Politica,  Società

La costante ambiguità del regime emergenziale

Molti italiani si cullano ancora nell’illusione che restrizioni, obblighi, divieti giustificati con l'”emergenza Covid” siano finalizzati a tornare alla normalità. Non comprendono – o non vogliono comprendere – che tutte le azioni, i messaggi, le norme del regime emergenziale hanno uno scopo: perpetuare indefinitamente il regime emergenziale stesso.

Se in altri paesi occidentali questa tendenza si manifesta, ma almeno viene contrastata da robusti anticorpi giuridici e civili, in Italia l’emergenza tende a cementarsi e a cronicizzarsi, a diventare una seconda natura della società e delle istituzioni, in base alla nota massima per cui “non c’è niente di più definitivo del provvisorio”.

Che il regime emergenziale covidista sia ordinato in tal senso è evidente. È sufficiente considerare come esso si guardi bene dal definire precisamente, con parametri verificabili, in cosa consista l’emergenza che esso dichiara di voler/dover combattere, e quindi dallo specificare in termini altrettanto chiari a quali condizioni si potrà dichiarare ufficialmente che l’emergenza è finita. Rimanendo in una costante ambiguità, esso riserva a se stesso una pressoché arbitraria libertà di definire come emergenza – meritevole di norme, poteri, restrizioni speciali – qualsiasi situazione fattuale. Agitando volta a volta il bastone e la carota, esso sposta continuamente in avanti la meta da raggiungere, promettendo ogni volta ai cittadini che il ritorno alla libertà è vicino, ma in parallelo ammonendoli che “dipende da noi”, dalla nostra obbedienza ai suoi voleri, se saremo degni di guadagnarcela.

E così inizialmente esso ha giustificato confinamento e chiusure con l’esigenza di “piegare la curva” dei contagi, poi con quella di “mettere in sicurezza” le strutture sanitarie. In un secondo momento, quando si sono resi disponibili i vaccini, i suoi insindacabili rappresentanti (governo, cts, “cabina di regia”) hanno dichiarato che le restrizioni servivano per sicurezza finché non fossero immunizzate le fasce di popolazione anziane e fragili. In seguito si è cambiata versione in corsa, indicando come soglia per il ritorno alla normalità la vaccinazione del 70%, poi dell’80%, poi dell’85% dei cittadini, e come necessaria l’inoculazione di popolazione sempre più giovane, nonostante essa non sia minimamente a rischio per il virus. Per costringere praticamente tutti al vaccino il regime emergenziale ha istituito un lasciapassare discriminatorio, e da allora i suoi corifei hanno rilanciato ulteriormente, ventilando persino un obbligo vaccinale che esiste soltanto in dittature asiatiche. Nel contempo cambiando continuamente la vulgata sul grado di sicurezza dei sieri, negando ai vaccinati proprio quel ritorno alla libertà e alla normalità che precedentemente prometteva loro, e continuando a costringerli (fino a quando?) A distanziamento, mascherine, tamponi…

Insomma, una sequela di pretesti uno più arbitrario dell’altro. Persino una eventuale vaccinazione totale, come evidente, non è il fine ultimo, perché il regime continua a non dire che, dopo quella, ci sarà la normalità. Al massimo lo “auspica”, ma nel frattempo insinua dubbi e già paventa e prepara restrizioni ulteriori, nuovi “ultimi migli”, nuove ondate di immunizzazione per innumerevoli altre eventuali “varianti”.

Ci sono ancora persone razionali che considerano razionale, giustificato, compatibile con un ordinamento costituzionale liberale tutto questo?

In che consiste oggi l’emergenza? Quale catastrofe è in atto, tale da giustificare la costante, interminabile soppressione dei più elementari diritti civili?

L’obiettivo dell’emergenza come dogma, infatti, è continuare a portare avanti il gioco, potenzialmente all’infinito. Le forze politiche e sociali, i media, gli intellettuali tranne meritorie e luminose eccezioni continuano a reggere questo gioco, ad essere allineati.

E il gioco continuerà fino allo sfinimento e al suicidio della società, a meno che qualcuno – forze organizzate nuove, una coalizione per la libertà e la costituzione senza se e senza ma – non costringa gli autoproclamati poteri speciali a chiuderlo. Cosa che avrebbe potuto e dovuto avvenire già da tempo.

Prof. Eugenio Capozzi

Illustrazione di copertina: Owen Gent

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