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La pistola di Cechov

Nei film gialli di bassa qualità molto spesso si verifica una situazione nella quale la trama sembra completamente risolta. Tutto il garbuglio di situazioni inserite dagli sceneggiatori hanno seguito il loro arco narrativo, tutti i dettagli apparentemente irrisolti hanno avuto la loro spiegazione logica, insomma tutto è pronto per il gran finale consolatorio che consentirà al pubblico di tornare a casa sollevato.

Nel racconto pandemico che hanno inscenato in questi mesi siamo esattamente a questo punto: il pericolo sembra oramai scampato, il ritorno alla normalità appare a portata di mano, i protagonisti possono finalmente tirare un sospiro di sollievo e guardare al futuro senza il timore di nuovi colpi di scena.

Ma il giallista navigato non è convinto. Lui sa perfettamente che nessuno sceneggiatore introduce degli elementi nella narrazione senza che questi alla fine espletino il ruolo per il quale sono stati inseriti nella trama.

La tecnica soprannominata “la pistola di Cechov”, che in termini tecnici è detta anche “anticipazione”, è sopraffina e fa spiccare alla storia un vero salto di qualità.

La pistola di Cechov è uno stratagemma che serve per produrre un colpo di scena finale, il “ribaltamento”, e può condurre il lettore a scoprire una situazione insospettata.

Quello della “pistola di Cechov” è un principio drammaturgico fondamentale della narrazione (romanzesca, cinematografica, teatrale…): lo vediamo sempre in azione, ma non tutti sono consapevoli della sua esistenza.

Anton Cechov diceva che se compare una pistola in una scena e poi, nel resto del libro, nessuno la usa è un elemento inutile che va eliminato. Se c’è una pistola, prima o poi deve sparare. Ogni elemento della storia deve avere una funzione.

Nel nostro racconto pandemico sono comparse ben due pistole e sono certo che appena possibile spareranno. Lo faranno un attimo prima del gran finale, per fare in modo che l’effetto sorpresa sullo spettatore sia massimizzato.

I due elementi sono le cosiddette “varianti” e il “Green pass”.

Le varianti, al pari di quanto avvenuto con tanti altri dettagli della storia, stanno acquisendo significato narrativo in Inghilterra in queste ore: lo sceneggiatore ci sta dicendo che sono un pericolo reale in quanto molto contagiose, che uccidono, che allontanano dall’agognato gran finale in quanto devono essere combattute con nuove chiusure, e che sono dovute ai non vaccinati, ovvero a quel presunto serbatoio di incubazione del virus costituito dai non inoculati.

L’altro elemento è il Green pass. Introdotto in maniera surrettizia in tutta Europa, in palese contraddizione con i diritti fondamentali sanciti da tutte le costituzioni, se ne sta lì in disparte e sembra l’ennesima ridicolaggine burocratica partorita dall’inutile carrozzone comunitario.

In realtà il Green pass è un’arma ancora scarica progettata per esplodere il colpo immediatamente dopo che le varianti avranno fatto fuoco.

Al momento è inutilizzabile visto che la vaccinazione completa in Italia è ferma al 24%.Quindi tutta quella magnanimità sul suo inutilizzo nonostante l’introduzione, è semplicemente dovuta al fatto che mancano ancora i proiettili, ovvero un alto numero di vaccinati.

Questi verranno raggiunti con il prossimo waterboarding sociale innescato dalle varianti, che sarà ancora più duro e alimenterà un più vasto e più profondo sentimento di rabbia, proprio in quanto sopraggiungerà dopo la sensazione di sollievo determinata dal finto happy ending.

Potete star certi che quello cha abbiamo visto scatenarsi nell’autunno scorso contro i vacanzieri, imputati di averci ricacciato nell’incubo, sarà niente se rapportato a quello che verrà vomitato addosso da politicanti, influencer e media nei confronti dei cosiddetti No-Vax, non appena i presunti “contagi” risaliranno.

Sarà una vera e propria caccia all’untore.

L’obiettivo è quello di richiudere tutto con la scusa delle varianti, scatenare una campagna d’odio contro i renitenti all’inoculazione, rendere il green pass obbligatorio per muoversi tra le regioni e godere dei diritti civili (questa opzione sarà acclamata a furor di popolo), e criminalizzare il dissenso dipingendolo come la causa del riavvitamento della spirale.Ieri vedevo le immagini del prepartita della nazionale: la commentatrice era inquadrata mentre era avvolta da un’ala di giovani ammassati e quasi tutti senza mascherina.

In questi giorni favoriranno la visione di queste situazioni. Un programma del pomeriggio mostrava i festeggiamenti per la raggiunta immunità di gregge vaccinale a New York (ovviamente non si sono sognati di fare un servizio sul mega concerto da 22000 spettatori di pochi giorni fa in Florida).

Faranno di tutto per farci credere che l’assassino non è più in grado di nuocere e che i titoli di coda e la musichetta rassicurante sono imminenti.

Ma le pistole sono lì, in un angolo dimenticato della trama. E come disse Checov, se in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari.

Giorgio Bianchi

Illustrazione di copertina: Daniel Zender

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