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La farsa delle sanzioni alla Russia

Sarà forse poco più di dieci giorni che ho scritto un pezzo riguardo l’efficacia – e le conseguenze indesiderate – delle sanzioni prese dai paesi occidentali nei confronti della Russia (v. “Le sanzioni alla Russia? Un ritorno del gold standard ‘mascherato’ da materie prime”), sottolineando le ripercussioni esiziali proprio per i suddetti, e già l’Austria ha annunciato sul finire della scorsa settimana che non intende procedere con le sanzioni. Si, però così non vale! Neanche la soddisfazione di vedere i commentatori mainstream sperticarsi sull’importanza delle misure prese, mentre lodano ed imbrodano i politicanti – di fatto incompetenti – che hanno deciso. No, non c’è proprio più religione! Difficile prevedere un simile risultato? Tutt’altro, tutt’altro! Serve però apertura mentale e assenza di pregiudizio. Merce rara tra molti osservatori cosiddetti “qualificati”. In realtà la delusione è più una sciocca questione, possiamo dire “personale”. Un modo, forse banale, per accarezzare il proprio Ego (quanti riescono a ridere del proprio Ego? Una pratica salutare che concilia con il mondo!).

Il punto importante è che le sanzioni sono in realtà sostanzialmente “nate morte” se consideriamo la loro efficacia e, come indicato nel pezzo succitato, rappresentano una delle pene autoinflitte più dolorose e pericolose che il sistema economico-monetario occidentale è riuscito a concepire (non l’unica). La possibilità di aggirare gli effetti deprimenti sul rublo delle sanzioni è infatti oltremodo chiara a chi è abituato a lavorare con forex e obbligazionario multi-valuta. Mi spiego meglio: qual è la differenza tra le due opzioni seguenti?

1) L’India paga dollari alla Russia per il petrolio, la Russia compra rubli.

2) L’India compra rubli, paga rubli alla Russia per il petrolio.

Nessuna! La differenza è solo un’illusione ottica: nel primo caso però apparentemente non si viola lo spirito delle sanzioni, che focalizzandosi sull’aspetto monetario dovrebbero nella sostanza “isolare il rublo”, nel secondo invece sì (isolando invece, in modo esplicito, il dollaro).

Appare quindi chiaro come gli effetti sul rublo delle sanzioni sono facilmente aggirabili, un aspetto che non è compreso dal grande pubblico ma anche da tanti cosiddetti “tecnici”, molti dei quali possono rivendicare la paternità proprio del “geniale” pacchetto sanzionatorio. Ovviamente finché ci sarà in giro per il mondo debito denominato in rubli il meccanismo su descritto è un gioco da ragazzi ma, in ogni caso, anche in assenza di debito denominato in rubli è assolutamente possibile eludere le sanzioni.

Quindi, bando all’immaginazione sull’abilità monetaria russa, sono coloro che hanno concepito le sanzioni che, coscientemente od incoscientemente, hanno messo in piedi un puro ed inutile paravento e saranno corresponsabili delle micidiali conseguenze autolesioniste di un simile provvedimento. Ciò senza considerare che, tarpando le ali agli oligarchi, stiamo quasi facendo un favore a Putin. Il potere di Putin viene infatti dai servizi militari e di sicurezza, non dagli oligarchi. Che forse Putin avesse previsto tutto ed ha fatto fuori, in un colpo solo, l’Occidente (economicamente) sul fronte estero e gli oligarchi sul fronte interno? I dubbi permangono e, personalmente, iniziano ad assumere contorni sempre meno incerti, muovendo verso il campo degli elementi fattuali.

Fabrizio Russo

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La Fionda / Illustrazione di copertina: Gary Neill

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