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La Great Barrington Declaration e il divieto di vedere la luce in fondo al tunnel

Cosa succederebbe se 15000 scienziati e 40000 medici da tutte le parti del mondo e di diversi orientamenti politici si unissero in una petizione per contestare le politiche di lockdown ed affermare non solo la radicale inutilità di tali misure, ma anche le devastanti conseguenze in termini di salute pubblica e sociale?

In un mondo normale, come minimo, l’appello verrebbe almeno preso in considerazione, se non altro per la fondatezza delle soluzioni proposte e l’autorevolezza dei firmatari. Stimolerebbe il dibattito tra esperti, rappresenterebbe una proposta alternativa alle attuali restrizioni che, oltre a distruggere l’economia, stanno privando i giovani di ogni speranza per il futuro.

Questo è ciò che accadrebbe in un mondo normale. Ma quello che va sempre più delineandosi non ha davvero più nulla di normale, a meno che non si inizi davvero a rendersi conto delle reali intenzioni socio-economiche nemmeno troppo celate dietro certi provvedimenti e che ci troviamo di fronte ad un progetto globale e programmato.

È ormai chiaro e lampante che in uno scenario di questo tipo chiunque non alimenti il panico o cerchi di prospettare una parvenza di ritorno alla normalità venga visto malamente e facilmente screditato dai media allineati. Pertanto, non sorprende che la Great Barrington Declaration, redatta il 4 ottobre da tre tra i più rinomati epidemiologi al mondo, abbia subito lo stesso trattamento.

Nel contenuto della dichiarazione c’è la richiesta di evitare l’utilizzo dei lockdown e di puntare a una protezione mirata per le fasce più deboli, lasciando così vivere, socializzare, studiare e lavorare il resto della popolazione. Secondo gli scienziati, con l’aumento dell’immunità di gregge nella popolazione il rischio di infezione diminuirebbe per tutti, compresi i più vulnerabili, riducendo al minimo i danni sociali ed economici e indirizzando così le risorse sull’organizzazione sanitaria dei territori. Tutto questo alla luce del fatto che il virus ora è più conosciuto e meglio trattabile, e la bassa letalità, mille volte superiore nei malati e negli anziani rispetto ai giovani, non può giustificare le attuali politiche di blocco e i conseguenti effetti devastanti.

Mantenere queste misure causerà nell’immediato futuro danni irreparabili per la salute fisica e mentale, farà crescere le disuguaglianze e aumentare sempre più negli anni a venire la mortalità dovuta a moltissime altre malattie.

Dott. Kulldorff (Harvard), Dott. Gupta (Oxford), Dott. Bhattacharya (Stanford)

Gli autori della Great Barrington Declaration sono scienziati epidemiologi di fama mondiale il cui curriculum parla per loro, professori delle più prestigiose università come Oxford, Stanford e Harvard, ai quali si sono aggiunti altri illustri colleghi cofirmatari e decine di migliaia di altri scienziati e medici, come indicato all’inizio di questo articolo. Insomma, difficile liquidarli come un manipolo di negazionisti.

Ma questo non è comunque bastato perché l’appello venisse quasi completamente ignorato e perché i media non stendessero la cortina di ferro della censura. Non solo: critiche e attacchi sono arrivati da più parti raggiungendo il limite del ridicolo, tirando in ballo persino l’ideologia e il lobbysmo. Accuse paradossali se si pensa che arrivano proprio da chi ha fatto della pandemia un’ideologia con il proprio seguito di pappagalli, ultrà del lockdown e fanatici del pandemicamente corretto.

Ormai siamo di fronte ad una guerra di comunicazione che ha come unico scopo il controllo dell’informazione e la censura di chiunque non sposi le politiche e la linea di pensiero considerate ufficiali, a favore di testate giornalistiche e virologi vip del sistema che paradossalmente hanno più credito di scienziati la cui autorevolezza non può essere neanche paragonata.

Insomma, in questa nuova visione del mondo che ha trasformato i sani in potenziali malati e la popolazione in un insieme di positivi e negativi, che per un virus con letalità dello zero-virgola-qualcosa ha compromesso tutto ciò che è la linfa vitale di una società – dall’istruzione al lavoro – è vietato anche solo provare a vedere la luce in fondo al tunnel.

Di seguito il link dove è possibile leggere i contenuti della dichiarazione e aderire all’appello.

Sono 750 mila le firme della gente comune che si sono aggiunte a quelle degli scienziati e dei medici; un numero che cresce ogni giorno di più nonostante l’assenza di eco mediatico, a dimostrazione della necessità impellente di molte persone di ricominciare a vivere e di credere in soluzioni e punti di vista diversi da quelli in cui siamo immersi e che alimentano ingiustificatamente il continuo e deleterio clima di panico.

Mario Percudani

Illustrazione di copertina: Davide Bonazzi

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