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La questione maschile e la digitalizzazione del gioco

Le ragazze hanno dei risultati scolastici migliori di quelli dei loro coetanei maschi. Non credo vi siano dei precisi studi al riguardo, ma il fenomeno è abbastanza evidente. Lo si riscontra in tutti i cicli scolastici. Alle elementari, alle medie, alle superiori ed ora anche all’Università, dove da tempo le donne hanno sopravanzato gli uomini nelle facoltà umanistiche ed entro breve lo faranno in quelle scientifiche.

Partendo naturalmente dal presupposto che le capacità intellettuali di uomini e donne siano uguali e che la precocità dello sviluppo femminile non spieghi perché il gap persista anche nei cicli di studio più alti, ci si deve chiedere cosa determini questo fenomeno. Io sospetto che la digitalizzazione del gioco, uno degli aspetti più importanti della vita infantile ed adolescenziale, abbia un qualche ruolo in tutto questo. E’ un dato di fatto che i giochi collettivi e sportivi, che occupavano una parte importante della vita dei ragazzi italiani fino agli anni Ottanta del secolo scorso, siano stati sostituiti, in tutto o in parte, dai giochi elettronici.

Ogni bambino vi si dedica per diverse ore della sua giornata. La possibilità di confrontarsi, senza la mediazione degli adulti, con i coetanei si è drasticamente ridotta. Oggi i bambini, che molto spesso sono figli unici, passano molto tempo da soli. Non giocano più a calcio coi loro coetanei, ma giocano a calcio con la play station.

Pensare che questo non influisca sul rendimento scolastico, e più in generale sul modo di ragionare e comportarsi, è da ingenui. Anche se non mi risulta vi siano statistiche attendibili al riguardo (nel paese della retorica i dati e le cifre vengono usati solo dove non sono necessari o al fine di indirizzare l’opinione pubblica) tutte le indicazioni ci dicono che sono in aumento i casi di dislessia, disortografia, discalculia, deficit dell’attenzione. Si registra, in particolare, una difficoltà a concentrarsi in modo stabile. Le prove che richiedono uno sforzo intellettuale prolungato, come il compito di italiano o quello di matematica, diventano ostacoli insormontabili.

I ragazzi, disabituati a correre, scontrarsi, saltare coi loro compagni vengono educati alla risposta immediata e solitaria agli stimoli dell’elettronica. Il contrario del pensiero astratto, che richiede uno sforzo di natura completamente diversa.

A soffrirne di più sono i maschi perché, per ragioni culturali, ma sospetto anche naturali, sono quelli che hanno più bisogno del confronto fisico e che pertanto lo ricreano, in una forma pervertita, attraverso la mediazione dell’elettronica.

So perfettamente che vi sono bambini a cui piace giocare con le bambole e bambine a cui piace fare la lotta. Si tratta di comportamenti perfettamente normali che non hanno rapporto con l’orientamento sessuale. Resta il fatto che, se noi buttiamo un pallone in un cortile di una scuola elementare o media, a precipitarsi intorno ad esso e a contenderselo saranno soprattutto i maschietti. Quand’anche si dimostri che ciò è dovuto ai condizionamenti dell’educazione, la cosa cambia di poco. Stiamo gravemente compromettendo l’equilibrio psicologico ed intellettuale dei giovani ed a subirne le conseguenze più gravi sono i maschi. La transizione digitale e il distanziamento sociale per loro sono, almeno in parte, già avvenuti e gli effetti li vedono tutti quelli che non vogliono chiudere gli occhi di fronte alla realtà.

Prof. Silvio Dalla Torre

Illustrazione di copertina: Daniel Zender

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