Società

La depressione che diventa status symbol

A chi piace stare in lockdown? Ai depressi cronici. Quindi, stare in lockdown piace a milioni di persone.

Per gli amanti del ritornello “era così anche prima”, va detto che questa cosa della depressione, effettivamente, ha radici ben impiantate nel passato.

“Depressione”, infatti, è il termine ricorrente in economia da un quindicennio per descrivere quella persistente crisi sistemica di cui, in teoria, l’emergenza pandemica dovrebbe adesso fare il Reset.

E la depressione, parimenti, è stata indicata come disturbo psichico caratterizzante la nostra epoca. Al punto che, durante la Giornata Mondiale della Salute nel 2019, il contrasto alla medesima è stato definito “sfida del secolo”.

Rinchiudersi in casa alle 18.00, guardare Netflix, andare a dormire, svegliarsi due volte nel cuore della notte, arrivare al mattino, ricominciare il ciclo.

Non solo ci si può abituare al fatto che la vita sia tutta qui ma, se si è esplicitamente o latentemente affetti da depressione, si può arrivare a non desiderare nient’altro.

Coloro che offrono del New Normal una lettura apologetica, hanno torto marcio quando sostengono che si stia andando verso un mondo meno consumista: tra piattaforme social, tv streaming e food delivery, infatti, il consumo coincide ormai con la totalità dell’esperienza di vita.

Hanno qualche ragione, però, nel dire che sia stata superata la fase edonista del capitalismo.

Quest’ultimo, infatti, nella sua attuale variante bio-securitaria non ti chiede di essere felice, brillante o entusiasta. Al contrario, offre finalmente piena legittimazione a quel mood depressivo di cui un po’ ti vergognavi, che ti faceva sentire un po’ perdente.

Accettare la reclusione permanente, significa consegnarsi alla rassegnazione che la vita sia tutta qui, dentro la stanza e davanti al pc; che non ci possa essere altro di desiderabile o di sognabile.

Quindi, si tratta di rendere la disillusione e la rassegnazione verso il poco che ci offre la vita, come un dato permanente.

Dunque, si tratta di accogliere con serenità il fatto di essere permanentemente depressi.

In questo modo, la depressione non risulta più essere un limite o una carenza, bensì e quasi uno status symbol.

Riccardo Paccosi

Illustrazione di Maggie Chiang

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