sui libri di storia. L’ho volutamente distanziata dalle altre perché ritengo sia la più infima di tutte. Sono il braccio armato del potere.

D) Infami

Le persone che vanno dove tira il vento. Attraverso l’arma della divulgazione, sono capaci di dire e scrivere le peggio cose di chiunque in qualsiasi momento. Dileggiare, deridere, screditare a qualsiasi livello le opinioni, seppur chiaramente autorevoli, di chi osa opporsi allo Status Quo, qualsiasi esso sia, da qualunque ideologia esso sia ispirato e da chiunque venga rappresentato. L’importante per loro è il tornaconto. Il che non significa necessariamente denaro. Il denaro certamente è fondamentale per loro, ma in una società dell’intrattenimento la visibilità può essere una potente moneta di scambio. Salvo poi cambiare radicalmente idea nel momento in cui le tesi fino ad allora sostenute con tanta foga vengano smentite e la narrazione cambi dall’alto. Li si vede in operazioni di cabrate e giravolte che nemmeno i presunti attentatori dell’11/9 al Pentagono con un Boeing 757 sono riusciti a fare. Riescono a cambiare opinione in un secondo, senza scrupoli né morale, né imbarazzo, con motivazioni che scadono in una farsa divertente come una puntura nel braccio.

Per loro, la Vita semplicemente non esiste.

Mi piacerebbe ignorare questa categoria ma, per quanto mi disgusti, non sarei intellettualmente corretto. Sarebbe come affermare che il bene e il male non risiedano entrambi dentro di noi. Ritengo che sia una categoria trasversale, sia nel tempo che nel livello sociale. Le ideologie cambiano, le lotte si trasformano e trasformano le società. La D, gli infami, non cambia mai, mantiene le prassi, si adatta velocemente a ogni cambiamento, serve chiunque, tradisce chiunque. Ci ha accompagnato, purtroppo, dalla nascita del potere di uomini su altri uomini e ci accompagnerà per chissà quante generazioni ancora, prima di spostare la bilancia a favore dell’umano, invece che del tornaconto.

In sostanza, queste macro categorie con le loro relative sfumature, a cui ognuno avrà assegnato personali appellativi, esistevano anche prima, in una apparente pacifica convivenza, data dalla naturale differenza culturale intrinseca alle società contemporanee occidentali. A ben vedere, negli anni precedenti alla situazione attuale, una certa sintomatologia d’intolleranza si era già notata in alcune reazioni delle masse a decisioni via via prese dalle élite governative. Le fratture esistevano ma non erano prioritarie. C’era sempre un problema da risolvere, una situazione da affrontare, una emergenza da contrastare. L’attenzione sempre spostata altrove, il più lontano possibile, vittime di una esperta tattica di manipolazione di massa.

Se ci pensiamo bene, una delle frasi con cui spesso si sentiva concludere una discussione, avente come argomento una manovra governativa malvista era “bé, al mondo c’è chi sta peggio”. Già. Ma è così dalla notte dei tempi, il che non giustifica un disagio. Ogni nazione ha le sue problematiche. Semmai si dovrebbe ricercare la vera natura di quelle problematiche: l’accettazione passiva del nostro disagio non diminuisce nei fatti il disagio altrui.

Mentre la vita proseguiva, giorno dopo giorno, mese dopo mese, anno dopo anno, le oligarchie lavoravano per inserire cunei in quelle fratture, fino a scatenare la crisi pesantissima in cui siamo ora, provocando una enorme spaccatura, difficilmente sanabile tra le macro categorie.

Le élite non possono agire senza il consenso di gran parte delle popolazioni. Nei secoli hanno affinato le tecniche adottate per condizionare le maggioranze. Dalla coercizione violenta alla manipolazione sottile, gli esempi si sprecano. La costante è la riuscita di quelle tecniche. Lo vediamo in questa mia modesta sintesi tra A B e C, dove A rispecchia una minoranza che nei numeri è schiacciata da B e C.

Non sempre però il maggior numero ne certifica la riuscita. Dal momento che per primi i seguaci della narrazione hanno inserito terminologie di guerra nel diffondere le loro “notizie”, chi vi scrive, che appartiene alla categoria A, si sarà capito immagino, trova conforto in alcuni esempi di vittoriose battaglie impari che la Storia ci tramanda: da Davide ad Alessandro Magno, da Temistocle ad Annibale, dalla Lega Lombarda(medievale) all’Eroe dei due Mondi, Garibaldi. Storie, seppur con il loro taglio romanzato, pregne di stoicismo, di determinazione, di convinzione in ideali di giustizia, coerenza, libertà.

In un mondo che sempre più tende al conformismo emozionale, esempi come questi ci guidano a non cedere di fronte alle difficoltà che in questo momento il dissenso affronta ovunque: in famiglia, sul lavoro, nelle relazioni amorose e amicali. Chi non approva i metodi coercitivi introdotti nel nostro paese, tralasciando per un momento cosa succede oltre confine, non può non alzare le bandiere della libertà, quelle stesse bandiere che sventolano nelle piazze di tutta Italia, ignorate dalle “istituzioni non dal popolo istituite”, (checché ne dicano i difensori di un già di per sé debole sistema parlamentare, frantumato da dpcm dittatoriali), il cui colpevole silenzio è un insulto al sangue versato da milioni di Uomini e Donne, morti per salvaguardare e tramandare quegli stessi concetti di giustizia e libertà.

Lascio la chiosa finale a Marco Tullio Cicerone, Principe del Foro Romano e influente Senatore, fino al momento in cui il suo nome fu inserito nelle Liste di Proscrizione, stilate da Marco Antonio e Cesare Ottaviano Augusto, con la scusante di una vendetta nei confronti degli assassini di Cesare, ottenendo così lo scopo, non secondario, di eliminare il dissenso tendente alla conservazione della Repubblica, contro l’Impero in via d’instaurazione. Un esempio di come le manovre politiche seguano una costante linea temporale. Marco Tullio Cicerone fu decapitato dai sicari dei due neo Triumviri.

Libertas que non in eo est ut utamur domino, sed ut nullo

La Libertà non consiste nell’avere un padrone giusto, ma nel non averne alcuno.

Paolo Botteschi

Illustrazione di copertina: Eiko Ojala

Un commento

  • Andy Luna

    Condivido pienamente l’esistenza delle quattro categorie elencate, ma personalmente ne aggiungerei una quinta, a mio parere molto importante, che si colloca tra la A e la B.
    Sono quelle persone che avrebbero i mezzi culturali e le facoltà intellettuali per informarsi e individuare il filo rosso che unisce i puntini del disegno globale in atto da almeno trenta anni ma per pigrizia mentale se ne disinteressano, minimizzando la portata storica e la prospettiva distopica di quanto sta accadendo.
    Gente che magari in passato si è impegnata con approccio critico e anticonformista a interpretare gli eventi che hanno scosso la nostra Repubblica (strategia della tensione, anni di piombo, P2, mafia -Stato, tangentopoli) ma che oggi non vuole compiere lo sforzo di valutare la dimensione globale delle minacce incombenti, forse perché appiattiti su quello che è diventata la sinistra italiana, cavallo di Troia del neoliberimo globale, forse perché disorientati dal capovolgimento radicale delle tradizionali categorie politiche, forse perché l’evoluzione economica e finanziaria è materia noiosa e ostica per chi non ne è appasionato o, semplicemente, perché fagocitato dall’ossessiva propaganda imperante.
    Questi minimizzatori ignavi hanno oggi una grande responsabilità.

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