Società

La vita a punti

Ovvero: reietti e guastafeste, ecco cosa vi attende

Sì è ormai radicato il concetto per cui una serie di diritti, libertà e opportunità (non più tanto “pari”) si basano su una nuova idea di merito. Secondo questa idea, per essere “in regola” per poter godere di ovvi diritti non basta più rispettare le leggi, ma bisogna adeguarsi a un inestricabile intreccio di norme, regolamenti pubblici e privati, semplici raccomandazioni (scritte e orali), nell’impossibilità di capire con precisione dove finiscono le prime, dove iniziano i secondi e dove si insinuano le terze.

Il sistema del “merito” (i diritti vanno meritati, non conquistati e difesi), o meglio del “credito” (acquisisci punteggi in base al tuo comportamento, alla tua fedeltà e perfino alle tue presunte intenzioni), è un arcipelago di concessioni condizionate, manovrate da un insieme di soggetti che non hanno bisogno di coordinarsi, e vanno dalle istituzioni, all’associazione sportiva, al condominio.

Nei diversi ambiti si fluttua dal concetto di passaporto, a quello di lasciapassare, passando per la banalità della fidelity card, dove questi tre elementi diventano sempre meno dissimili nella sostanza.

Filo rosso sono i gesti di obbedienza, nel contesto di uno Stato etico dove l’etica di Stato tende a informare ogni livello della società e ogni momento della socialità.

A ridosso della fine dello stato di emergenza – e dell’emergenza – Draghi ci informa che il gp – cioè l’esclusione dal lavoro, dalla cultura, dalla vita sociale e dalla salute di milioni di persone, minorenni compresi – è stato un grande successo, e che la struttura sarà in larga parte inattivata, ma non smantellata, in vista della prossima pandemia.

Intanto assistiamo al proliferare spontaneo di forme di discriminazione ed esclusione che declinano nei contesti e nei modi più diversi questa idea di “meritocrazia eticamente condizionata”. Per cui deve sempre essere possibile dire: “Sei escluso? È colpa tua. Avresti ben potuto evitare questa condizione.”

La formulazione più chiara resta quella del governatore Giani – era il settembre 2021: avere accesso o essere esclusi dai diritti più basilari è una questione di “degnità”: si può essere degni o indegni di partecipare alla vita sociale.

Questo venir meno delle differenze tra leggi, norme, regolamenti privati e raccomandazioni, ai fini dell’accesso a diritti, opportunità e facilitazioni, è *esattamente* il sistema di credito sociale cinese (che però è sconveniente nominare).

Questo sistema è una modalità sofisticata e moderna di controllo delle masse, di gestione delle tensioni sociali, di “educazione” delle fasce sottoborghesi e non integrate della società, di repressione del dissenso. Sostanzialmente, una dittatura fluida e trasparente, modernissima, soffusa, adeguata agli standard delle società avanzate del XXI secolo, compatibile con l’eredità degli ideali progressisti del XX, rispettosa dei diritti umani (salvo piccole, “minori”, impercettibili forzature, che riguarderanno per lo più gli ultimi, i reietti, quell’infuori dai radar; poi i guastafeste per loro libera scelta e altri soggetti diversamente esecrabili, che non concorrono alla produzione nazionale del consenso, anzi magari la ostacolano). Potenzialmente illimitata nel suo raggio di azione e di intrusione, è questa dissimulata dittatura. Una dittatura dove la repressione brutale è rimpiazzata dal rilascio della normalità come premio.

A qualcuno può piacere, beninteso. Del resto pare che i cinesi siano entusiasti del sistema di credito sociale. È gratificante ricevere un premio.

Chi invece non apprezza questo sistema cosa può fare?

Credo che la cosa più importante – che ci si voglia battere, ribellare, o mimetizzare – sia coltivare la forza e la pace interiore. Espellere le tossine e mantenersi integri. Trovare giacimenti segreti di bellezza e di gioia. Coltivare un’idea alta, complessa, aperta, di libertà interiore, intellettuale e spirituale. Farsi custodi dei valori universalistici che stanno tramontando e portarli con sé finché non sarà possibile consegnarli intatti a un tempo nuovo.

Carlo Cuppini

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Militanza Del Fiore / Illustrazione di copertina: Emiliano Ponzi

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