La scomparsa di Greta nella maledetta primavera
Sapete, mi stavo chiedendo se sia soltanto un caso che Greta Thunberg si sia presa una pausa di riflessione in concomitanza con la primavera più fredda del secolo o se invece lo staff che gestisce la ragazzina divenuta ologramma del potere non sia stato avvisato per tempo della probabilità di questo intoppo rispetto all’ipotesi del riscaldamento globale e abbia pensato che era opportuno fare una pausa. Naturalmente è solo un’ipotesi un po’ maligna, ma niente affatto campata in aria vedendo con quanta reticenza e imbarazzo l’informazione vetero liberista – neo ambientalista prende atto di questo dato climatico che di per sé non confuta o non dimostra nulla visto che si parla di tendenze e dunque di probabilità: il fatto è che tutto il discorso pubblico è basato sulla percezione e sulla sensazione, non sui dati fattuali e men meno sulla conoscenza, per cui una primavera fredda semplicemente non si adatta alla narrazione corrente e dunque diventa motivo di imbarazzo. Dunque non ci sarebbe nulla di strano che non si voglia bruciare l’idolo gettandolo in pasto a una folla col maglione a maggio.
Leggendo qui e la è evidente che si tratta non del clima, ma del racconto del clima e che tutti i protagonisti e i cosiddetti esperti sono chiamati a sorreggere la narrazione ufficiale sui siti topici dell’aggregazione conformista tipo Wired : il meteorologo da televisione dice “Più che altro abbiamo avuto un inizio del caldo precoce, che ha fatto percepire maggiormente le basse temperature delle scorse settimane. Se guardiamo all’intera stagione, le temperature medie si riveleranno probabilmente nella norma.”. Cioè lui non lo sa, ipotizza, ma per dare forza a delle pure ipotesi si inventa una precedente percezione di caldo che non c’è affatto stata. Poi arriva l’esperto vero e proprio, il ricercatore del Cnr il quale dice “Quello che bisogna comprendere è che i cambiamenti climatici si studiano su periodi di decenni, se non secoli e millenni. Difficile dire quindi se le temperature rigide delle scorse settimane siano legate ai cambiamenti climatici”. Ma come l’altro ieri era questione di anni di fare dannatamente in fretta come urla la pulzella svedese e adesso si parla di millenni? Cosa avrebbe detto se invece infuriasse l’anticiclone africano? Non posso dimostrarlo, ma sono sicuro che il tono del discorso sarebbe stato diverso.
Il fatto è che come in accade in molti campi, abbiamo una scienza della climatologia che richiede modelli matematici molto complessi e ancora quasi completamente ipotetici e invece un’ideologia climatologica che si limita ad estendere in maniera banalmente lineare i dati acquisiti, vale a dire se la temperatura è aumentata di tot in un certo numero di anni continuerà ad aumentare con lo stesso ritmo o comunque con lo stesso rateo: tanto per capirci se la vostra auto va da 0 a 100 in dieci secondi andrà da 0 a 200 in venti secondi, ma sappiamo tutti che non funziona così, che magari l’auto non arriverà mai ai 200, o ci arriverà dopo 60 secondi. E questo il guaio delle operazioni semplicistiche. In realtà noi sappiamo che la normalità climatica è la variazione, mentre non sappiamo bene perché essa si verifichi, che cosa porti alla glaciazione o al riscaldamento visto che le interazioni sono estremamente complicate e molte di esse ci sono sconosciute. A naso si direbbe che il ritmo di crescita delle temperature negli ultimi 40 anni è stato favorito non soltanto dai gas serra, di origine antropica, ma principalmente da massimi solari particolarmente intensi, tra i più alti mai registrati da quando si sono scoperti i cicli undecennali della nostra stella, mentre adesso ci avviamo verso un periodo di minimi marcati iniziati proprio l’anno scorso, un dato essenziale, ma che tuttavia non sembra essere preso minimamente in considerazione, visto che finora non abbiamo avuto un dibattito scientifico pubblico, ma al massimo uno scontro ideologico.
Ad ogni modo è straordinario vedere come la comunicazione e l’informazione siano così fragili, così dipendenti dalle percezioni e dalle impressioni tenuti insieme da un superficiale film ideologico cosa che accade in ogni campo, dall’economia alla pandemia e che quando qualcosa non si può nascondere, come per esempio una stagione fredda visto che nessun Burioni può comparire a sparare cazzate su cose che non conosce, allora è meglio glissare tacere e mettere fuori la testa soltanto col solleone, visto che abbiamo un’informazione a sangue freddo.
Illustrazione di copertina: Alisha Ganesh