Libertà e schiavitù
Il problema più serio e immediato di fronte al quale ci pone il momento attuale è come frenare il pieno raggiungimento – da parte di chi detiene il potere – del suo scopo primario perseguìto da decenni: ovvero trasformare popoli naturalmente abituati a difendere se stessi a prezzo della propria vita, in masse anestetizzate, insipide, costituite da pavidi che hanno abdicato ai sogni di eroismo, che hanno dimenticato gli esempi della storia, ai quali è stato insegnato a non essere più critici nell’analisi della realtà, ai quali la rimozione dei concetti di morte e orgoglio, l’abolizione di valori certi e il pensiero unico e politicamente corretto ha lasciato in eredità la paura di vivere.
Dunque la vera lotta sta tra la ricerca della immunità di gregge e la spinta del potere a dare vita a individui pronti a diventare gregge inseguendo il miraggio dell’immunità. E per ottenere ciò, i grandi burattinai non usano solo la censura e il ripudio di quanti ancora cercano di risvegliare le coscienze dormienti, ma soprattutto il mix criminale di terrore e confusione. Una propaganda incessante oscura la trasparenza dei dati e strombazza tutto e il contrario di tutto (tanto la gente non ha memoria, e se ne ha la pospone alla paura) alimentando contraddizioni e incertezze ma tenendo ferma la costante della minaccia imminente.
Nessuno oggi mette in dubbio l’emergenza Covid. Ma nessuno riflette purtroppo sulla realtà autentica: anche ieri in Italia sono morte per cause oncologiche circa 500 persone e circa 700 per cause cardiologiche. Nella scorsa settimana ci sono stati 7 ricoverati al giorno in terapia intensiva per Covid. Eppure l’emergenza è il Covid. E che la narrazione emergenziale abbia fatto crescere di tre volte rispetto all’anno prima i morti per tumore e complicazioni cardiologiche non interessa nessuno nè alimenta dubbi.
Ma c’è di più: avere dubbi è stato criminalizzato al punto da diventare sinonimo di eresia. Quindi, nessun dubbio: si parla solo di Covid. E chi mira al controllo sociale prospera. E l’esperimento di ingegneria sociale prosegue ed ‘entra nelle menti’ del popolo bue con slogan facili che aiutino la transizione da un sistema sociale a uno nuovo (‘andrà tutto bene’, ‘nulla sarà più come prima’, ‘ne usciremo migliori’), mentre si fa largo il principio che ‘si possa, anzi si debba, rinunciare a quote di libertà e di diritti per tornare a una presunta normalità. Il che significa aggredire e discriminare chi dissente e fare leva sulle paure e sui numeri piegati all’obbiettivo da raggiungere. Imponendo penalizzazioni a chi non si vaccina col pieno sostegno di chi ha paura e vede il ‘diverso’ come una minaccia.
Questa condivisione indotta della scelta è il cavallo di Troia per aumentare il controllo e ridurre le libertà. Così come amplificare i numeri del contagio (che di per sé non vuol dire ‘ammalarsi’ per forza) alimenta il terrore. Lo urlo da 18 mesi. Il numero dei contagi non conta un cazzo. Ma enfatizza le paure dei pavidi e degli ignoranti, che sarebbe difficile terrorizzare solo con i numeri bassissimi delle ospedalizzazioni.
Anche per questo nel calderone della narrazione dei morti c’è finito di tutto. Non solo morti da Covid, ma deceduti di, con, per Covid a prescindere che i soggetti fossero già predisposti al peggio perchè affetti da più patologie o anziani ultrasettantenni. Tutto ha fatto brodo pur di dipingere come un’apocalisse un virus che ha lo 0,6% di mortalità.
E la strategia è sempre la stessa: far passare per eretici e pazzi gli scettici o coloro i quali vorrebbero ragionare seriamente sui dati. È accaduto così sin dall’inizio: vietato parlare di Wuhan, dei laboratori, delle autopsie, delle cure domiciliari, del Redemsivir, dell’idrossiclorochina, della Ivermectina, dei protocolli… Chi lo faceva (io con loro) era per definizione un complottista o un pazzo.
Poi, quando il mainstream ha dovuto adeguare la narrazione – che non reggeva più – all’evoluzione dei fatti, ecco sbucare fuori la Cina, la fuga di un virus non naturale, la necessità di capire meglio le morti, studiare come mai alcuni medici a proprio rischio e pericolo hanno curato in modo preventivo a titolo personale, riabilitare le cure precoci, valutare nuovi protocolli. Tutto dopo. Quando oramai il gioco stava per essere scoperto.
E davanti a una pseudo-realtà che vacilla ecco le censure sui social, l’ostracismo dei media, la calunnia, la gogna mediatica, i lockdown, i coprifuoco, il green pass. La polarizzazione mediatica ha fatto il resto, dividendo tutti in buoni e cattivi e non valutando la bontà degli argomenti.
Lo stesso argomento proposto da una virostar allineata e un opinionista non allineato vale nel primo caso ed è una bestemmia nel secondo: ma rimane lo stesso argomento. Si chiama polarizzazione ma si legge ipocrisia.
E più le nuove norme sono assurde più cresce la discrezionalità, comodissima per i fini del burattinaio.
Qualcuno chiederà ora a che pro i virologi in tv rischiano la faccia dicendo anche cose che poi possono essere smentite? Lo fanno per vanagloria, perchè essendo in vista possono meglio trattare sulla destinazione dei fondi pubblici, per le poltrone di sottogoverno, per attirare in un modo o nell’altro finanziatori per le proprie fondazioni, per essere protagonisti in vista di un ritorno a lunga scadenza.
E intanto la politica fa affari (mascherine, siringhe, respiratori, banchi, monopattini, tutto cinese? E le costosissime ‘primule’ improvvisamente diventate – come era evidente – inutili? E gli appalti, le opere, i fondi tutti derivanti dall’affaire Covid?), ci vengono tolti pezzi di libertà, ci tolgono diritti, ci mettono gli uni contro gli altri, il terrore fa effetto e il gregge accetta qualunque cosa pur di inseguire il miraggio di un rischio zero impossibile da raggiungere. Il rischio zero non esiste già dal primo vagito.
Ci abituano alle restrizioni e chi non ha più abitudine a ragionare, indagare, porsi domande, assuefatto incrementa il gregge di individui in cerca di immunità.
Illustrazione di copertina: Andrea De Sanctis