Marco Melgrati la rivincita dei primi della classe
Politica,  Società

La vendetta dei primi della classe

Zona rossa. Task force. Lockdown. Coprifuoco.

La programmazione neuro linguistica a cui siamo sottoposti da mesi, passa anche attraverso la scelta di termini tratti dal gergo carcerario e militare come questi, utilizzati per aumentare la gravità e solennità del discorso pubblico, ma che rischiano facilmente di sembrare platealmente goffi, come i titoli dei film d’azione trasmessi a tarda ora sulle reti private.

Eppure, oltre alla patina bellica proposta e riproposta sine die da media e governo, emerge qualcos’altro, per niente guerresco o virile in senso archetipale.

Scorrendo infatti sia le ultime misure restrittive imposte, che quelle imminenti e più probabili a venire, si nota una certa ossessione nel limitare soltanto ciò che è svago, piacere e cura del corpo: chiusura anticipata per i ristoranti, divieti sulla vendita di alcolici, serrata a orari benedettini dei locali, strette su teatri e cinema, divieti per parrucchieri e centri estetici, disincentivi e blocchi all’attività fisica e ai festeggiamenti di ogni tipo.

A tutto questo si aggiunga anche lo zelante lavorio della stampa, smaccatamente sempre più ancella del potere e dispensatrice di terrore, che dedica numerosi e imprescindibili articoli su come spegnere le candeline di una torta di compleanno in tutta sicurezza e sulle modalità corrette di fare sesso per non dare dispiacere alcuno ai membri di quel luminoso esempio di sofocrazia che risponde al nome di Comitato Tecnico Scientifico.

Ed è proprio osservando i corpi e i volti degli esperti e dei ministri che propongono con malcelato compiacimento queste misure, prestando attenzione alle loro voci, al tono e al ritmo del loro eloquio, che si può percepire, dietro alle loro decisioni e dichiarazioni più recenti, quella che potremmo chiamare la vendetta dei primi della classe.

Davide Bonazzi - Pecore
Illustrazione di Davide Bonazzi

Senza troppo sforzo li si può immaginare quando erano giovani, pallidi e chini sui libri fino a tarda sera, intenti ad imparare a memoria nozioni mentre i loro coetanei celebravano dionisicamente la potenza della vita. Si avverte in loro ancora il rancore covato in quei giorni lontani e l’insoddisfazione accumulata nell’essere stati esclusi dalle feste, nell’aver visto i coetanei fare le prime esperienze erotiche mentre a loro non restava che cercare la rivalsa attraverso lo studio e la pedanteria.

Solo quel serbatoio di risentimento mai elaborato potrebbe infatti giustificare misure che hanno pochissimo di scientifico e moltissimo invece della ripicca neopuritana verso chi, nonostante tutto, oltre a produrre e consumare vuole anche vivere, come si è sempre fatto perfino in tempi ben più bui e pericolosi di questi.

Luca Parizzi

Illustrazione di copertina: Marco Melgrati

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