La traversata nel deserto
L’opposizione sociale, già da alcuni mesi in fase di risacca, si sta avviando a una fase di semi-azzeramento. Le ragioni sono due e, essendo entrambe legate a dinamiche istintive della psicologia di massa, non possono essere contrastate con l’argomentazione razionale.
1) Malgrado mille segnali facilmente leggibili indichino l’esatto contrario, l’opinione pubblica sta credendo alla narrazione governativa inerente alla “fine dell’emergenza”.
Una lettura neanche troppo approfondita della vicenda ci rivela che, al contrario, non solo in questi giorni viene sancita l’emergenza permanente, ma anche che l’alleviamento delle misure ristrettive potrebbe non riuscire a coprire nemmeno l’estate 2022.
2) Per varie ragioni, malgrado recenti sondaggi abbiano indicato come la maggioranza dell’opinione pubblica sia contraria a invio di armi in Ucraina e a richiesta di no fly zone, la guerra non spinge alla mobilitazione di protesta.
Da una parte, questo accade perché le organizzazioni di massa della sinistra, che per decenni si sono occupate di promuovere le manifestazioni contro la guerra, oggi sono divenute tifose della Nato e sostenitrici dell’escalation militare fra quest’ultima e la Russia. Dall’altra, sussiste una depressione di massa dovuta al fatto che il movimento contro il green pass, in questi mesi, non è riuscito a imporre neppure una parziale e temporanea battuta d’arresto alle strategie bio-securitarie dei governanti.
A chi invece ha consapevolezza della posta in gioco, si prospetta una sorta di traversata del deserto: ovvero rafforzare l’organizzazione e mantenere viva la piazza malgrado l’assenza delle masse.
Dopodiché, in autunno o già in estate, si riapriranno le danze: le catene di fallimenti aziendali e la conseguente impennata della disoccupazione, unitamente all’istintivo rigetto per un’emergenza continua – che esprime, a tutti gli effetti, una tortura psichica esercitata sull’intera popolazione – scateneranno nuovi fenomeni d’insorgenza.
Quello che risulta difficile ottenere, sul piano della presa di coscienza collettiva, è la comprensione del fatto che, da sola, l’emergenza non finirà mai. La reazione difensiva alla tortura, infatti, consta del credere che, a un certo punto, come avviene in natura, alle turbolenze segua la quiete, al caos segua una fase di equilibrio.
Siamo invece di fronte a un potere rivoluzionario e visionario che è disposto a innescare una tensione crescente e continua, per un arco di tempo che potrebbe durare anche interi decenni.
Alla depressione non si può rispondere irrazionalmente, ovvero col credere che anche gli apparati di potere desiderino prima o poi un acquietamento della tensione. Tutto quello che è accaduto e che sta accadendo dimostra come tale speranza sia fondata sul nulla.
L’unico modo per rispondere alla depressione, consta dell’impegnarsi a creare un movimento rivoluzionario internazionale che si ponga l’abbattimento del sistema di potere occidentale come obiettivo minimo.
Illustrazione di copertina: Ollie Hoff