Politica,  Società

La fine di uno Stato in quanto tale: pensieri di un dissidente

Facciamo anche noi una sperimentazione, va così di moda in questo periodo. Proviamo a ipotizzare i pensieri di un dissidente che ha partecipato a una delle decine di manifestazioni spontanee di piazza, in cui si è, giustamente a parer mio, inneggiato alle libertà che progressivamente vengono meno, contro le discriminazioni verso una parte consistente della popolazione che esercita il proprio sacrosanto diritto di essere tradizionalmente curata e lecitamente rifiuta l’insensato obbligo ricattatorio di una sperimentazione di massa. 

Nel bailamme di discorsi, applausi e cori, spontaneamente parte l’Inno Nazionale. Un modo per sentirsi uniti come cittadini di uno Stato. A quel punto, il dissidente potrebbe iniziare una serie di riflessioni: tutto molto bello se si ritiene di fare parte di un’entità politica che si può ancora definire Stato. Ciò che definisce uno Stato di diritto democratico è la sua Costituzione. E il fondamentale rispetto delle sue regole da parte di tutti i cittadini.

Se gli articoli della Costituzione di uno stato vengono continuamente minacciati dal proprio governo significa che lo stato, de facto, non esiste più. Bisogna prenderne atto e iniziare a comportarci di conseguenza. Se un governo ignora le regole costituzionali del proprio paese perché i cittadini dovrebbero seguire le regole del suddetto governo? Quando un Presidente del Consiglio si permette in conferenza stampa di mentire spudoratamente, avallando con inaudita violenza psicologica una manipolazione mediatica senza soluzione di continuità, aizzando i cittadini gli uni contro gli altri, significa che sono svanite le regole Costituzionali.

A colpi di decreti legge partoriti nelle “cabine di regia”, organismi costituzionalmente inesistenti somiglianti più a ermetiche riunioni di Davos, i governanti si permettono di calpestare le nostre libertà in funzione di oscuri scopi, utilizzando un’inesistente quanto infinita emergenza. Lo stesso Garante supremo della Costituzione garantisce solo una parte del popolo con parole che fanno eco ai padroni del vapore, ignorando totalmente aggiornamenti, che oramai arrivano ora per ora, sulla effettiva efficacia dei sieri sperimentali, anche quando gli stessi arrivano da fonti ritenute “sacre” dal mainstream.

A questo punto, potrebbe di nuovo pensare il dissidente, preso atto di tutto ciò e non sentendosi più sotto la protezione di una Carta i cui articoli sbiadiscono giorno per giorno, ieri nelle parole dei governanti, oggi negli avvisi discriminatori appesi alle vetrine di attività commerciali, egli, non più come cittadino di uno stato in dissoluzione ma come persona fisica minacciata da più parti, si dovrà difendere. 

Lo dovrà fare sia da chi impartisce gli ordini in questo paese, denominato oramai solo geograficamente Italia, sia dai collaborazionisti ad ogni livello, abitanti di questa terra di nessuno, che non si fanno scrupoli nell’insultare e nell’esternare la propria volontà di rinchiudere o gassare o fucilare tutti quelli che hanno manifestato il loro dissenso nelle piazze. Piazze gremite di uomini, donne, bambini, anziani. Famiglie preoccupate, genitori in ansia, persone tranquille ma spaventate. Piazze riempite illecitamente, a detta di un ministro degli interni che vorrebbe vietare ai cittadini il diritto di manifestare sancito da quella Costituzione in dissolvimento, mentre quasi quotidianamente spalanca le porte a centinaia di immigrati traghettati sulle coste di una Penisola, sempre più protesa verso il continente Africano, sempre più distante dal continente Europeo, fatto salvo che per le regole capestro imposte dalle burocrazie lobbistiche di Bruxelles.

Tutti nei campi di concentramento vorrebbero mandarci i signori e le signore attraverso tastiere di computer e piattaforme social che censurano le diverse opinioni, anche se autorevoli ma lontane dall’ipocrita conformismo dilagante, ma non censurano i messaggi di puro odio che riempiono le loro pagine. Pagine di medici e infermieri, imprenditori, politicanti, giornalisti e opinionisti, tuttologi o semplici cittadini. Chi manovra l’informazione sa far bene il suo mestiere, purtroppo. L’apoteosi del “Leonismo” da tastiera. Arriverà, considera il dissidente, il momento in cui si prenderanno le misure del vero coraggio a tutti questi personaggi.

Il fatto poi che i sedicenti capi di governo di tutte le nazioni occidentali parlino a una sola voce è la riprova che esiste un disegno preciso che controlla le azioni combinate di disgregamento democratico dei vari “esecutivi di facciata”. 

Ma a questo punto, ragiona il dissidente, come ci si dovrà comportare: ci si dovrà guardare le spalle, si camminerà guardinghi, si passeggerà allerta, si cercherà consenso in qualche altro dissidente, un incrocio di sguardi complici, codici gestuali, riunioni segrete in stanze schermate con il piombo.

Tralasciando l’esperimento/gioco, purtroppo questi pensieri e queste riflessioni vanno ben al di là. Visioni apocalittiche di lotte senza quartiere e di scontri senza scrupoli, catapultati come nel film “Last Action Hero” di Schwarzenegger in un incubo a 16/9’ tra conflitti familiari, ostilità urbane, guerre civili. Se tutto ciò davvero dovesse accadere chi avrà la determinazione di fare ciò che andrà fatto? Le forze in campo sono impari. Ho fede nella energia che si è vista nelle piazze, nel numero, nel vigore del buon senso e nella unione contro il divide et impera, regola madre del controllo sulle masse. Soprattutto confido nell’Anima, un’arma potentissima che agli oligarchi manca totalmente. Confido nell’istinto di sopravvivenza di Liberi Uomini e Libere Donne. Gli esempi storici non ci mancano e comunque andrà, sarà un epilogo da persone Libere. 

Ci avviamo verso un periodo oscuro della Storia, del quale sto osservando l’inizio, ma con tutta probabilità non ne vedrò la fine. Io comunque, farò la mia parte.

Paolo Botteschi

Illustrazione di copertina: Andrea Ucini

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *