Per un nuovo anno, per non morire lentamente
Lentamente muore
chi diventa schiavo dell’abitudine,
ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
chi non cambia la marcia,
chi non rischia di vestire un colore nuovo,
chi non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione,
chi preferisce il nero al bianco
e i puntini sulle “i”
piuttosto che un insieme di emozioni,
proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
quelle che fanno battere il cuore
davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore
chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l’incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia,
chi non legge,
chi non ascolta musica,
chi non trova grazia in sé stesso.
Muore lentamente,
chi distrugge l’amor proprio,
chi non si lascia aiutare.
Muore lentamente,
chi passa i giorni a lamentarsi
della propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore,
chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo
richiede uno sforzo di gran lunga maggiore
del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà
al raggiungimento di una splendida felicità.
(“Lentamente muore” – Martha Medeiros)
“A Morte Devagar” è il titolo originale di questa splendida poesia della scrittrice brasiliana Martha Medeiros. È un inno alla vita, tanto semplice quanto potente nel suo messaggio, un’esortazione a non vivere la propria vita passivamente, a non lasciarsi morire lentamente, giorno dopo giorno.
Ogni tanto c’è bisogno di riscoprirla, per non dimenticare che la vera sconfitta sta nell’adagiarsi, nell’essere indifferente al proprio tempo anziché complice e nel lasciarsi trasportare dal suo scorrere inesorabile.
Molti di noi stanno vivendo momenti davvero difficili, quella terribile sensazione di sentirsi sospesi e senza alcuna certezza, come imprigionati in una parentesi che si è improvvisamente aperta nel libro della nostra vita e che sembra non volersi più chiudere. Smarriti, immobili, consumati da una società che ha ribaltato l’ordine naturale delle cose: per paura di morire si sceglie di non vivere, per amare il prossimo siamo costretti ad escluderlo, per tutelare il futuro dobbiamo compromettere il presente, per sperare di essere liberi dobbiamo rinunciare alla libertà.
Ci si ritrova così a non saper più spiegare il senso di vuoto, con la sensazione di essere impotenti rispetto al nostro destino come se le nostre esistenze dipendessero solo dalle scelte altrui. Ci si ritrova a sopravvivere.
Ma sopravvivere non basta.
Ora si avvicina un anno nuovo. Il classico conto alla rovescia questa volta avrà un sapore decisamente più amaro. Allo scoccare della mezzanotte non solo ci lasceremo alle spalle un anno che ci ha cambiati profondamente, ma alla fragile provvisorietà di questo periodo si aggiungerà la necessità di provare a risorgere su un terreno che ci sembra di non conoscere più.
Seppur insolito come augurio per il nuovo anno, spero che le parole di questa poesia possano essere uno stimolo a non smettere mai di ritrovar sé stessi, a non adagiarsi nel conformismo, ad avere il coraggio di osare, di reagire, a non aver paura di cambiare punto di vista, di esporsi e, se necessario, di ribellarsi.
Per non morire lentamente. Perché è tempo di rinascere.
Buon anno a tutti
Illustrazione di copertina: Stephan Schmitz